VITTORIO TAVIANI E LA SUA TOSCANA, COME DENTRO UN FILM

giovedì
26 aprile 2018
Testata:
CORRIERE FIORENTINO
Pagina:
8

UN RICORDO DEL REGISTA SCOMPARSO

VITTORIO TAVIANI E LA SUA TOSCANA, COME DENTRO l NN’ILM

di Riccardo Ferrucci

Una lunga amicizia mi lega a Paolo e Vittorio Taviani. Ricordo ancora la mostra del 1987 «La bottega Taviani», dame curata, a San Miniato, Pisa e Firenze. Poi nel 1982 la grande esposizione a Bruxelles, nella sede dell’Unione Europea, «La Toscana raccontata da Paolo e Vittorio Taviani». La nostra collaborazione è nata negli anni Ottanta sul set di «Good Morning Babilonia», del quale ho seguito la lavorazione, con un progetto della Regione Toscana con una classe dell’Istituto d’Arte di Pisa. Il film narra la storia di due artigiani toscani che vanno a lavorare sul set del mitico film «Intolerance» di Griffith. Nei vecchi stabilimenti cinematografici di Tirrena fu ricreata la Hollywood di inizio secolo, ed era una situazione unica vedere Paolo e Vittorio girare in perfetta sintonia, come se fossero una persona sola. In questo set pieno di magia sembrava di assistere al lavoro di una famiglia: i costumi affidati alla moglie di Paolo, Lina Nerli Taviani, la segretaria di edizione era la moglie di Vittorio, Carla Vezzosi, mentre lo scenografo Gianni Sbarra era il marito di una sorella dei Taviani. Per la produzione americana era presente la costumista Premio Oscar Milena Canonero, stupita dei pochi mezzi a disposizione, ma con i quali i due registi riuscivano a ricreare un cinema di poesia e di grande fascino visivo.

Come ci hanno confessato i Taviani «per Pasolini il cinema era soprattutto pittura, per Fellini è messa in scena, per Visconti letteratura, per Eisenstein montaggio, ma anche forza, meraviglia e gusto di piazzare la macchina da presa. Per noi tutto è importante, ma l’elemento chiave è il rapporto tra immagine e suono. E il momento in cui si sente maggiormente la forza, la magia, il mistero e la curiosità del cinema». Le scene più memorabili dei loro film vivono sempre dall’incontro/scontro di musica e immagine che fa emergere tutta la forza del loro cinema. A volte anche il silenzio è vissuto come presenza musicale, come rottura di un ordine costituito. I Taviani sono gli interpreti più autentici della dimensione ambigua della Toscana, della solarità che si accompagna anche ad un’idea di violenza e di morte, di solitudine. Ma la presenza della Toscana è solo uno dei leitmotiv dei due autori, che utilizzano gli scenari della natura come un enorme palcoscenico, per far nascere i sogni, le memorie, le leggende. La Toscana è protagonista del celebre «La notte di San Lorenzo» ed anche dell’ultimo, bellissimo film girato insieme, «Meraviglioso Boccaccio».

La scomparsa di Vittorio segna la fine di un sodalizio unico, grazie al quale abbiamo film indimenticabili come «Padre padrone», «La notte di San Lorenzo», «Kaos» e «Cesare deve morire». Quello di Paolo e Vittorio è un cinema artigianale elaborato come un’opera d’arte con sapienza compositiva, senza grandi mezzi economici, ma ricco di idee e di utopie.

E’ triste pensare che oggi Vittorio non è più insieme a noi, con la sua curiosità, ironia e intelligenza. Ha amato profondamente la sua terra d’origine e anche se ha vissuto a Roma è sempre rimasto legato alla sua Toscana e alla sua San Miniato. Il suo amore per il cinema è nato vedendo in un cinema pisano «Paisà» di Rossellini e il suo amore per lo spettacolo è nato quando il padre lo portava, da bambino, a vedere le opere liriche a Firenze al Maggio Musicale. Da qui la passione per la settima arte e la voglia di raccontare le storie attraverso le immagini, i colori ed i suoni. Uno dei film più belli dei Taviani è «Laos» ispirato alle novelle di Pirandello. Dice la madre di Pirandello al figlio nel finale: «Guarda le cose con gli occhi di quelli che non le vedono più! Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà più sacre e più belle». Sembra un finale scritto per la scomparsa di Vittorio che continua a vedere la bellezza del suo cinema anche dopo la sua morte.

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