Un giro di clessidra… con Ciccio Auletta

Con questa intervista iniziamo a seguire da vicino la campagna elettorale per il rinnovo della giunta nel comune di Pisa. Il nostro interesse principale non è quello di dettare una linea o di sostenere questo o quel candidato o lista. Noi, rispettando il nostro “manifesto”, vogliamo conoscere e condividere con voi il livello di fermento culturale e politico presente nella realtà che più immediatamente ci circonda cosa a nostro avviso fondamentale per comprendere meglio certe problematiche e dinamiche nazionali. Il nostro percorso inizia oggi ma continuerà ben oltre l’elezione del sindaco. Per questo proveremo a raggiungere quanti più candidati ed esponenti possibili, di diversa tradizione e invitiamo fin da adesso chiunque fosse interessato a un dialogo costruttivo a contattarci.

Oggi raggiungiamo il candidato a Sindaco della lista “Una città in comune” e Rifondazione Comunista, Ciccio Auletta molti anni di militanza politica alle spalle ed un passato come portavoce del centro sociale Rebeldia. Ci riceve nella sede della lista civica in Via Gori 18 e approfittiamo della sua disponibilità per capire qual è la situazione dell’estrema sinistra pisana e che prospettive offre per la cittadinanza.

Uno degli aspetti che sembra caratterizzare l’estrema sinistra italiana è la divisione. A Pisa Rifondazione Comunista ha deciso di appoggiare lei, i Comunisti Italiani hanno un proprio candidato mentre SeL sostiene il sindaco uscente Filippeschi. Come spiega questa situazione?

Facendo una piccola premessa va detto che Rifondazione è una delle due gambe che sostiene la coalizione. Oltre a Rifondazione c’è la lista “Una città in comune” che rappresenta la vera novità di questa tornata elettorale nella quale sono candidate persone di estrazione assai differenti e provenienti dalla sinistra comunista, ambientalista, pacifista, cattolica critica. L’alleanza nasce da una collaborazione che è avvenuta in questi cinque anni di amministrazione Filippeschi nei quali abbiamo dialogato continuamente con SeL e con Rifondazione. Siamo infatti rimasti molto colpiti dalla scelta fatta da SeL che dopo cinque anni di dura opposizione ai provvedimenti presi dall’amministrazione ha deciso di sostenere il sindaco in carica. I Comunisti Italiani già alle scorse elezioni avevano presentato una lista diversa ma con loro c’è sempre stata una lontananza di contenuti ad esempio sul “caso Ikea” o sui rapporti da avere con il Partito Democratico. Unità a sinistra è un bello slogan ma deve essere basato su contenuti e programmi condivisi. Il 22 Marzo abbiamo lanciato il nostro progetto con i nostri contenuti programmatici rivolti a tutta la sinistra. Rifondazione ha detto subito di sì e ha condiviso il nostro percorso, con i Comunisti italiani c’è stato un incontro ma abbiamo ravvisato distanze importanti sia di merito che di metodo non volendo proporre una sterile alleanza di partiti memori dell’insuccesso di Rivoluzione Civile. L’idea della nostra lista è quello di favorire l’unione della società di sinistra più che delle varie sigle partitiche e comunque va riconosciuta a Rifondazione, nella profonda crisi del partito a livello nazionale, di aver portato avanti a Pisa un percorso importante e coerente. Inoltre va detto che sia i Comunisti italiani che Rifondazione avevano considerato da tempo chiusa l’esperienza della Federazione della Sinistra.

Cosa significa nel 2013 essere comunisti e come l’ideologia può calarsi e avere un significato a livello locale?

