Toscana contendibile, Pd in affanno e il rischio delle alleanze giallo-verdi

sabato
9 giugno 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
III

La vigilia del voto

Sullo sfondo il “valore aggiunto” del governo Conte che potrebbe pesare ai ballottaggi

MARIA CRISTINA CARRATÙ

È chiaro da tre mesi: la Toscana è ormai (politicamente) l’area più contendibile d’Italia. Con il Pd primo partito, ma la Lega schizzata al 17%, il centro destra a un’incollatura dal centro sinistra, e il M5S con un quarto degli elettori regionali, un “tricolore” dell’incertezza. Lo confermerà il turno elettorale di domani in 21 Comuni grandi e piccoli chiamati a rinnovare le amministrazioni, 6 dei quali sopra i 15 mila abitanti (i tre capoluoghi Massa, Pisa, Siena, più Campi Bisenzio, Pescia e Pietrasanta) e dunque con l’alea di eventuali ballottaggi il 24 giugno. Dati, in realtà, più che certi ovunque. Sullo sfondo, il `valore aggiunto’ del governo giallo-verde di Giuseppe Conte, che potrebbe spingere centro destra e 5 Stelle, separati al primo turno, a inedite convergenze nel secondo, per l’ultima spallata anti-Pd. Ma chissà, magari anche ispirare crisi di coscienza al consistente elettorato SStelle (il 7%, secondo l’Istituto Cattaneo) arrivato il 4 marzo dal Pd (mentre l’8% ha lasciato Grillo per Salvini).

Non è un a caso, insomma, che un Pd in affanno in tutti e 3 i capoluoghi, proprio ai grillini si prepari a strizzare l’occhio per scongiurare la debacle. A Siena, per esempio, si spera che alcune piccole “aggiustature” di programma (acqua pubblica, trasparenza, partecipazione) bastino al sindaco dem uscente Bruno Valentini – alle prese, oltre che con un forte candidato di centro destra, con molti competitors “di area” o ex Pd – per accaparrarsi il gruzzolo di consensi (il 20%, il 4 marzo) di un M5S privo di candidato. I SStelle si faranno convincere? O prevarrà la fedeltà giallo verde? Difficile dirlo. Anche perché, ufficialmente, in casa grillina vige la regola di sempre: «I nostri elettori sono liberi di decidere. Guarderanno programmi e candidati, e sceglieranno quel che vogliono», spiega il portavoce regionale Giacomo Giannarelli. E per essere precisi: il centro destra che corre alle comunali di domenica in Toscana «è appunto il centro destra, che a Roma non è alleato dei 5 Stelle». I casi di coscienza, insomma, potrebbero rivelarsi del tutto relativi.

Senza contare, appunto, il richiamo dei programmi: vedi il caso aeroporto, che a Campi Bisenzio (senza candidati 5 Stelle) potrebbe veder convergere gli elettori grillini contrari alle grandi opere sulla linea del candidato uscente del Pd Emiliano Fossi, anziché su quella del segretario regionale della Lega Manuel Vescovi, che si è scagliato contro il dossier “revisionista” dei SStelle. Conscio del rischio, Vescovi ieri si è ammorbidito, e, insieme al capogruppo della Lega a Campi Filippo La Grassa, ha chiesto «un tavolo con i 5 Stelle per esaminare caso per caso». E intanto, il responsabile economico nazionale della Lega, Claudio Borghi, ha tenuto a precisarlo: ogni polemica è «pretestuosa», la linea del Carroccio è sempre stata unica: «allungare la pista attuale e potenziare lo scalo con una pista di rullaggio», sia pure «cancellando una volta per tutte l’attuale masterplan».

E il consenso dei 5 stelle – in caso di ballottaggio col centrodestra in cui il Pd ancora spera – farebbe la differenza anche a Pisa, dove pure il M5S un suo candidato ce l’ha (Gabriele Amore), e la situazione per i dem (malgrado l’endorsement dell’ex sindaco Paolo Fontanelli, Mdp) non è delle migliori: il 4 marzo l’alleanza Forza Italia Lega Fdi ha già superato il centro sinistra, il Pd si è piazzato di un soffio sopra il MSS, e prima di trovare un candidato (Andrea Serfogli) ha litigato per mesi. I dem ne sono convinti: a Pisa i 5 stelle «vengono in gran parte da sinistra» (a Cascina hanno già detto che, governo Conte o no, resteranno all’opposizione del sindaco leghista Ceccardi), e in un duello vecchia maniera centro sinistra/centro destra sarebbero ‘recuperabili’. Piccolo particolare: per i 5 stelle pisani proprio il loro “dna” di sinistra potrebbe portarli, al posto del Pd, a giocarsela col centro destra. Per non parlare di Massa, dove il MSS, si fa notare, il 4 marzo ha preso quasi il 30%, contro il 21 del Pd e il 20,5 della Lega. Il centrodestra attacca con un candidato ultrasalviniano, il Pd ha fatto il miracolo di ricompattare tutti sul sindaco uscente Alessandro Volpi, e i grillini vanno giù duri «contro lo strapotere della sinistra». Sicuri, anche qui, di poterlo battere con i suoi stessi temi.

“I nostri elettori sono sempre stati liberi di decidere, guarderanno programmi e candidati” avverte il portavoce di M5S Giannarelli. L’alleanza Ai ballottaggi Lega e Cinque Stelle si daranno una mano?

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