Telefonia: il regalo del Governo Draghi alle imprese “costa” al Comune di Pisa 600 mila euro

Gli operatori che forniscono i servizi di pubblica utilità di reti e infrastrutture di comunicazione elettronica potranno ora pagare un canone forfettario immodificabile di € 800 l’anno sulle aree comunali. E’ questa in sintesi la novità introdotta con il dl 77/2021, cioè il decreto ‘Semplificazioni e governance’. Nel caso del Comune di Pisa, secondo quanto riportato dagli uffici comunali ci sarà una minore entrata pari a 600 mila euro, in quanto ad oggi il canone a postazione, in base al regolamento comunale, ammonta a 21.500 euro a postazione. In sostanza i comuni non potranno esercitare il loro diritto di controllo sul territorio e il loro diritto di tassazione su chi ne arriverà a controllare e gestire delle porzioni per fini privatistici.

Nei fatti siamo di fronte all’ennesimo favore ai privati sulla pelle degli enti locali i cui bilanci già versano in situazioni difficilissime; mentre per le imprese, generalmente grandi imprese, che forniranno quei servizi sarà una manna caduta dal cielo, o meglio un regalo fatto da un Governo asservito alle loro richieste.

Con questo provvedimento viene negato il diritto di tassazione agli enti comunali, a favore unicamente di imprese e potentati economici e finanziari che pagheranno così lo stesso canone che pagherebbe un piccolo esercizio o un bar per l’occupazione di suolo pubblico. Le imprese avranno così una riduzione delle spese, ma non siamo altrettanto sicuri se quella riduzione si tradurrà in una compressione delle tariffe a favore di consumatori e cittadini. Nessun meccanismo viene infatti adombrato per compensare quel regalo e per tutelarci dallo strapotere delle grandi imprese che gestiscono il settore.

Al contempo occorre evidenziare come ci sono figure di spicco dell’attuale governo che sono legate a doppio filo con quegli interessi (sono infatti azionisti di quelle imprese). Esiste insomma un enorme conflitto d’interesse tra quella norma e le figure che l’hanno concepita e che vorrebbero implementarla su cui non si può sottacere. Da ultimo e non per ultimo, l’attuazione di quella norma costituirebbe l’ennesimo duro colpo per le autonomie locali e per la loro capacità di offrire servizi ai cittadini nella misura in cui essa colpisce i loro bilanci. A ben guardare (la cosa non è un caso) questa norma si pone in piena continuità con le norme che puntano alla privatizzazione dei servizi locali, perché i comuni per compensare i mancati introiti dovuti loro dai grandi interessi delle comunicazioni, dovranno privatizzare e/o aumentare le tariffe dei servizi. Si direbbe “cornuti e mazziati”: oltre a pagare le tariffe di monopolio che quegli operatori ci impongono ora dobbiamo anche accollarci, come consumatori e come cittadini, i costi derivanti dalle esenzioni che il governo regala loro.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

(foto di skytg24)

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