Come oggi Rifondazione concepisca il comunismo e il significato attuale della falce e martello è opportuno chiederlo a loro. Io faccio politica da più di 20 anni ma non ho mai militato in Rifondazione. Comunque dire comunismo da solo indica poco, ci sono molte esperienze e molti comunismi. Io per esempio mi ritrovo nelle letture dei “Quaderni Rossi” di Raniero Panzieri altri in contesti diversi. La nostra coalizione pensa che la disuguaglianza sociale sia il punto da cui ripartire, poi come questo venga declinato, in comunismo o meno, interessa relativamente. Spiegare come la questione ambientale riguardi tutti, e sia una questione di “classe” in quanto sono i più poveri quelli ad essere maggiormente colpiti dal dissesto è un altro punto cruciale. L’importante oggi è far parlare queste culture diverse e trovare dei punti di convergenza su casa, lavoro, ambiente punti cardine per offrire un’ alternativa nella guida della città. Sicuramente a differenza di molte altre forze politiche noi possiamo assumere posizioni chiare e nette, dire chiaramente che stiamo dalla parte dei lavoratori, dei precari e non come molti esponenti dell’attuale governo Letta-Alfano che hanno votato la riforma Fornero. Le politiche liberiste sono un altro elemento spartiacque, noi siamo chiaramente contrari altri no. Come anche non abbiamo nessun problema a dire che siamo totalmente contrari alla rendita finanziaria. A Pisa per fare un esempio di rendita sul nostro territorio i cantieri navali hanno 60 lavoratori in cassa integrazione da due anni e non si trova un acquirente. In questo contesto è presente una società pubblica “la Navicellli S.p.a” che rilascia le concessione demaniali. La concessione è data a un imprenditore Sostegni della “Porta a Mare S.r.l” per 300 mila euro. Questa società però non svolge alcuna attività produttiva ma dà la propria concessione a un’altra azienda, ora in fallimento, per 800 mila euro. Per noi le concessioni demaniali devono essere vincolate all’attività produttiva mentre la gestione Filippeschi ha favorito la rendita e non i lavoratori. Discorsi simili si potrebbero fare per le concessioni Ikea e su altri progetti.

Uno dei punti principali del vostro programma è il diritto all’abitabilità e tra le varie proposte addirittura ritenete opportuno “confiscare” i grandi patrimoni privati sfitti per metterli a disposizione dei cittadini. Quanto c’è di propaganda in questa posizione? Pensate sia realmente realizzabile?

Per noi non è una questione propagandistica. Il diritto alla casa come quello al lavoro è fondamentale. Pisa non è una città felice perché manca il lavoro e perché è difficile trovare una casa a prezzi ragionevoli. Se ammettiamo l’esistenza della crisi occorre assumere politiche che permettano un miglioramento delle condizioni dei cittadini. Parlare di requisizione dei grandi patrimoni sfitti non è propaganda tanto che in altre realtà comunali è stato fatto. La nostra è una proposta di buon senso, ci rivolgiamo ai grandi proprietari immobiliari della città, circa 4-5 persone che detengono molte delle case sfitte pisane. Noi vogliamo incentivare questi proprietari a mettere sul mercato questi immobili. Se nonostante gli incentivi questo non avviene e il mercato immobiliare continua ad essere drogato allora utilizzando strumenti offerti dal nostro codice civile procediamo alla requisizione e successiva redistribuzione di questi immobili. È previsto dalla legge e per noi questo è il modo più coerente di applicare la carta costituzionale. La proprietà privata ha una funzione sociale perché riconosciuta dalla Costituzione ed è compito del pubblico far valere questo principio. La proprietà privata non è un bene intoccabile, deve avere una funzione sociale e non è una questione ideologica. E quanto dico per la casa vale anche per le grandi aree industriali dismesse. Il nostro piano casa prevede però anche di bloccare il piano delle alienazioni. Ci sono decine di immobili comunali in vendita da anni che però vengono immessi sul mercato in modo scorretto, con aste che vanno deserte finché l’immobile non raggiunge prezzi vantaggiosi per i privati ai quali si fanno veri e propri regali. Se si vedono certi piani di alienazione del comune, su 30 milioni possibili a malapena ne entrano 1-2. Noi queste abitazioni le vogliamo immediatamente a disposizione e inoltre vorremmo investire su tutta una serie di edifici che per mancanza di lavori non sono attualmente utilizzabili. Il nostro piano quindi è estremamente ampio ma la cosa fondamentale è capire che sono tutte cose che si possono realizzare con un’amministrazione interessata a farlo. Noi abbiamo avuto un aumento del 100% degli sfratti per morosità tra il 2012 e il 2013. Spesso sono persone che non riescono a pagare più gli affitti perché hanno perso il lavoro. Poi si va a vedere che ai ricchi imprenditori si fanno dilazioni anche di 2-3 anni. Tra gli sfrattati morosi e gli imprenditori morosi noi stiamo chiaramente con i primi.

