Una proposta per rilanciare la Biblioteca Universitaria

La notizia che tra pochi giorni migliaia di libri della Biblioteca Universitaria lasceranno Pisa per Piacenza parla di un fallimento totale della città e delle principali istituzioni coinvolte. Un fallimento che coinvolge tutti.

Si è venuti a sapere che, per cominciare lavori urgenti nel deposito di via San Frediano, si devono smontare le scaffalature e dunque trovar sede temporanea ai libri, un terzo dei quali, a lavori conclusi, non potrà comunque tornare nella sua vecchia collocazione.

Nessuna delle istituzioni interpellate dal direttore della Biblioteca Universitaria ha risposto all’appello: né il Ministero della Cultura, da cui la Biblioteca dipende, né il Comune e neanche l’Università. Perciò la ditta che ha vinto la gara d’appalto prevede nei prossimi giorni di portare quei due chilometri di scaffali di libri a 230 Km da Pisa, vale a dire a Piacenza, vicino all’epicentro del terremoto per cui, all’ombra della Torre pendente, si decise di chiudere l’edificio della Sapienza. I volumi che andranno in Emilia sono stati selezionati da una commissione in quanto poco richiesti, mentre i più richiesti e consultati sono temporaneamente in deposito all’Archivio di Stato di Lucca ed in altri luoghi della città.

Una città in comune da quasi dieci anni, si batte, assieme all’Associazione Amici della BUP e a tanti altri cittadini, affinché la Sapienza torni ad essere la sede di quella storica biblioteca con uno straordinario patrimonio, frequentata da studiosi internazionali e da generazioni di studenti. Ma è ormai chiaro che non si tornerà indietro e che il Palazzo della Sapienza è già un’altra cosa: da una parte c’è la Biblioteca Giuridica, che mette insieme le collezioni della ex Biblioteca di Giurisprudenza e della ex Biblioteca di Scienze Politiche (prima disperse tra Palazzo Ricci, via Serafini e ex Sapienza), dall’altra il palazzo è diventato un luogo di rappresentanza e prestigio, una vetrina del rettorato.

Negli ultimi tempi, inoltre, le normative sulla sicurezza all’interno delle biblioteche sono radicalmente cambiate: le scaffalature, anche per problemi di carico, non possono superare una certa altezza, devono essere lasciati ampi spazi per le vie di fuga e tutto ciò rende impensabile riportare lì dentro tutto quanto o buona parte del materiale librario. Ha senso dunque smembrare in tanti luoghi un simile patrimonio? Ha senso tenere chiuso e inaccessibile per chissà quanto ancora un luogo vivace di studio, incontro e confronto di idee?

Dopo dieci anni si deve avere il coraggio di rilanciare la Biblioteca Universitaria cominciando a pensare una nuova e funzionale sede, in cui il Ministero per primo e poi Regione e Comune investano le proprie risorse. Questa la proposta di Una città in Comune per uscire da una situazione vergognosa che dura ormai da un decennio. Pisa (e non solo) ne ha bisogno.

Una città in comune

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