Una poltrona per 10

domenica
13 maggio 2018
Testata:
NAZIONE PISA
Pagina:
2

E’ partita la corsa per palazzo Gambacorti

di GUGLIELMO VEZZOSI

CON la presentazione, ieri, dei 10 candidati alla poltrona di sindaco e di ben 22 liste per il consiglio comunale (circa 700 candidati) la campagna elettorale entra nel vivo. Numerosi gli elementi di novità e le variabili che rendono incertissimo e quanto mai imprevedibile l’esito del voto. Prima di tutto non c’è nessuno che chieda la riconferma. Marco Filippeschi è giunto al termine del suo secondo mandato e non è Più ricandidabile. E con lui si chiude in un certo senso una fase molto più lunga, iniziata ancora nel 1998 quando a palazzo Gambacorti entrò Paolo Fontanelli. Il quale, nel decennio seguente, concepì un’idea di sviluppo della città e gettò le basi per un’azione poi continuata nello stesso segno anche dal suo successore. L’idea cioè di una Pisa che, dopo (colpevoli) ritardi ultradecennali, doveva provare a caratterizzarsi come moderna città d’Europa, culla di eccellenze sui versanti dell’innovazione, della ricerca e della sanità, solo per citarne alcuni, ma altresì attenta a valorizzare il proprio immenso patrimonio storicoculturale in una prospettiva di sviluppo e attrattività turistica. Quanto questi obiettivi siano o meno stati raggiunti lo diranno gli elettori il 10 giugno.
MA non può sfuggire che, in un capovolgimento di fronti e prospettive, proprio Fontanelli e Filippeschi, negli ultimi mesi, sono stati i protagonisti di un durissimo scontro politico: il primo, dalla sponda di Mdp, a chiedere una discontinuità netta rispetto alla giunta uscente – e dunque nella scelta del candidato – come condizione irrinunciabile per un’alleanza col Pd, il secondo apertamente schierato con Andrea Serfogli e con una candidatura che, piaccia o meno, incarna proprio la continuità. Come è andata a finire lo sappiamo. L’ha spuntata Serfogli, ma sul suo nome il Pd si è dilaniato e Fontanelli ha rinunciato a presentare la propria lista. Ma l’iniziativa è stata comunque presa da altri: Simonetta Ghezzani (Sinitra Italiana) e Paolo Casole (Comunisti Italiani), oltre ovviamente al leader storico della sinistra di protesta pisana, Ciccio Auletta, che corre sostenuto da ben tre liste, mentre il Partito Socialista rilancia la propria presenza e scommette su Veronica Marianelli.

IL CENTRODESTRA punta invece a intercettare il malessere diffuso, anche a Pisa, su temi estremamente sensibili per la pancia dell’elettorato quali l’emergenza sicurezza, la piaga dei furti, il dilagante commercio abusivo e il degrado. Lo schieramento si presenta unito e compatto sul nome di Michele Conti e, in un eventuale ballottaggio, potrebbere recuperare anche Raffaele Latrofa il quale, al primo turno, ha deciso di misurare da solo la propria forza elettorale. Tutta da valutare invece la performance di Gabriele Amore dei 5 Stelle. Quest’ultimo sulla carta parte dal risultato, altissimo, delle Politiche di marzo quando i 5 Stelle raccolsero solo 200 voti in meno del Pd. E una autentica sorpresa potrebbero rivelarsi, tra le formazioni civiche, quella dell’imprenditore Antonio Veronese (due liste) e quella dell’avvocato Maria Chiara Zippel (ben 5 liste).

IL PUNTO di partenza per liste e candidati è rappresentato dal risultato delle politiche di marzo. Ma, ogni elezione fa storia a sé e soprattutto una competizione di natura amministrativa. Comunque due mesi fa il Pd ottenne il 24,1 % e 11.867 voti, appena duecento in più dei 5 Stelle (23,6% e 11.630 voti), ma Leu (che fra un mese non ci sarà) arrivò da sola all’8,3%. IL centrodestra vede in testa la Lega (17,8%), poi Forza Italia 8,5%) e Fratelli d’Italia (4,4%) e vale circa un terzo dell’elettorato. E’ comunque difficile qualunque previsione anche per la presenza, nel voto amministrativo, di numerose liste civiche, capaci di intercettare significativi pacchetti di voti.

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