Vite al ribasso nella giungla degli appalti

Luigi Coclite, Mohamed Toukabri, Mohamed El Ferhane, Taoufik Haidar, eBouzeki Rahimi sono 5 i morti nel cantiere per la costruzione di un centro commerciale della Esselunga a Firenze negli scorsi giorni. Alle loro famiglie, ai loro amici, ai loro compagni di lavoro va il nostro cordoglio, la nostra solidarietà, il nostro sostegno.

I numeri della strage che si abbatte sulla classe lavoratrice fanno impressione: 1485 morti sul lavoro nel 2023 – 4 morti al giorno, uno ogni 8 ore e mezza e 145 in questi primi mesi del 2024. E proprio ieri mentre si scendeva in piazza per gli omicidi a Firenze, 2 operai a Calcinaia sono rimasti gravemente feriti in un altro cantiere.

Nessuna fatalità, nessun incidente imprevedibile: queste morti sono una questione politica, di quella politica che destruttura il mondo del lavoro perché bisogna correre per stare al passo dei mercati e della competizione globale. Dopo decenni di attacchi ai diritti, tra liberalizzazioni ed esternalizzazioni in ogni settore, è oggi chiaro che l’attacco è alle vite di chi lavora, vite sacrificabili per massimizzare i profitti, in un labirinto di appalti e subappalti che sgretola tanto la contrattazione collettiva quanto il processo di lavoro. E per questo ci sono responsabilità politiche precise da parte di chi ha governato in questi decenni. Dagli anni ’90, in nome del “cambiamento e dell’innovazione” privatizzare, esternalizzare, precarizzare sono stati i binari su cui ha corso il treno delle “riforme”.

Di questo correre disfunzionale, è emblematica la logica dei subappalti a cascata introdotta dal Governo Meloni con il nuovo Codice degli appalti. Si stima che il 70% degli incidenti nei settori dell’edilizia avvenga in regime di subappalto: nel cantiere Esselunga erano 32 le ditte in subappalto. La committenza dei lavori è della Villata Spa immobiliare, presieduta da Angelino Alfano, che nel 2021 dichiarava utili per oltre 70 milioni di euro. A eseguire i lavori, l’Attività Edilizia Pavesi srl, già coinvolta in un’inchiesta nel 2023 per incidenti avvenuti in un altro cantiere a Genova. E risalendo la filiera, arriviamo ad Esselunga, a cui sono stati sequestrati nel giugno del 2023 47,8 milioni di euro per frode fiscale sulla manodopera.

E’ evidente che siamo di fronte ad un sistema di sfruttamento e speculazione e a pagarne le conseguenze ancora una volta sono i lavoratori e le lavoratrici, ma anche tutta la cittadinanza che nel caso di Firenze si era opposta alla realizzazione di questo centro commerciale, chiedendo servizi e verde per quel quartiere.

Tutto questo in un paese in cui si sta smantellando progressivamente il sistema dei controlli sui luoghi di lavoro, con carenze di personale, pochi controlli e praticamente nessuna prevenzione. Sono solo 4.000 in tutta Italia gli ispettori del lavoro e ne mancano oltre 1000 in pianta organica. Ma anche la Regione Toscana ha le sue responsabilità, avendo soppresso il settore regionale “Prevenzione e sicurezza sul lavoro” per motivi di risparmio, inglobandolo nella “prevenzione collettiva” (assieme alla sicurezza alimentare e veterinaria). In Toscana non esiste quindi più un settore autonomo dedicato ad hoc alla prevenzione e sicurezza sul lavoro, con risorse, personale e mezzi adeguati.

Di fronte a questo intreccio di responsabilità, tutte politiche, è insopportabile la rituale retorica, le parole di circostanza, da parte di chi è corresponsabile di questa situazione

Al tempo del cordoglio deve seguire da parte di tutte e tutti noi necessariamente quello della lotta per condizioni di lavoro diverse, sicure, certe.

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