Teatro Rossi: molti dubbi e poca trasparenza

Sul piano di recupero del Teatro Rossi e anche sulla credibilità dell’intera operazione economica finanziaria occorrono trasparenza e chiarezza. L’analisi della documentazione in base alla quale l’Agenzia del Demanio ha dato in concessione il Teatro alla Gds Arte Management di Guglielmo De Stasio per 30 anni, con un canone annuo fisso di 24 mila euro, lascia grandissimi dubbi e ombre.

Per il recupero dell’immobile si prevede infatti un investimento di 5 milioni e 125 mila euro. Di questi, 2 milioni 450 mila dovrebbero provenire dai “mezzi propri” della società di De Stasio, senza che su questo ci sia uno straccio di documento che garantisca tale possibilità, tanto più che non è prevista l’accensione di alcun mutuo.

Lascia però ancora più esterrefatti il fatto che i restanti 2 milioni e 700 mila euro circa dovrebbero provenire dai contributi di “terzi”, a fondo perduto. Peccato che ad oggi non si sa niente di chi siano questi soggetti terzi: dall’analisi dei documenti depositati e in base a cui il Demanio ha effettuato l’assegnazione, nessun soggetto terzo è mai menzionato. Nel piano sii legge testualmente: “sono stati inoltre avviati contatti – giunti già a uno stato molto avanzato – con una Fondazione che ha come scopo il sostegno e il recupero dei Teatri sostenendone l’attività”. Chi è questa Fondazione? Dove ha sede? Quali sono i suoi scopi statutari?

Ci chiediamo come sia possibile affidare un bene come il Teatro Rossi senza sapere chi metterà il 50% dell’investimento per il recupero, e senza che agli atti vi sia alcun accordo scritto tra la società di De Stasio e questa fantomatica Fondazione. In parole povere, senza che vi sia alcuna garanzia sulla solidità economica- finanziaria dell’intero progetto. Chiediamo che il nome di questa Fondazione, se esiste, venga subito reso noto.
Si tratterebbe poi di verificare se i 600 mila euro previsti nel piano per le opere strutturali e di consolidamento siano realmente sufficienti, visto che il precedente studio della DI PTS clas commissionato dalla Regione Toscana sosteneva che gli stanziamenti per la messa in sicurezza e per le prove di staticità avrebbero dovuto essere molto più ingenti.

Per non parlare del fatto che il fiore all’occhiello di questo antico teatro è senza dubbio l’acustica, e dal piano progettuale presentato non risultano chiari gli interventi previsti a tutela dell’attuale acustica, considerando che per un recupero funzionale e conservativo di un bene che è parte fondante del patrimonio culturale cittadino sono necessarie professionalità molto specifiche.

Molti sono poi i dubbi e le incertezze sulla credibilità di questa offerta se si legge quanto si prevede di spendere per il personale necessario per il regolare funzionamento del teatro. La cifra stanziata per il personale è di soli 65 mila all’anno: una cifra assolutamente priva di qualsiasi fondamento, in quanto si tradurrebbe, al massimo, in appena 2 lavoratori (per la gestione del Teatro 365 giorni l’anno).

Per rendere nuovamente fruibile il Teatro Rossi è inoltre previsto un periodo di 3 anni, ma al contempo nell’offerta risultata vincitrice si prevede che già dal terzo anno il ricavo di gestione sia di 735 mila euro, con una previsione di 350 spettatori di media a recita per 12 rappresentazioni di prosa, 12 di cabaret e 60 concerti da realizzarsi in un anno.

Vorremmo anche sapere se alcuni dei Soggetti che sono chiamati in causa nei documenti che abbiamo visionato sono stati poi effettivamente consultati. L’Università di Pisa è stata coinvolta? Si sono già incontrati? Hanno espresso qualche osservazione? E la Fondazione Teatro di Pisa? L’amministrazione comunale ha avuto qualche tipo di interlocuzione con questa società? È opportuno che la cittadinanza sappia se c’è stata una qualche condivisione su questo piano, visto che secondo il progetto verrebbero coinvolti anche alcuni riassetti urbanistici importanti come la mobilità di Piazza Carrara o la navigabilità dell’Arno.

Il Teatro Rossi è patrimonio pubblico , un meraviglioso pezzo della storia e della cultura di Pisa. L’amministrazione ha il dovere di tutelare questo bene, visto che negli anni non è riuscita a farlo, monitorando questo percorso di assegnazione e recupero e mettendo i cittadini al corrente di cosa sarà il Teatro Rossi nel futuro prossimo e quali soggetti saranno coinvolti nel processo di riqualificazione.

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