Una città in comune – Prc e SEL chiedono la riconversione a usi civili

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Sulla parziale dismissione di Camp Darby interviene Una città in comune – Prc, che chiede una riconversione ad uso economico ecologicamente compatibile a partire da una collocazione dell’area all’interno del Parco di San Rossore. Analoga la posizione di SEL che chiede una riconversione ad usi civili, prendendo poi posizione a favore della spiaggia libera nell’ex stabilimento balneare americano.
Una chiusura parziale quella di Camp Darby che non coincide con “una conversione radicale di Usa e NATO verso politiche internazionali pacifiche e diplomatiche”. Per questo motivo, scrive Una città in comune – Prc non proviamo alcuna “legittima contentezza”.
A non rendere soddisfatto il gruppo consigliare il fatto che “la base americana non è affatto in chiusura” e soprattutto che la parziale dismissione non “coincide con una conversione radicale di Usa e NATO verso politiche internazionali pacifiche e diplomatiche”.
“Né si mette in dubbio – sottolineano Una città in comune e Prc – la funzione logistica di Camp Darby, espletata attraverso il canale dei Navicelli recentemente potenziato e attraverso l’aeroporto militare pisano. Da pacifisti convinti crediamo che solo un cambiamento profondo nelle politiche internazionale possa portare a una soluzione sostenibile dei drammatici conflitti che stiamo vivendo”.
Il parziale smantellamento della base porta con sé occasioni che sarebbe giunto il momento di cogliere, sostengono. “Questa potrebbe per esempio essere una buona occasione – scrivono – perché le autorità civili e militari italiane chiedano (e comunichino ai cittadini) con quali tipi d’arma stoccati e in transito e quindi con quali rischi dovremo ancora convivere a lungo“.
Necessario poi fare chiarezza sullo stato in cui si trovano i terreni che la Dipartimento della difesa degli Usa restituirà all’Italia.
“Senza voler prefigurare una situazione come quella che si è creata nel 1992 nelle Filippine – spiega Una città in comune – Prc – quando dopo lo sgombero delle basi americane sono stati rilevati livelli di inquinamento tali da danneggiare seriamente la salute della popolazione locale, sarebbe bello, per noi cittadini, sapere qualcosa di come per decenni sono stati trattati nella base rifiuti, solventi, prodotti chimici ed eventuali materiali radioattivi. Non vorremmo, dopo aver salutato i militari americani, scoprire che questo territorio per esempio necessita di bonifiche costose che magari verranno fatte a nostre spese”.
Sulla futura destinazione dell’area che verrà dismessa il gruppo consiliare pone l’accento sul fatto che quello spazio “è geograficamente e di diritto spazio del Parco, e che quindi ogni ipotesi di cementificazione e speculazione edilizia è da mettere al bando fin dal principio. Così come riteniamo inaccettabile che si approfitti di questa occorrenza per resuscitare l’inutile e dispendioso “Piano Caserme”, e rimilitarizzare il territorio, questa volta con caserme italiane. Ricordiamo che già nel 2007 la precedente giunta Fontanelli aveva votato un atto di indirizzo con cui si impegnava a ‘intraprendere ogni azione politica per raggiungere l’obiettivo dello smantellamento della base di Camp Darby e della riconversione di quella parte di territorio ad usi esclusivamente civili’”.
La proposta è che i terreni che verranno restituiti siano utilizzati “per un uso economico intelligente ed ecologicamente compatibile, anche nell’ottica di una compensazione dei posto di lavoro persi con la riduzione dei servizi della base”.
Analoga la posizione di SEL Pisa che evidenzia come “la parziale dismissione di una base militare sia una occasione per tutta la collettività purché si liberino le aree da servitù ed usi militari e le si indirizzi verso usi civili, rispettosi delle destinazioni ambientali e della presenza del Parco, anche perché da tale riconversione può uscire anche la soluzione dei problemi occupazionali che la riduzione della base comporta”.
A partire da questa posizione SEL fa propria la richiesta di Legambiente per l’ex spiaggia americana: realizzare un spiaggia libera attrezzata, farlo velocemente in modo che sia pronta per la prossima estate.

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