Violenza contro le donne: il 25 saremo in piazza. A Pisa la destra in questi anni ha cancellato le politiche per il contrasto alla violenza di genere e alla educazione alle differenze

“I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato”, il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere ed “è un delitto di Stato, perché lo Stato non ci tutela”.

Non si può parlare di questo 25 novembre senza citare la lettera di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia ammazzata negli scorsi giorni, senza farsi strumento di contagio e trasmissione delle sue parole potenti, nette e terribilmente vere.

Una città in Comune sarà sabato 25 novembre in piazza a Roma, in quella che sarà una manifestazione unica e irripetibile, piena di rabbia senza sconti per pretendere l’eliminazione totale della violenza contro le donne. Ci saremo sabato perché abbiamo bisogno di energie, perché dobbiamo caricarci di passione, perché dobbiamo farci rivolta, e combattere le pratiche di dominio maschile ogni giorno in tutti i nostri luoghi.

La nostra esperienza politica è a servizio di questa lotta e abbiamo tutta l’intenzione di essere anche più di prima una spina nel fianco delle nostre istituzioni locali. Solo un anno fa il Comune di Pisa si distingueva per impedire che le scuole pisane disponessero di 80.000 euro per i progetti di educazione alle differenze. Era un atto di volontà politica, chiaro e rivendicato dall’Amministrazione. Eppure, come dice Cecchettin, è necessario insegnare che l’amore non è possesso.

In questa città la violenza cresce, come dice la Casa della Donna: nel 2022, 386 donne su 516 si sono rivolte al Telefono Donna per la prima volta.

Ricordiamo che le vittime di femminicidio sono soprattutto donne italiane (80,05%) con una relazione stabile; oltre la metà delle donne che subiscono violenza è disoccupata o ha un lavoro precario e ben il 26% subisce violenza economica. Spesso hanno bambine/i che assistono alla violenza perpetrata dagli “uomini di casa”.

Per fronteggiare il costante aumento della violenza rilevato dalla Casa della Donna, in primo luogo vanno potenziati i finanziamenti al Centro Antiviolenza, che deve divenire un servizio stabile e non un progetto finanziato anno per anno: la violenza di genere non è un fenomeno casuale, ma è un problema strutturale.

Invece in tutti questi anni la Giunta Conti si è mossa nella direzione opposta uscendo ad esempio dalla Rete Ready, non facendo politiche sociali a sostegno delle donne per la loro autonomia ed autodeterminazione, non potenziando i servizi ma istituendo il “Premio Mamma”, non finanziando adeguatamente i centri antiviolenza, cancellando dalle scuole progetti per l’educazione alle differenze, anzi negandone la stessa rilevanza.

Rilanciamo per questo anche la proposta di un bilancio di genere del comune di Pisa, sia preventivo che consuntivo, come strumento di accrescimento cittadino dei valori e della cultura di parità, ma soprattutto come valutazione annuale delle politiche da mettere in atto e delle azioni da migliorare.

Una città in comune

(qui altre informazioni sull’evento)

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