Vera vincitrice è stata la Lega

martedì
26 giugno 2018
Testata:
ITALIA OGGI
Pagina:
10

Nelle elezioni di domenica scorsa è stata premiata la sua strategia in difesa dei territori
Il Pd aveva 14 capoluoghi. Gliene sono rimasti solo 5

DI GIANFRANCO MORRA

Il primo turno delle elezioni amministrative del 10 scorso aveva indicato il trend attuale dell’elettorato: premiato il centrodestra, sconfitta la sinistra, ridimensionato il M5S: sceso dal 32,7 delle elezioni politiche del 4 marzo a un 12,1 nelle comunali, pochi i comuni conquistati, irrilevante la partecipazione ai ballottaggi (in sette comuni su 76), escluso anche da quello per il Municipio di Roma-Garbatella. I capoluoghi di provincia che partecipavano al voto erano 20. Al primo colpo sei di essi ebbero il sindaco, in 4 città ha vinto il centrodestra e in due il Pd. Il ballottaggio, nella maggioranza dei casi, è avvenuto tra candidati del centrodestra e del centrosinistra.

L’esito dei ballottaggi di domenica scorsa nei 14 capoluoghi rimasti ha confermato la tendenza del primo turno? Senza dubbio e l’ha anche accentuata. Dei 20 capoluoghi il Pd ne aveva 14, gliene sono rimasti 5. E fra quelli perduti c’è tutta la toscana tirrenica, da Massa a Pisa e Siena, feudi da sempre del Pd. Visto che aveva già perso Pistoia e Livorno, Arezzo e Grosseto, ormai quasi tutti i grandi comuni della Toscana sono passati dal Pd al centrodestra o al MSs.

Non è capoluogo di provincia, ma i piddini hanno perso anche Imola, città che conta 70 mila abitanti. E che ci ha offerto un ballottaggio di assoluta originalità. Per più di un secolo aveva avuto solo sindaci uomini e di sinistra (è la città del grande socialista Andrea Costa). Le due donne che si sono sfidate, Carmela Cappello per la sinistra e Manuela Sangiorgi per il MSS, erano due «civiche», mai fortemente impegnate nei partiti e non troppo lontane fra di loro nei rispettivi programmi. Hanno prevalso i 5 Stelle, giunti secondi al ballottaggio, ma fatti vincere dai voti della destra.

Come è accaduto anche a Ivrea, da sempre per opera del vescovo Bettazzi laboratorio del cattocomunismo: ora ha un sindaco della Lega. Come della Lega è quello di Cinisello Balsamo, grosso comune lombardo (76 mila abitanti), strappato dal centrodestra al Pd, che l’aveva governato ininterrottamente dal 1945. Non v’è dubbio che la sconfitta del Pd del 10 giugno si è ripetuta ed è stata ancora più forte.

Occorre tuttavia essere prudenti nel giudicare i risultati delle elezioni comunali. Non v’è alcun dubbio che sono per natura diverse da quelle politiche: nei problemi, nei candidati, nelle attese dei cittadini. Altro è eleggere il parlamento nazionale, altro gli amministratori del comune. E il MSS, anche per la sua abitudine a non associarsi con altri, da sempre è stato sfavorito dal voto nelle amministrative, nonostante due così prestigiose vittorie come quelle di Roma e Torino, che tuttavia non sono state certo gestite al meglio.

Eppure, per gli eventi recentemente accaduti, le elezioni comunali hanno assunto anche un colore politico nazionale. Sono state fatte alcuni mesi dopo quelle del 4 marzo, vinte dal M5S e dalla Lega, e dopo il lungo percorso dei due

movimenti che, prima avversari nel voto, erano riusciti a costituire una coalizione e un «contratto». Il voto di domenica era in qualche modo un giudizio sugli artefici di questa operazione, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e sul governo Conte, nato da meno di un mese.

Ma forse gli eventi più drammatici e traumatizzanti sono stati i mutamenti operati dal nuovo governo nelle tecniche di risposta alla invasione dei migranti (al 93% irregolari, perché non costretti da guerre o persecuzioni, ma mossi dalla ricerca di una crescita economica nei paesi ricchi). Ora tale strategia, per la prima volta decisa e coraggiosa, è stata compiuta soprattutto dal ministro degli interni Salvini e appoggiata politicamente da Di Maio e dal fine intervento diplomatico del premier Giuseppe Conte.

Ora gli elettori sanno che la vita delle città è resa difficile e anche pericolosa dalla eccessiva presenza dei migranti. Nessuno discute la doverosità, umana e cristiana, di aiutarli, ma solo dentro una strategia concreta e ragionevole che sinora è piuttosto mancata. Non v’è dubbio che Salvini ha cercato di attuarla, con soddisfazione di gran parte dei cittadini italiani, che, come gran parte dei cittadini europei, al 70% chiedono appunto maggiori rigori, controlli ed espulsioni. Certo con operazioni dure e anche crudeli, che però hanno fatto sentire in Europa per la prima volta la voce del nostro paese, il più colpito per la sua posizione geografica dalla invasione e non aiutato dalle nazioni della Unione europea.

Non v’è dubbio che nel voto dato a Salvini il 4 marzo, sempre più numeroso nelle successive tornate elettorali e nelle previsioni dei sondaggi, il consenso alla sua linea intransigente ha avuto la sua importanza. L’invasione dei migranti è un fatto nazionale, ma anche un problema della città, del quartiere, della sicurezza, del mercato, della scuola, dei trasporti. Anche il ballottaggio, dunque, è stata una vittoria di Salvini e della sua leadership nel centrodestra.

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