Veltroni: «Destra e sinistra esistono sempre. C’è da decidere»

giovedì
21 giugno 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
V

VERSO IL BALLOTTAGGIO

di CRISTIANO MARCACCI

Quando il partito è in difficoltà lo cercano sempre. E lui risponde “Presente”. E’ uno dei padri nobili della sinistra moderna. E soprattutto non gli mancano lucidità politica e d’analisi e capacità d’interpretazione della realtà. In questo è certamente aiutato dalle altre vesti che indossa frequentemente, quelle di giornalista, scrittore e regista. Walter Veltroni arriva oggi a Pisa (ore 18.30, piazza Vittorio Emanuele II) insieme all’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per sostenere e rafforzare la figura di Andrea Serfogli, candidato del centrosinistra a sindaco, a ridosso del ballottaggio di domenica 24.

Veltroni, perché ha accettato di venire a Pisa e cosa rappresentano in questo momento storico-politico le elezioni amministrative a Pisa e negli altri comuni al ballottaggio?
«Stiamo attraversando un momento difficile, direi quasi drammatico, nel quale viviamo la sensazione sgradevole di un ritorno al passato. E un momento in cui non possiamo dare più niente per scontato, al punto che vengono messi in discussione i valori democratici fondanti della nostra Costituzione e l’orizzonte di una Europa unita che è stata una delle più grandi conquiste del dopoguerra. Viviamo il peso di una crisi economica, di rappresentatività, di credibilità istituzionale che genera voglia di ribellione e reazioni d’istinto, senza domandarsi a cosa porteranno. La politica non viene vissuta come lungimiranza e visione collettiva ma come ricerca del consenso a breve costruito sulle paure e sulle insicurezze del singolo. E un quadro di forte destabilizzazione che ha rovesciato anche antiche certezze.
Fino a qualche anno la Toscana era una regione in cui la sinistra e i valori della sinistra erano talmente forti e radicati da poter sopportare qualsiasi turbolenza, oggi non è più così. Essere oggi a Pisa e in una regione con la storia, i valori e gli ideali della Toscana alla vigilia di questi ballottaggi significa ribadire che destra e sinistra non sono concetti superati e in questo momento, anzi direi in particolar modo in questo momento, si deve scegliere con forza da che parte stare».

Come definirebbe la fase attuale del Partito democratico? «Il Pd deve ritrovare una propria identità forte. Il sogno e le ragioni fondative che oltre dieci anni fa dettero vita al Pd sono di una attualità straordinaria e si deve ripartire da lì. Se non abbiamo la capacità di accendere un sogno, il rischio è che, come accaduto il 4 marzo, vinca l’incubo».

Renzi, o meglio il renzismo sono un problema o una risorsa?
«Bisogna sforzarci tutti di an dare oltre la discussione sulle singole persone. L quello che la grande comunità del Pd si aspetta dai suoi dirigenti. In questo momento così delicato la parola d’ordine dev’essere “inclusione”. Tutti i principali dirigenti del nostro partito devono impegnarsi per costruire il futuro del nostro partito insieme ai tanti bravissimi giovani dirigenti che abbiamo sul terri torio e alle migliori energie della società civile e della cultura. Serve una risposta vigorosa, all’altezza delle aspettative e, soprattutto, unitaria».

Quale rapporto in prospettiva con la sinistra, a cominciare da LeU e dai fuoriusciti del Pd?
«Credo che sia stato sbagliato, da sinistra, guardare al Pd come all’avversario da battere. La differenza fra destra e sinistra c’è ancora, è evidente e noi dobbiamo farla risaltare di nuovo. Come dimostra il risultato del4 marzo, però, la ricetta non è volgere lo sguardo indietro e cercare soluzioni novecentesche. I punti che ci uniscono sono enormemente di più di quelli che ci dividono. Valorizziamo i primi e limiamo i secondi. Facciamolo insieme. Il Pd è nato per essere la casa e il punto di riferimento di tutti coloro che credono in un grande partito riformista di sinistra».

