Un Presidente della Repubblica garante della Costituzione o della continuità delle politiche liberiste del Governo Draghi?

Il dibattito sull’elezione del futuro Presidente della Repubblica da settimane sta contendendo alla recrudescenza dell’emergenza sanità le prime pagine dei giornali: un dibattito surreale per certi aspetti e molto preoccupante per altri.

Tutto è incentrato sulla candidatura irricevibile se non oscena e comunque assolutamente irrealistica per i numeri di un personaggio come Silvio Berlusconi, su cui pesano gravissime responsabilità giudiziarie, morali e politiche. A fronte di ciò riemerge un anti-berlusconismo strumentale e sempre più di facciata da parte di esponenti del PD, Movimento 5 stelle e LEU, che con lo stesso Berlusconi ci governano insieme ormai da quasi un anno, votando con Forza Italia e Lega qualsiasi provvedimento e condividendo ogni scelta economica e sociale del Governo Draghi. Sotto queste cortine fumogene avanza, invece, sempre più inarrestabile la vera strategia di fondo volta a condizionare gli assetti e le politiche dei governi nei prossimi anni.

Una strategia che, in nome dell’emergenza sanitaria e della necessità di rassicurare “i mercati internazionali e l’Unione Europea”, punta a collocare nella carica di Presidente della Repubblica una figura che nei prossimi sette anni garantisca la continuità delle scelte liberiste ed antipopolari del governo italiano: da qui l’autocandidatura di Mario Draghi.

Insomma, il Presidente della Repubblica non dovrà essere più il garante della Costituzione Italiana e dei suoi principi, ma assumerà di fatto poteri presidenziali o semipresidenziali per determinare e controllare il Governo in modo che si continui con la linea economica dello stesso Draghi, come emerge sia dalla Legge di Bilancio sia dal PNRR: miliardi di euro, presi a credito, destinati in larghissima parte alle imprese, agli sgravi fiscali per chi ha redditi alti e a bonus che incentivino i consumi più disparati dei singoli, oltre a quello enorme destinato all’edilizia. Mentre gli investimenti nella Sanità sono irrilevanti, nonostante la pandemia, e assolutamente inadeguati quelli per la Scuola Pubblica, cui si aggiunge la minaccia della privatizzazione dei servizi rimasti in mano pubblica. Tutto all’interno di vincoli europei molto stretti che condizionano l’erogazione dei miliardi del PNRR alla prosecuzione delle politiche liberiste.
Crediamo che questa torsione bipartisan verso un presidenzialismo o semipresidenzialismo di fatto sia molto preoccupante per la democrazia italiana e svuoti sempre di più il Parlamento, rendendo sempre più ininfluente il voto popolare sulle scelte cruciali di politica economica e sociale.

Il Presidente della Repubblica designato dovrebbe essere, invece, il garante del rispetto della Costituzione Italiana e non della continuità di politiche liberiste ed antipopolari.

Una città in comune

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