Una citta’ in comune e Rifondazione Comunista: “Trasparenza nostra stella polare. Per questo rendiamo pubblici i documenti secretati sul porto”

Se amministreremo Pisa, la trasparenza sarà la stella polare del nostro modo di organizzare la macchina comunale e i rapporti con i cittadini, non come slogan ma come pratica quotidiana. Su questo delicatissimo tema – soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra ente pubblico e imprenditoria privata – nella nostra città vale invece il detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Per questo noi oggi partiamo dal fare e, con un atto concreto, saniamo una ferita nella vita democratica di Pisa. Ferita che l’amministrazione Filippeschi ha prodotto in questi mesi, in merito al caso della vendita dei terreni di proprietà comunale nell’area del realizzando Porto di Marina di Pisa.

La decisione di secretare la corrispondenza tra gli uffici comunali competenti, e quella tra il Comune e la Società realizzatrice del porto, e poi di imporre lo svolgimento in forma “segreta” della seduta della prima Commissione di controllo e garanzia in cui quei documenti sono stati analizzati, costituiscono atti senza precedenti. Si tratta di decisioni non tecniche, ma tutte politiche visto che, ad esempio, la decisione di fare svolgere la seduta “a porte chiuse” venne presa a maggioranza nella stessa Commissione su proposta del consigliere del Pd, Michele di Lupo, col sostegno dell’Udc, con il parere contrario di Rifondazione Comunista, di Sel e del presidente della stessa Commissione, Riccardo Buscemi.

Mai era accaduto nulla di simile nella nostra città. Ancora più grave è il fatto che a innescare questo meccanismo, fu la presenza di un giornalista durante una commissione in cui furono ascoltati sull’argomento l’assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio Andrea Serfogli e la dirigente Laura Tanini della Direzione patrimonio e contratti. La secretazione dei documenti e la decisione di svolgere la seduta a porte chiuse, sono stati solo l’ultimo tassello di una vicenda caratterizzata dalla mancanza completa di trasparenza: da quella prima audizione dovette passare più di un mese prima di arrivare alla consegna dei documenti ai consiglieri. Una consegna avvenuta solo grazie all’insistenza del consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Maurizio Bini.

I documenti vennero consegnati in Commissione dal Direttore generale del Comune, Angela Nobile, con una lettera di accompagnamento in cui si affermava che i consiglieri comunali “possono utilizzare il materiale fornito esclusivamente per l’espletamento del proprio mandato” e che “nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di segreto e di tutela della riservatezza sono tenuti al segreto d’ufficio e sottoposti ai connessi divieti di divulgazione e diffusione”. Per ribadire
ulteriormente il concetto su ogni singolo documento consegnato venne scritto a penna, in calce: “Uso esclusivo e riservato funzioni consigliere comunale”. Diversi consiglieri (Pd, Udc, Fli, Idv) decisero allora, di fatto, di non svolgere la propria funzione e di non ritirare i documenti, per evitare possibili coinvolgimenti e responsabilità su “eventuali fughe di notizie”.

Questa modalità di accesso agli atti e di controllo sulla loro divulgazione non ha precedenti nella storia del Comune di Pisa. Si tratta di una forte e preoccupante limitazione delle funzioni di controllo a cui, come consiglieri comunali, si è chiamati dalla legge. Non rientra forse nel mandato del consigliere quello di informare la cittadinanza delle azioni o delle omissioni
dell’amministrazione comunale, qualora le ritenga politicamente rilevanti?

È giunta l’ora di sanare questa ferita nella vita democratica della città e consentire l’apertura di un vero dibattito pubblico, non strumentale o di parte, ma basato sugli atti, intorno alla questione della vendita dei terreni comunali nell’area del porto. Questa è la nostra idea di come amministrare, con la massima trasparenza, una città.


Qui di seguito è possibile scaricare i documenti secretati:

Parte 1
Parte 2
Parte 3
Parte 4

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