Una città in comune al Toscana Pride per contribuire a liberare i diritti

Anche quest’anno Una città in comune sarà in piazza a Pisa per il Toscana Pride, per liberare i diritti: autodeterminazione e lavoro, salute, prevenzione e benessere, affettività ed equiparazione delle famiglie, contrasto alla discriminazione e ai diritti umani, educazione alle differenze.

Come fa notare il Manifesto politico di quest’anno, la pandemia ha acuito le disuguaglianze e sono aumentati i casi di violenza verso le donne e verso le persone che meno hanno la capacità di difendersi.
Ma non solo: con la pandemia sono diventati più evidenti tutti i problemi di un sistema che si basa su una concezione patriarcale della società: sul piano del lavoro, sul piano della fruibilità dei servizi, sul piano della vita affettiva.

In questa situazione, la Chiesa interviene nella vita del nostro Paese rivendicando il concordato, uno strumento ormai quantomeno anacronistico di cui la Chiesa si avvale per attaccare la laicità dello Stato.

Oggi più che mai è quindi importante scendere in piazza contro l’oscurantismo: la difesa della laicità del nostro Paese è la difesa dei diritti di tutti e tutte.

Una difesa necessaria in particolare a Pisa: nella nostra città solo qualche giorno fa la Giunta Conti ha totalmente ignorato la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la trasfobia, una giornata riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite che si celebra dal 2004.

Questo silenzio da parte del Sindaco quando si parla di diritti, di pari opportunità, di libertà, è purtroppo consueto ma proprio per questo sempre più assordante: come non ricordare la mancata concessione del patrocinio del Comune al Toscana Pride svoltosi a Pisa?

Quel silenzio è stato compensato da 20 mila persone in città nel 2019: tutti e tutte coloro che invece sui diritti non fanno mancare la forza della loro voce.

Una voce che dobbiamo continuare a far sentire contro la decisione della destra di uscire dalla Rete Ready, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere: atto di un’amministrazione i cui tratti caratterizzanti sono l’omofobia, il sessismo e la discriminazione contro ogni diversità.

Come non dimenticare, al riguardo, la mozione approvata negli scorsi mesi dalla maggioranza in consiglio comunale proprio contro l’approvazione della legge Zan, presentata come un “atto liberticida”. La destra omofoba ha definito il provvedimento “una legge che neppure il fascismo ha approvato”, rilanciando il binomio “eterosessualità-normalità”, e il dogma che l’unica famiglia sia quella “naturale”, composta da un uomo e una donna.

Si attaccano così i percorsi di educazione alle differenze nelle scuole e si nega che nel paese gli episodi di omofobia e transfobia siano in costante crescita. È questo il tetro spettacolo messo in scena dal sindaco e dalla maggioranza, che hanno provato così a sdoganare ufficialmente la libertà di discriminare e di odiare, imponendo la loro ideologia sul corpo e le vite degli altri. Mettendo nero su bianco che non tutti e tutte abbiamo gli stessi diritti.

Anche a tutto questo domani risponderemo scendendo in piazza.

Una città in comune

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