Un punto del vostro programma su cui insistete particolarmente è la smilitarizzazione del territorio pisano. In che senso? E poi, pensando al rapporto con le basi americane cosa può fare di concreto il comune? Non sono competenze nazionali o addirittura internazionali?

Anche qua il discorso è molto ampio. L’amministrazione locale deve esprimere un proprio parere sulla realizzazione dell’Hub militare. Noi siamo estremamente contrari e nonostante la decisione venga presa a livello nazionale è fondamentale che localmente la posizione sia chiara e non si tratta di un discorso di semplice testimonianza. Inoltre l’amministrazione uscente punta al potenziamento dell’aeroporto civile il quale però al momento attuale è gestito in buona parte dai militari. Per questo noi diciamo di smilitarizzare l’aeroporto a maggior ragione se uno deve investire fondi e se l’azienda che lo gestisce è quotata in borsa. Smilitarizzare significa anche ripensare al “progetto caserme”. Noi vogliamo convertire le tre caserme in dismissione in strutture civili e pubbliche senza aprire una nuova caserma nell’area di Ospedaletto come previsto dall’attuale piano. Sicuramente il punto più complesso è legato ai rapporti con il Camp Darby. Se ovviamente non è competenza del comune discutere la concessione del territorio agli Americani l’amministrazione locale può assumere una posizione netta di contrarietà alla presenza della base e pretendere almeno di sapere cosa effettivamente avviene all’interno di essa. Non è concepibile pensare che esistano aree extraterritoriali in cui non si sappia cosa succede. Questa città è stata fin troppo ferita e non è pensabile che il comune non provi neanche a chiedere nota di quanto succede nella base. Anziché fare come il sindaco Filippeschi che in continuazione chiede al governo centrale di inviare altri poliziotti inseguendo il mito securitario, noi chiederemmo di favorire la riconversione di Camp darby. È chiaro che si tratta di un discorso ampio, culturale che passa dalla scuola e dalle molteplici società pacifiste di diversa estrazione. Però in modo chiaro diciamo anche che non possono essere i militari della Folgore a parlare dell’articolo 11 della Costituzione ai ragazzini e noi vorremmo, unici nel panorama politico, che i vigili urbani siano un corpo disarmato. Questo non è avulso dalle possibilità e non è ideologico ma realizzabile

Ma su temi del genere non è forse più importante coinvolgere e sensibilizzare la cittadinanza come ad esempio è successo a Vicenza qualche anno fa?

Sicuramente la partecipazione popolare è fondamentale e il nostro progetto si apre anche alle moltissime persone residenti sul suolo pisano che non hanno diritto di voto come i giovani, gli immigrati che invece sono totalmente trascurati in tutti gli altri programmi; però occorrono strumenti di governo che permettano di valorizzare certe campagne e certi approcci culturali e che dicano in modo chiaro da che parte sta l’amministrazione.

In questi mesi avete assunto posizioni molto dure nei confronti della giunta Filippeschi rea, a vostro avviso, di non avere rispettato l’esito referendario sull’acqua pubblica. Può spiegarci meglio qual è il punto centrale della questione?

