Teatro Rossi: l’agenzia del demanio non risponde, e la Fondazione che investirà resta un fantasma

È trascorso un mese da quando abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti all’Agenzia del Demanio per aver chiarezza su quali siano i soggetti che intendono investire sul Teatro Rossi nella nostra città. Nonostante siano passati i 30 giorni previsti dalla normativa per avere una risposta, quello che abbiamo ricevuto è solo un totale silenzio.

E non è solo da questi ultimi 30 giorni che chiediamo un po’ di trasparenza su questa operazione del teatro Rossi: è ormai quasi un anno che chiediamo pubblicamente, con numerosi atti sia in commissione sia in consiglio comunale, di sapere il nome della Fondazione che investirà 2,7 milioni insieme alla GDS ARts Management di Guglielmo De Stasio (che di milioni ne dovrebbe mettere 2,5) per il recupero del Teatro, in seguito all’affidamento in concessione per 30 anni dopo la manifestazione di interesse dei mesi scorsi.

Ricordiamo infatti che secondo quanto contenuto nel piano depositato dalla società di De Stasio all’Agenzia del Demanio, sulla base del quale è stata data la concessione, per il recupero dell’immobile si prevede un investimento di 5 milioni e 125 mila euro, di cui 2 milioni 450 mila dovrebbero provenire dai “mezzi propri” della società di De Stasio (che, ricordiamo, ha un unico dipendente e manca della capacità economica per far fronte a questo impegno, con lo stesso De Stasio che ha dichiarato di agire per conto di altri).
I restanti 2 milioni e 700 mila euro circa dovrebbero provenire dai contributi di “terzi”, che però non sono mai menzionati. Nel piano si legge testualmente: “sono stati inoltre avviati contatti – giunti già a uno stato molto avanzato – con una Fondazione che ha come scopo il sostegno e il recupero dei Teatri sostenendone l’attività”.

E ancora una volta mancano però chiarezza e trasparenza. Il Demanio non risponde in alcun modo al quesito da noi posto. Tutto questo è inaccettabile, e sono troppe le domande che restano, dopo mesi e mesi ancora senza risposta nel disinteresse di chi governa questa città.

Perché non si vuole fare chiarezza sugli investitori di questa operazione? Perché l’agenzia del Demanio non risponde al quesito? E com’è possibile che la stessa Gds Arts Management non renda noto il nome della Fondazione a cui si appoggerà?

Denunciamo inoltre l’atteggiamento ancora assolutamente passivo del Comune di Pisa, che nello stesso progetto di recupero viene chiamato ripetutamente in causa.

Continuiamo adesso e continueremo poi a chiedere trasparenza sul futuro di questo spazio sul nome della Fondazione, se esiste.

Noi sicuramente non ci arrenderemo, e chiediamo che sia data una risposta alla nostra richiesta. La città ha diritto di sapere

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