Vodafone: approvata alla unanimità la nostra mozione a sostegno dei lavoratori

La prima mozione discussa nella nuova consiliatura 2023-2028 è ancora una volta quella presentata dal nostro gruppo consiliare a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici Vodafone impegnati in una difficile vertenza. Ieri in consiglio comunale abbiamo ottenuto così un primo importate risultato con l’approvazione alla unanimità di questo documento che già durante la campagna elettorale ci eravamo impegnati a portare subito all’attenzione del consiglio comunale.

Nella nostra mozione il Consiglio comunale “esprime il proprio sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici di Vodafone in questa vertenza e per il raggiungimento di questo primo risultato con il ritiro del piano di licenziamenti”, e ribadisce “comunque fortissima preoccupazione in quanto le soluzioni individuate sono solo temporanee e il rischio degli esuberi potrebbe riproporsi nel breve-medio periodo, senza una prospettiva di interventi strutturali sul settore delle telecomunicazioni da parte del Governo che stabilisca regole certe e investimenti su un comparto che rappresenta un asset strategico per il paese”

Da qui la richiesta “al Governo e al Parlamento di interventi urgenti per affrontare una crisi sistemica che possano mettere concretamente in sicurezza il comparto e tutelare realmente e nel lungo periodo i 120 mila addetti nel mercato delle Telecomunicazioni”.

Al contempo con la nostra mozione si attivano anche delle azioni concrete. In primo luogo, infatti, si “impegna il Presidente del Consiglio comunale ad organizzare, possibilmente prima della pausa estiva, una conferenza dei capigruppo a cui partecipino le organizzazioni sindacali e la RSU del sito di Pisa della Vodafone per avere un aggiornamento sugli effetti dell’accordo siglato sullo stabilimento pisano e quali sono le prospettive”. Inoltre “si impegna il sindaco a prendere contatti con tutti gli altri sindaci delle città che erano interessate da questo piano di ristrutturazione al fine di coordinarsi nei confronti del Governo per sostenere queste richieste”

Ora è importante che si diano concretezza a queste iniziative e che il governo intervenga rapidamente.

La crisi del settore a livello europeo, con consistenti tagli al personale (anche in Italia) è sotto gli occhi di tutti. Le multinazionali si trovano ad affrontare un insieme di concause che ne riducono i profitti e così, come di consueto, la prima cosa che tagliano è il costo del lavoro: la presenza sul mercato di numerosi soggetti, l’avvento dell’intelligenza artificiale, i call center esteri a costi inferiori, la concorrenza sulle commesse ad alto valore aggiunto nel settore privato o della pubblica amministrazione…

E in Italia la questione assume una rilevanza molto più preoccupante: mentre negli altri paesi europei la manutenzione e la gestione delle infrastrutture sono in mano pubblica (essendo le società statali azioniste di maggioranza dei soggetti di riferimento), i governi italiani che si sono succeduti hanno provveduto nel tempo a vendere quasi integralmente l’infrastruttura strategica, con il colosso francese Vivendi attualmente azionista di maggioranza di Tim, e con Cassa depositi e prestiti che ha ormai poca voce in capitolo.
In questa situazione di completa deregolamentazione, le principali compagnie presenti nel nostro Paese prevedono di risolvere la crisi scorporando dai servizi l’industria, ovvero la proprietà e la gestione delle infrastrutture di rete.
WindTre ha già ceduto a un fondo d’investimento svedese parte della sua rete mobile mentre Tim è in fase di valutazione delle offerte per la dismissione della sua NetCo.

In Italia ono quindi a rischio circa 20.000 posti di lavoro diretti, senza contare l’intero sistema degli appalti del settore, relativamente all’impiantistica, la manutenzione, l’installazione delle reti fisse e mobili, oltre che per il settore dell’assistenza clienti.

Nel paese che si trova agli ultimi posti in Europa in termini di qualità della connessione e in cui la copertura di rete a banda larga nell’intero territorio nazionale è lungi dall’essere completata a fronte della mole di investimenti stanziati, occorre allora una immediata e netta inversione della politica industriale ed economica: il mercato e la deregolamentazione non migliorano i servizi e non fanno l’interesse dei cittadini e dei lavoratori; occorre che lo Stato riprenda le redini di un settore di grande rilevanza strategica, difendendo i posti di lavoro e pretendendo ai tavoli di trattativa seri piani industriali ad alto valore aggiunto.

Ciccio Auletta – consigliere comunale Diritti in comune: Una città in comune – Unione Popolare

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