Verdi: si riduce sul costo del lavoro e non si investe sulle professionalità

Il Teatro Verdi con ogni probabilità rimarrà chiuso almeno fino al prossimo anno. E’ questo che abbiamo appreso in Terza commissione consiliare dalle parole della Presidente Tangheroni.
Tante e vuote parole, e molti intenti ma sta di fatto che nel concreto non si sta facendo poco o nulla per riaprire il teatro.
Ci si nasconde dietro alle incertezze sulle normative nazionali e regionali che in realtà sono ormai arrivate a una definizione dei meccanismi della ripresa e del suo funzionamento.
L’amore dei cittadini e delle cittadine verso il teatro li ha portati a rinunciare al rimborso degli abbonamenti, con lo spirito di contribuire a una veloce ripresa, non certo per guardare un cancello chiuso.
Il danno non si limita a questo. La mancata riapertura mette a rischio il 20-30% dei finanziamenti ministeriali, quelli regionali e gli altri finanziamenti istituzionali legati allo svolgimento di alcune attività, come ad esempio la stagione dei concerti organizzata con la Scuola Normale.
Le prospettive future sono ancora peggiori: la mancata conferma di Vizioli o di un direttore artistico che programmi e lavori sulle stagioni del prossimo triennio, possono far perdere a Pisa ulteriori finanziamenti ma soprattutto lo relegano a un teatro amatoriale, ben lontano dall’offerta culturale di qualità a cui siamo abituati e che vede il Teatro svolgere un ruolo centrale nel panorama italiano e non.
Ignorata la proposta elaborata dai lavoratori del teatro per la ripartenza, che prevedeva eventi all’aperto e diffusi in città.
Ma la cosa più grave sono le politiche che la Presidente Tangheroni vuole mettere in campo per quanto riguarda il lavoro annunciando che non verranno rinnovati gli stagionali e che se sono persone che da decenni dedicano il proprio lavoro al Teatro Verdi non è un suo problema perchè nessuno li ha obbligati.
Alle nostre proteste la Presidente è arrivata a dire che è possibile trovare una soluzione se da tempi determinati aprono la partita iva in modo da costare meno al Teatro. Ridurre sul costo del lavoro, aprendo a forme sempre più precarie e meno retribuite, è la strategia che si intende mettere in campo. Si scaricano così sui lavoratori ancora una volta le responsabilità, arrivando a definire il cottimo “un modo con cui i giovani decidono di fornire i propri servizi”, e non piuttosto una forma di sfruttamento e di ricatto insopportabile

Parole gravi e inaccettabili. Si ammette in una commissione pubblica che si proporranno di trasformare forme contrattuali, che dovrebbero essere inquadrate come lavoro dipendente, in consulenze perché costano meno. Idee che nessun datore di lavoro dovrebbe né proporre né pensare.
A questo si aggiunge una grave svalutazione delle professionalità presenti , cercando di risparmiare sulla pelle delle persone e delle loro famiglie. C’è un disegno preciso di questa maggioranza sul tema della cultura e quindi anche sul Teatro Verdi: è un costo, su cui occorre tagliare, non investendo più in qualità e professionalità. Paradossale per chi a parole fa del rilancio del nome di Pisa nel mondo il proprio mantra.

Olivia Picchi (Partito Democratico)
Francesco Auletta (Diritti in comune)
Gabriele Amore  (Movimento 5 Stelle)

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