Anche sull’acqua non si possono avere posizioni intermedie o di mediazione. Il referendum ha dato un risultato chiaro e chi sostiene la coalizione di Filippeschi e il suo assessore che per tre volte ha votato favorevolmente alle tariffe truffa che raggirano l’esito referendario fa una scelta chiara, opposta alla nostra. Anche il Tar si è pronunciato contro questo raggiramento e a favore del ricorso e altre realtà locali come Arezzo e Firenze hanno preso posizioni contrarie alla tariffa truffa proposta dall’ente di gestione dell’acqua. A Pisa invece si è dato parere favorevole e la cosa più grave è che, nonostante il consiglio comunale abbia espresso parere negativo a queste tariffe, la giunta ha votato favorevolmente con una rottura estremamente grave tra la rappresentanza popolare dell’assemblea comunale e la giunta. Se dicessi che la gestione idrica è pubblicizzabile dall’oggi al domani farei un discorso propagandistico, occorre tempo e comprendere bene l’impatto economico di una simile azione. Va aperto un tavolo di confronto ampio con giuristi, economisti, forum dell’acqua. Per questo non riusciamo a capire la scelta di SeL di appoggiare la candidatura di Filippeschi e l’argomentazione di voler spostare a sinistra l’attività di governo non ci soddisfa dopo quanto avvenuto in tutti questi anni.

Anche sul lavoro il vostro programma è particolarmente ampio e dettagliato. Da dove partireste?

Anche sui temi del lavoro abbiamo idee molto chiare. Uno dei punti principali, per il resto rimandiamo al programma, è che il comune deve essere il primo datore di lavoro equo sul territorio ed è impensabile che due cittadini che svolgono la medesima mansione per lo stesso numero di ore guadagnino in modo diverso solo perché uno ha un lavoro in appalto e l’altro è un dipendente diretto. E questo accade per molte società che in modo diverso dipendono dal comune soprattutto nei trasporti e nella raccolta dei rifiuti. In questo modo si favoriscono le disuguaglianze ed è difficile chiedere alle altre aziende il rispetto di certe richieste. Il Partito Democratico si è sempre opposto a introdurre norme che impediscano una simile disparità e non a caso oggi nella loro coalizione figurano esponenti provenienti dall’area montiana a differenza di Rifondazione Comunista che ha sempre assunto una posizione chiara in materia.

In molte realtà il Movimento 5 Stelle ha svuotato almeno in termini elettorali i partiti di estrema sinistra. Li considerate vostri competitori? Pensate di ristabilire una vostra identità per cercare di limitare la perdita di consenso?

Il problema dell’identità penso sia principalmente loro. Noi veniamo da una tradizione lunga e consolidata nella quale abbiamo portato avanti battaglie politiche chiare e coerenti. Il Movimento 5 Stelle dice di non essere né di destra né di sinistra, noi rivendichiamo la nostra totale appartenenza alla sinistra e rivendichiamo alcuni valori come l’antifascismo, antirazzismo su cui non ci sono mediazioni e non dobbiamo chiedere ai cittadini per sapere che posizioni avere. Inoltre noi siamo in controtendenza alle campagne di personalizzazione della politica, rifiutando l’idea dell’uomo solo al comando. Amministrare una città è una cosa complessa e per questo mettiamo a disposizione le nostre competenze e rifiutiamo l’idea che tutto sia uguale a tutto e che tutti siano ladri. A Pisa esistono blocchi di interesse chiari, legati a particolari rapporti di potere ben strutturati ma non hanno nulla a che fare con una lettura banale della società nella quale tutti rubano e tutti mangiano. A differenza dei Cinque Stelle non pensiamo che i sindacati vadano aboliti ma, nonostante le molte critiche che possiamo muovere, li consideriamo fondamentali nella vita democratica. Come sindaco non mi rivolgerei mai ai singoli lavoratori ma alle rappresentanze sindacali unitarie (RSU) che devono comunque rimanere e magari essere riformate.

Comunque va detto che il laboratorio che stiamo portando avanti a Pisa non è un unicum ma esperienze simili alla nostra stanno nascendo a Roma, a Siena, a Messina, a Brescia ad Ancora tanto che mercoledì ci incontreremo con i candidati a sindaco di queste città. Dai territori nasce un profondo bisogno di sinistra e le nostre proposte pur essendo radicali nel linguaggio possono essere attuabili e questo è la cosa più importante a nostro avviso.

http://laclessidrademocratica.altervista.org/blog/un-giro-di-clessidra-con-ciccio-auletta/

La Clessidra

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