Tangenziale Nord-est: opera fuori dal tempo e dalla nostra. Il nostro argomento in consiglio comunale

L’argomento da noi proposto sulla Tangenziale Nord-Est, un’opera contro la quale ci battiamo da anni insieme alle associazioni ambientaliste, parla del ruolo che la nostra città, ma più in generale il Comune, vuole svolgere di fronte alle sfide epocali che abbiamo, e dell’adeguatezza delle grandi opere a rispondere o meno a queste sfide.

Noi riteniamo che serva una discontinuità netta e che Pisa, a differenza delle politiche fino ad oggi adottate, debba diventare una città amica del clima, dell’ambiente e dell’economia circolare, con una politica ambientale, energetica e urbanistica pensata per migliorare la qualità della vita di tutti e tutte attraverso l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico, la tutela della salute, dell’ambiente, del suolo e della biodiversità, tenendo presente che Pisa non è solo una città, ma un grande territorio fatto di tessuto urbano, estese aree agricole e pregevoli contesti naturali.

Il nostro obiettivo è “semplicemente” una città in equilibrio con il territorio che la accoglie e preparata ad affrontare le grandi sfide globali dell’umanità che hanno al centro la relazione tra esseri umani, sistema socio-economico ed ecosistemi. Tra queste, assume sempre maggiore rilevanza la crisi climatica, prodotto di un modello di sviluppo fondato sullo spreco, sulla cecità rispetto alle leggi della natura e sulla diseguaglianza. Alcuni effetti di questo processo sono ormai molto evidenti e vicini alle nostre esperienze quotidiane: ondate di calore, siccità, eventi meteorologici estremi, con conseguenze dirette sulla nostra salute, sulla nostra economia e sul nostro benessere.

Per contrastare la crisi climatica ed ecologica, le città e le politiche urbane hanno una funzione molto importante, sia per le decisioni che una amministrazione comunale è tenuta a prendere che per il ruolo di stimolo che queste possono svolgere rispetto all’azione dei cittadini e delle cittadine. In questo quadro il tema della mobilità e di quali strategie si adottano è decisivo per il contrasto all’emergenza climatica.

Le emissioni di gas serra e di inquinanti dipendono, infatti, dal traffico privato per più del 25%, e nelle città questa percentuale è ancora più alta. In Italia si registrano 50.000 morti precoci all’anno dovute all’inquinamento atmosferico. Le città sono invase da immensi e brutti parcheggi che tolgono spazio, e muoversi a piedi e in bicicletta non è sicuro. Pisa purtroppo non fa eccezione, mentre in tutta Europa si stanno invece sperimentando piani urbani che cambiano drasticamente il modello di mobilità con grandi vantaggi: riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dell’inquinamento atmosferico e acustico, liberazione degli spazi, delle strade e delle piazze, riduzione dei costi per le famiglie.

Oggi infatti, possedere un’automobile costa in media 4.000 euro all’anno tra ammortamento, riparazioni, assicurazioni, carburante: se avessimo trasporti pubblici efficienti, piste ciclabili sicure e un sistema di car sharing che permetta di avere facilmente un’auto a disposizione al bisogno, potremmo fare a meno di quella privata. A maggior ragione considerando che la velocità media in città è di circa 20- 25 km/h, uguale alla velocità di una bicicletta, di un tram, di un’antica carrozza. Inoltre, le nostre auto passano più del 90% del tempo a invecchiare in un parcheggio o in un garage, con grande spreco di spazio e di risorse e con costi insostenibili per molte famiglie, che sono sostanzialmente obbligate a possedere automobili o scooter. Tenere ben presenti questi indicatori è indispensabile quando si pensa di realizzare una nuova opera come la Tangenziale Nord-Est, cosa che invece non è avvenuta e non sta avvenendo.

Riteniamo quindi decisivo e non più rinviabile stabilire l’obiettivo di garantire a tutti e tutte la possibilità di muoversi liberamente e in sicurezza, liberando gli spazi pubblici dall’ingombro delle auto private, tutelando la salute, abbattendo le emissioni di gas climalteranti e inquinanti, rendendo possibile fare a meno di possedere un’auto per compiere i normali servizi della vita quotidiana.

