Tremila pisani hanno votato solo il sindaco e non la lista

IL TIRRENO PISA; pagina II
Quando erano 77 le sezioni scrutinate su 86, il totale dei voti per i candidati sindaco (34.554) aveva superato quello dei voti per il consiglio comunale (31.494): è un effetto della legge elettorale che consente il voto solo al sindaco, mentre automaticamente lo dà anche al sindaco collegato se si fa la crocetta su un simbolo di lista. La matematica pertanto dice che con 3.060 voti in più, in teoria i nove candidati dovrebbero avere più voti delle liste che li sostengono: e questo avviene in numeri assoluti. Se, invece, si vanno a guardare le percentuali della somma delle liste rispetto alle percentuali accordate ai rispettivi candidati, sono in due a ritrovarsi “sotto”: Marco Filippeschi e Mario Biasci. Al vincitore della competizione, mancano un po’ di preferenze: 53,14% contro 56,36 della somma delle liste. Una possibile spiegazione è il voto disgiunto di alcuni militanti di Sel che, dopo sofferte meditazioni, hanno preferito votare la propria lista per il consiglio comunale e Ciccio Auletta come sindaco. Uno strascico del percorso lunghissimo che ha portato il partito di Vendola dall’opposizione alla compagine di governo della città: va detto che se è vero che alcuni elettori di Sel non hanno fatto mistero di questa scelta, altrettanto vero è che il partito non ha per niente incoraggiato, anzi ha fatto di tutto per dissuaderli. Mentre Mario Biasci era l’unico che aveva parlato della propria candidatura come «obbligatoria e burocratica», cioè funzionale alla presentazione della lista, con un implicito invito al voto disgiunto se fosse servito a far aumentare la performance di “Avvenire per Pisa”. Per Franco Mugnai, il secondo classificato assoluto, la percentuale è maggiore della somma delle liste: qui il temuto (per il centrodestra) voto disgiunto Pdl-Petrucci sembra non esserci stato. A sorpresa, invece, Valeria Antoni si afferma in maniera netta rispetto al suo MSs: i sondaggi della vigilia la davano più debole della formazione grillina. In questo caso è possibile che lo scarto in su sia dovuto a un ripensamento dei penta stellati, che non se la sono sentita di votare ancora il Movimento (si ricorda che quattro mesi fa a Pisa aveva preso il 21,35%), probabilmente delusi dalle scelte nazionali. Così alcuni non sono proprio andati a votare, altri hanno scelto solo la candidata sindaco senza siglare anche il simbolo di partito: una sorta di ultimo avvertimento prima dell’addio definitivo. (g. C.)

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