Strage di Viareggio: sentenza politica. La legge abdica al profitto

È con costernazione e rabbia che apprendiamo l’esito della sentenza della Cassazione per il processo della strage di Viareggio di 11 anni fa, il devastante incendio conseguente al deragliamento di un treno carico di gas, in cui morirono 32 persone, tante rimasero ferite e un intero quartiere venne distrutto.

La dinamica dei fatti è stata accertata dalle perizie e dalle sentenze dei tribunali di Lucca nel 2017 e di Firenze nel 2019, che hanno stabilito che il disastro ferroviario è stato un incidente sul lavoro avvenuto per colpevoli mancanze e scellerate decisioni ai fini del risparmio di spesa e del maggior profitto, emettendo le conseguenti condanne.

La causa? Il taglio degli investimenti per le misure di sicurezza: obsolete o del tutto assenti.
Procedure di controllo e verifica superficiali. Elevata velocità del cargo.
Il tutto a esclusivo vantaggio dei profitti aziendali.

Le responsabilità? In primis di coloro che ricoprivano le massime cariche decisionali delle derivate delle ex Ferrovie dello Stato, gli ex amministratori delegati Mauro Moretti e Michele Mario Elia.

Ora, la Corte di Cassazione, rimuovendo l’aggravante dell’incidente sul lavoro, riduce le responsabilità delle società e manda in prescrizione la maggior parte dei reati, tra i quali l’omicidio colposo (i reati di incendio colposo e lesioni personali colpose erano già prescritti nel 2018), stravolgendo i primi 2 gradi di giudizio.

Una sentenza vergognosa che cancella i concetti di diritto e giustizia uguali per tutti, che salva Mauro Moretti, “il supermanager delle ferrovie” difeso e promosso in modo bipartisan dalle forze governative in questi anni, nonostante le gravissime responsabilità messe in luce dalla magistratura: a pochissima distanza dalla strage, nel 2010, fu insignito dal Presidente della Repubblica Napolitano del titolo di Cavaliere del Lavoro, e pochi anni dopo (nel 2014), nonostante fosse già indagato per omicidio colposo, fu promosso amministratore di Finmeccanica dal PD di Renzi.

E il venir meno dell’aggravante del mancato rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro – l’artificio tecnico-giuridico servito a deresponsabilizzare le società coinvolte e a far scattare le prescrizioni dei reati – apre scenari molto preoccupanti per la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, in un Paese in cui quotidiani sono gli infortuni e le morti sul lavoro. Questa sentenza conferma ancora una volta che la sicurezza delle persone viene dopo gli interessi e il profitto.

Siamo vicini ai familiari della strage di Viareggio, condividiamo il dolore e la rabbia ed esprimiamo loro massima solidarietà così come ai ferrovieri e alle ferroviere e a coloro che si sono battuti in questi anni per chiedere giustizia.
Ci mettiamo a servizio dell’associazione dei familiari delle vittime e invitiamo tutti e tutte a seguire le indicazioni di mobilitazione che verranno per riaffermare la necessità di verità, giustizia e sicurezza.

Una città in comune

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