I Comuni hanno importanti strumenti per migliorare la qualità della vita degli abitanti e progettare una città salubre, vivibile, a basso impatto ambientale e bella. Fare questo in una città come Pisa non sarebbe difficile, perché è una città pianeggiante di piccole dimensioni, ma occorre scardinare scelte sbagliate delle amministrazioni precedenti e risolvere problemi antichi: sappiamo che la mobilità a Pisa presenta criticità importanti dovute al pendolarismo, a infrastrutture mal progettate (come passaggi a livello che isolano parti della città o cavalcavia solo per auto, o l’inutile e costoso “Pisa Mover” i cui costi per garantire il profitto del socio privato gravano sulle casse pubbliche) e a un trasporto pubblico locale inefficiente e deficitario, che è decisamente peggiorato da quando il servizio è stato completamente privatizzato con Autolinee Toscane. Criticità in parte strutturali, in parte provocate da scelte sbagliate come la gara regionale del TPL. La sicurezza è altrettanto bassa, stando ai numerosi incidenti, anche mortali.

L’attuale Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) non risolve nessuno di questi problemi, anzi li aggrava essendo ancora basato sulla centralità dell’automobile e su opere come la Tangenziale Nord-Est e su nuovi parcheggi previsti in centro e su attuali aree verdi, e non prevede alcun coordinamento con i comuni limitrofi per ridurre il pendolarismo in auto: un piano quindi che aumenta il problema del traffico, dell’inquinamento, del consumo di suolo, delle emissioni di gas serra e della qualità della vita in città.

Se sarà realizzata, la Tangenziale Nord-Est genererà più traffico, e quindi più inquinamento, come succede sempre quando si aumentano le strade, consumerà suolo e distruggerà irrimediabilmente la piana agricola a Nord di Pisa, non offrendo nessuna alternativa all’uso delle auto private per chi dovrà entrare in città.

La Tangenziale è un progetto vecchio basato su un concetto di mobilità non più sostenibile, perché negli anni trascorsi dalla sua prima progettazione il quadro delle necessità di interventi sulla mobilità è drasticamente mutato: i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC, sull’inquinamento da traffico, sul cambiamento climatico, sulla drastica perdita di biodiversità e sui danni irreversibili che questi provocano alla salute umana e all’ambiente sono sul tavolo di tutti i nostri amministratori, ma questi fanno finta di non vederli, nonostante le dichiarazioni di maniera.

Nuove strade portano nuovo traffico, nuovo inquinamento e nuovo consumo di suolo, e la perdita di un bene preziosissimo in Italia: l’integrità del nostro paesaggio che tutto il mondo ci invidia. Sì certo, abbiamo tutti bisogno di spostarci rapidamente, abbiamo bisogno di non avere le nostre città ingolfate dal traffico automobilistico, di liberarle dal rumore e dall’inquinamento, come dimostra la situazione della via Aurelia a nord di Pisa, ma c’è un solo modo per farlo in modo risolutivo e che salvaguardi il nostro pianeta per noi stessi e per le generazioni future: disincentivare il traffico automobilistico offrendo delle reali alternative di mobilità pubblica veloce, efficace, poco costosa, e di mobilità condivisa.

La zona nord di Pisa sarà liberata dalla morsa del traffico quando i pendolari troveranno treni, tram, bus efficienti e frequenti, quando le città e i servizi saranno progettati per essere raggiungibili facilmente con i mezzi pubblici. In questo vogliamo vedere investiti i soldi del Fondo per lo Sviluppo e Coesione, e non per nuovo cemento e traffico. Spostare le auto qualche metro più in là non serve, non risponde al bisogno di vivere in città più sostenibili, non risponde alla necessità ormai sotto gli occhi di tutti di fermare la crisi climatica.

Ci chiediamo come sia possibile continuare, quindi, a persistere su un intervento fuori dal tempo e dalla storia, ignorando come negli ultimi 30 anni la pressione del traffico automobilistico sulla città sia cresciuto, con residenti e automobilisti ingabbiati nella morsa di un traffico sempre più pesante. E quale è la soluzione? Aumentarlo ancora di più costruendo nuove strade, quando ormai gli urbanisti concordano che nuove strade inducono nuovo traffico e il problema non si risolve.

Questa opera infatti non alleggerirà affatto il traffico ma anzi determinerà problemi per la salute di chi vive in due aree della città: il quartiere dei Passi e quello di Ghezzano. Questo è stato evidenziato da ARPAT – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana – nella sua valutazione dell’opera che risale al 2021(!), arrivando a definire inaccettabile l’impatto del rumore, in particolare ai Passi, anche vista l’impossibilità di realizzare mitigazioni e dando parere negativo sulla realizzazione dei tratti che coinvolgono questo quartiere, e a Ghezzano. Le analisi condotte da ARPAT infatti, stimano un superamento dei limiti di legge sull’inquinamento acustico del 30% ed evidenziano che né la stesura di asfalto speciale né la realizzazione di barriere anti-rumore sarebbero utili a limitare detti sforamenti, previsti anche nelle ore notturne.