Come può recuperare il Pd, e il centrosinistra, il consenso dei delusi di fronte all’avanzata leghista?
«Serve rimettere in campo, tutti insieme, la bellezza dell’idea della sinistra e di un riformismo in grado di essere risposta alle angosce e alle paure del quotidiano. Essere alternativi al populismo di destra significa essere in grado da un lato di dare risposte sul tema dell’insicurezza sociale e della precarietà e dall’altro di permettere a tutti, indipendentemente dal luogo e dalla condizione sociale di nascita, di inseguire i propri sogni. La crescita della Lega è figlia della sintonia che ha costruito, nel modo più semplicistico e pericoloso, con il sentimento delle persone sul tema anti-migranti, illudendo le persone che lasciare un barcone di esseri umani in mezzo al mare possa dare risposta ai loro problemi quotidiani. In tanti, di fronte a questo, si indignano e allora il Pd deve essere il partito in cui il popolo di sinistra, che c’è e che chiede disperatamente rappresentanza, può tornare ad identificarsi. Quando questo non è accaduto tanti elettori hanno ceduto alla tentazione illusoria del M5S o si sono rifugiati nell’astensionismo. Per loro deve tornare ad esserci il Pd».

Qual è la sua proposta sul complesso argomento dei migranti?
«Parto da un numero: gli sbarchi nei primi sei mesi del 2018 sono scesi di oltre 1’80% rispetto ai primi sei mesi del 2016 e del 2017 e negli ultimi dodici mesi gli arrivi in Italia e i morti in mare sono crollati. Un colpo straordinario ai trafficanti di esseri umani e la consapevolezza che il fenomeno può essere governato con umanità e sicurezza. Queste sono state le due parole d’ordine che hanno guidato il grande lavoro svolto, sia in sede europea sia coi paesi da cui i barconi partono alla volta dell’Italia, dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Un lavoro fatto senza urla e
senza giocare una campagna elettorale perenne sulla pelle di chi si ritrova in balia del mare. Abbiamo aperto uno spiraglio, rivendicando un cambio di modello che l’Italia ha indicato all’Europa. La realtà è che grazie al lavoro del precedente governo oggi non siamo in una situazione d’emergenza come altre vissute dal nostro Paese».

A Pisa la campagna elettorale è stata incentrata largamente sul tema della sicurezza: come dovrebbe porsi il Pd rispetto alle ricette leghiste e alla critica di una rincorsa a destra?
«Ripartendo dalle piazze, dalle strade, dal contatto con la gente e con il popolo. La sicurezza deve essere il primo obiettivo ma si raggiunge con la politica non con la demagogia. Il giorno dopo la rissa dell’altra notte che ha portato al ferimento di un esercente, a cui va tutta la mia solidarietà, con la rabbia che serpeggiava in città non era facile metterci la faccia. Eppure Andrea Serfogli e i candidati del centrosinistra hanno scelto di andare nei quartieri più critici della città a parlare coi cittadini e i commercianti. Si sono rimessi in connessione diretta con loro mentre la Lega e la destra speculavano sui social network. Oggi il vero nemico è la paura, l’insicurezza e la consapevolezza che per la prima volta dal dopoguerra i figli non vivranno meglio dei padri. La destra cavalca queste ansie ma è in grado di offrire soltanto promesse ingannevoli. C’è, nei loro slogan, il vuoto cinismo di chi sa di fare annunci al solo fine di alimentare il consenso».

Cosa direbbe ad un elettore chiamato domenica a votare per i ballottaggi?
«Gramsci diceva: “Odio gli indifferenti”. Agli elettori che credono nei valori del centrosinistra io dico che questo è il momento in cui non si può essere indifferenti e pensare di scegliere di non scegliere. Vogliono far credere che destra e sinistra non esistono più ma non è così. La differenza c’è ed è netta: è quella tra Trump e Obama o, in Italia, tra avere ministro dell’intemo Salvini o Minniti. Di fronte al ballottaggio la sinistra deve ritrovare l’umiltà e la forza dell’unità e sarebbe un bellissimo messaggio se il Pd e tutte le forze politiche, civiche e riformiste di centrosinistra ci riuscissero partendo proprio da qui. Agli elettori di Pisa direi invece di gettare lo sguardo oltre il campo in cui la destra vuole confinare la discussione. Le giunte di Fontanelli prima e Filippeschi poi lasciano in dote una serie straordinaria di investimenti in cultura, turismo e riqualificazione urbana che hanno reso il patrimonio storico e artistico ancora più bello».

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