ZONE ROSSE A PISA: lo Stato di Polizia non può sostituirsi allo Stato di Diritto

Se di regola la primavera è il periodo del risveglio e della rigenerazione, nella visione lugubre e tetra della società di Matteo Salvini e i suoi sodali leghisti è evidentemente occasione per mettere in atto la loro propaganda più becera.

 

Al grido “Nessuna tolleranza per degrado e illegalità”, il Viminale plaude alle ordinanze prefettizie “anti-balordi”, in pratica il Daspo, già applicato in diverse città sulla base del Decreto Sicurezza 14/2017 del ministro PD Marco Minniti. Coinvolte per ora Bologna e Firenze, le cui prefetture, di concerto con i sindaci di centrosinistra, hanno già cominciato ad allontanare chi è stato denunciato per spaccio, percosse, rissa, lesioni personali, danneggiamento di beni e commercio abusivo su aree pubbliche.”Darò direttive affinché simili provvedimenti scattino in tutta Italia”, ha aggiunto Salvini.

 

Le città si “colorano” dunque di zone rosse, nel rispetto dell’imperante assioma che vede strettamente legati decoro e sicurezza. Zone rosse dove relegare mendicanti e altre soggettività ritenute indesiderate per preservare il centro vetrina, segregando le marginalità sociali nelle periferie. Addirittura doppio colore (zone rosse e blu) nel caso di Calolziocorte in provincia di Lecco: i centri di accoglienza per i migranti dovranno rispettare distanze di sicurezza da scuole e stazione e, in misura inferiore, da oratori e biblioteca civica.

 

E al triste elenco delle città con Daspo non poteva mancare Pisa, ormai spesso caso nazionale per vedere applicate dalla giunta a trazione leghista politiche pesantemente discriminatorie: l’ordinanza che “colorerà” di rosso le zone del centro e del litorale è in fase di ultimazione.

 

Si tratta di limitazioni e restrizioni di libertà attraverso atti amministrativi, che violano la riserva di giurisdizione e la libertà di movimento previste dagli art. 13 e 16 della Costituzione: oggi il Daspo urbano colpisce le persone più ai margini, domani potrebbe colpire chiunque altro, per le motivazioni più strampalate del politico di turno. Questa deriva securitaria che fa a pezzi lo stato di diritto non ci appartiene. Avremo quartieri “bene” e periferie sempre più abbandonate a se stesse.

 

Servono politiche di vivibilità e qualità urbana, integrazione, stanziamenti per il contrasto delle povertà, finanziamenti per garantire il diritto alla casa. La marginalità sociale invece viene gestita come questione di ordine pubblico e sicurezza, in chiave meramente repressiva. La nostra visione di città è diversa ed ha come obiettivo, declinato peraltro nel nostro programma elettorale, l’inclusione e la coesione sociale, per garantire la sicurezza reale, e non fomentando l’insicurezza percepita.

 

L’esatto contrario della becera propaganda salviniana, fatta sulla pelle dei più deboli. Lo Stato di Polizia non può sostituirsi allo Stato di Diritto.


Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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