Ma non solo, oltre a peggiorare il traffico e i suoi impatti, frammenterà ulteriormente il territorio danneggiando quello che rimane della pianura alluvionale dell’Arno, solcata da un vasto sistema idraulico che connette Arno e Serchio dove ecosistemi di grandissimo pregio ambientale sono tutelati dalla Convenzione Ramsar e dall’Unesco, oltre ad avere un impatto devastante su un paesaggio agrario di grandissimo interesse che unisce una ruralità pregevole con il patrimonio culturale delle pievi, delle ville e dell’Acquedotto mediceo. Perché insistere su un progetto inutile e devastante invece di progettare una grande riqualificazione della piana pisana, creando un Parco Agricolo tra i due Comuni di Pisa e San Giuliano? Si creerebbero nuove economie di qualità, percorsi pedonali e ciclabili, corridoi ecologici per la biodiversità.

E’ davvero accettabile barattare la qualità della vita delle persone, dell’ambiente e del paesaggio, per realizzare un’idea di mobilità antiquata, totalmente superata dal tempo, invece che investire in mezzi pubblici e viabilità ciclabile?

A questo si aggiunge un enorme spreco di denaro pubblico con costi che vanno via via lievitando sempre più: per il solo tratto di Madonna dell’Acqua (lotto nodi1-2), si è passato in poco tempo da 21 a 27 milioni di euro, 6 milioni di euro in più. E si parla del solo primo tratto di soli 2 km, a fronte di un’opera il cui costo complessivo è già cresciuto, e gli iniziali 70 milioni sono destinati ad aumentare ancora, senza che ad oggi vi sia una previsione definitiva sulla cifra finale. E tutto questo, continuiamo a ribadirlo, senza alcuno studio che dimostri l’impatto positivo che questa opera avrebbe sulla mobilità: gli unici studi fatti, diversi anni fa, evidenziavano infatti molti dubbi sull’efficacia reale dell’opera.

Ad oggi lo stesso assessore Dringoli ripetutamente propone anche la ridiscussione del tracciato della tangenziale “facendo passare il tracciato da zone dove le arcate del manufatto non ci sono già più da decenni e dunque evitando di creare problemi al monumento”, come ribadito in una intervista su La Nazione negli scorsi giorni. Parole non nuove da parte dell’assessore che già nel 2021, rispondendo ad una nostra interpellanza, affermava che il percorso dell’infrastruttura è sbagliato e va rifatto integralmente, e che il Comune di Pisa è contrario a procedere secondo il progetto attuale.

Come evidenziammo allora, questo non corrisponde agli atti ufficiali, cioè quelli che contano. Stando alla documentazione, infatti, il Comune di Pisa, a seguito della richiesta di parere della Provincia di Pisa nella conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto definitivo dei tratti funzionali dei nodi 1-3, 3-5, 10-12, ha dato parere positivo senza presentare alcuna osservazione già il 29 aprile 2020. Oltretutto, l’idea dell’assessore Dringoli di spostare a Nord la strada, facendola ricadere nel bel mezzo della pianura agricola, è in totale contrasto con l’epoca in cui viviamo, in cui l’adattamento ai cambiamenti climatici ci impone di recuperare e difendere le aree agricole e di bonifica in quanto utili anche a mettere in sicurezza le aree urbane, non certo di frammentarle con nuove opere inutili. Su questa idea quale è la posizione degli altri enti?

Ci chiediamo come si possa ripetere, come ha fatto anche il Presidente della Provincia negli scorsi giorni sulla stampa, che siamo davanti ad una “opera strategica”, e come si continui con ad insistere ed anzi a voler accelerare su una opera su cui mancano complessivamente la progettazione definitiva dei lotti che vanno dal nodo 5 al nodo 10, cioè il tratto che interseca l’Acquedotto Mediceo, e la copertura dei costi, tanto che si moltiplicano gli appelli al Governo per lo stanziamento delle risorse indispensabili per realizzarli.

Pensiamo quindi che anche Regione, Provincia di Pisa e le amministrazioni di Pisa e San Giuliano Terme debbano fare chiarezza su questi aspetti inerenti i costi, il tracciato, la progettazione e la volontà politica o meno di proseguire su una scelta che riteniamo sbagliata.

Noi da sempre siamo stati contrari a questo intervento e quanto oggi sta accadendo conferma ancor di più le nostre opinioni sulla Tangenziale, una opera sbagliata che sfregerà il territorio, aumenterà il traffico, aumenterà il rumore e drenerà ingenti risorse che potrebbero essere spese per una vera mobilità delle persone e non delle auto.

A tutto questo esistono delle alternative che illustreremo poi con degli ordini del giorno.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Unione Popolare

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