Un nuovo trasporto pubblico locale dopo il Covid-19: si riveda la gara unica regionale

Come era prevedibile, l’emergenza sanitaria sta mettendo a nudo gli effetti devastanti delle politiche di trasporto pubblico locale portate avanti, a livello nazionale, dai governi tanto di centro-destra quanto di centro-sinistra, e a livello regionale dal Presidente Rossi e dalla sua giunta.

 

Mai un pensiero a come garantire due diritti fondamentali: il diritto di muoversi per lavorare e studiare e il diritto alla salute, messo fortemente in discussione anche da un traffico sempre più basato sull’uso del mezzo privato e motorizzato. Mai un’attenzione a sviluppare una visione strategica sulla mobilità, che non può che essere basata su criteri di sicurezza del trasporto, adeguatezza al sistema insediativo e abitativo, flessibilità di servizio nelle modalità di trasporto, sostenibilità ambientale e sanitaria, garanzia della qualità della vita.

 

Ora che la fase 2 impone la riduzione del numero dei posti sugli autobus per evitare la diffusione del contagio, e dunque non è più in alcuno modo accettabile che negli orari di punta i mezzi diventino dei carri bestiame, è lampante quanto i mezzi disponibili siano numericamente insufficienti, spesso vecchi e in cattive condizioni, e quanto le linee siano diventate inadeguate anche per aspetti come la frequenza e l’organizzazione dei percorsi del servizio.

 

Se questo è vero in tutto il Paese, in Toscana la situazione è ancora più esplosiva a causa delle scelte del Partito Democratico: la gara unica regionale per affidare il servizio di Trasporto Pubblico Locale si è trascinata per anni tra ricorsi e controricorsi con un capitolato, scritto ormai anni fa, che mette al centro gli interessi e i profitti del gestore anziché i bisogni della cittadinanza. E oggi che sarebbe più che mai necessario non solo tutelare ma anche potenziare il servizio di trasporto, il pubblico si ritrova con le mani legate proprio da quel capitolato. Non solo. La Regione Toscana, ignorando volutamente tutte le criticità che erano emerse con i ricorsi e i controricorsi, ha voluto procedere ad ogni costo in questi mesi alla assegnazione della gara ad Autolinee Toscana, società controllata dalla RATP francese (www.ratp.fr), la multinazionale che figura tra i primi cinque gruppi al mondo nel settore dei trasporti pubblici. In questo modo per gli enti pubblici, proprietari di quote dell’attuale gestore, sarà impossibile esercitare il benché minimo controllo sul servizio.

 

E a Pisa? Oggi per la fase 2 servirebbero il triplo dei mezzi in dotazione, come ha dichiarato lo stesso assessore Dringoli in commissione. Servirebbe aumentare le frequenze sulle linee più affollate e potenziare le tratte deboli, ormai quasi dismesse. Sarebbero necessari investimenti su mezzi più piccoli ed elettrici, assunzioni di personale, gratuità del servizio per le categorie sociali più colpite dalla emergenza sociale ed economica. In altre parole, occorrerebbe attuare politiche pubbliche incompatibili col principio del profitto garantito a chi gestisce il servizio.

 

In commissione urbanistica abbiamo presentato un ordine del giorno con proposte chiare in proposito ma, a dispetto di quanto ammesso dall’assessore Dringoli, è stato bocciato dalla maggioranza, che propone come unica strategia un aumento del ricorso all’uso dell’auto privata.

 

Lo ribadiamo: il trasporto pubblico locale è più che mai un settore strategico e la sua privatizzazione sta producendo disastri e diseguaglianze a cui occorre porre immediato riparo. Va progettato e pianificato un sistema pubblico integrato e capillare improntato ai bisogni sociali e al rispetto dell’ambiente, sottratto alle logiche di mercato e di profitto. Chiediamo dunque un intervento urgente del Comune di Pisa nei confronti della Regione affinché si cambi rotta, a partire da una ridiscussione della gara unica regionale, dei suoi contenuti e dei suoi vincoli.

 

Diritti in comune: Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile

 

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