Demolito il parco dei bimbi a Metato. Le insegnanti furiose e deluse

28 marzo 2014, Pagina Q

Demolito il parco dei bimbi a Metato. Le insegnanti furiose e deluse

La lettera aperta delle insegnanti della Scuola Cesare Battisti di Metato, dopo che le ruspe del Comune di San Giuliano hanno demolito le strutture del Parco “Terra, acqua, aria, fuoco”, ritenute pericolose. Le parole delle insegnanti ricostruiscono la storia del Parco e sono un’importante testimonianza di impegno civile quotidiano, volto alla cura dei luoghi e alla crescita delle persone.
Il parco “Terra, acqua, aria, fuoco” è stato realizzato in conseguenza all’attuazione di un progetto teatrale pluriennale che si svolgeva nella scuola di Metato nella seconda metà degli anni novanta e che si è intrecciato con il concorso promosso da Unicoop Firenze intitolato “Da bambino faccio un parco, da grande farò un mondo migliore”. La scuola ha partecipato al concorso con un progetto pensato e realizzato dai
bambini e dalle bambine della scuola che avevano voluto inserire nel parco, giochi di terra, acqua, aria e fuoco, proprio in conseguenza al percorso teatrale da poco seguito. La stesura del progetto è stata preceduta da una fase di accurata indagine effettuata per valutare i luoghi di aggregazione presenti sul territorio e poi integrata con la realizzazione di un plastico (che tutt’oggi è in possesso della scuola) che definiva posizioni, misure, colori e dettagli dei giochi ideati, tutti ispirati ai quattro elementi naturali.
Il progetto si classificato primo ed è stato finanziato con 30.000.000 di lire, da spendere per la sua realizzazione. La scuola ha individuato come spazio adatto alla nascita del parco, un’area attigua alla scuola in modo tale che questo bene potesse diventare pubblico ed essere così fruito da una fetta più ampia di cittadinanza, rispetto a quella del gruppo – scuola.
Per problemi burocratici però (il terreno doveva essere espropriato) il parco è stato realizzato ben cinque anni dopo, il 28 maggio 2003, dopo che la scuola era stata colpita gravemente dalla scomparsa di uno dei bambini che lo avevano progettato. La realizzazione tecnica è stata affidata all’architetta Luana Ascenzi che, pur dovendo rispondere a criteri di sicurezza e conformità, ha cercato di rispettare al massimo le scelte dei bambini commissionando alle ditte produttrici di giochi da esterno, strutture in legno il più possibile vicine ai prototipi previsti nell’idea iniziale.
Da allora tutti i bambini e le bambine che hanno frequentato la scuola hanno vissuto il parco non solo come luogo di svago ma anche come impegno di cura, pulizia, piccola manutenzione e lo hanno sempre considerato una grossa risorsa in grado di sopperire alle carenze del cortile interno alla scuola. Negli ultimi due anni, constatando lo stato di graduale deterioramento dei giochi, è stata ripetutamente richiesta la collaborazione dell’Amministrazione Comunale per intervenire sulle strutture danneggiate con una manutenzione straordinaria che ne consentisse il recupero, senza ottenere mai nessuna risposta.
Oggi, trovando la disponibilità di alcuni genitori a collaborare con la scuola per la manutenzione necessaria (le famiglie erano anche disposte ad autotassarsi) si è ritenuto doveroso informare gli uffici addetti in modo da agire garantendo la sicurezza degli interventi.
Il 25 marzo le insegnanti e i /le bambini/e hanno trovato le ruspe che demolivano il parco, completamente.
Nessuna delle persone coinvolte (docenti, genitori, bambini, dirigente, coop) è stata avvisata dell’intervento che è stato pensato per risolvere il problema in modo drastico e definitivo.
Le insegnanti della scuola vogliono sottolineare che, a loro avviso, esiste una forte discrepanza tra le modalità di intervento attuate in questo contesto e i valori che vengono proposti quotidianamente ai/lle bambini/e, dalla scuola stessa e dalle Istituzioni (cittadinanza attiva, democrazia partecipata, … ). Si vuole qui mettere in evidenza il valore educativo che il parco rappresentava per la scuola perché esso era vissuto non solo come spazio fisico di aggregazione ma anche come luogo della “memoria” , progettato con precisi significati. Le insegnanti ritengono molto importante il rispetto delle “micro memorie” del vissuto perché è proprio con queste che si riesce a sensibilizzare i giovani al riconoscimento del grande valore della memoria collettiva. Calpestarle significa agire in senso opposto rispetto a quello che poi viene richiesto loro.
Ci si chiede come in una scuola e in un Comune dove parole come “riuso” e “riciclo” rappresentano il fiore all’occhiello delle scelte collettive, si debba poi incontrare l’incoerenza di una ruspa che spiana e distrugge, senza tener conto di eventuali possibili azioni di recupero, volte al riutilizzo e finalizzate anche ad un più corretto investimento dei soldi dei contribuenti.
Le insegnanti si trovano in difficoltà nel dover rispondere alle domande dei/lle bambini/e su questo gesto per loro inconcepibile e incomprensibile e chiedono quindi che sia l’Amministrazione stessa a confrontarsi con gli alunni e a farlo in tempi stretti. Inoltre, per il ripristino del parco, le insegnanti richiedono l’istallazione di strutture di legno (simili a quelle prima esistenti) nel rispetto del progetto originale da esaminare anche sul plastico che ne riproduce le idee. Infine, per evitare ulteriori nuovi fraintendimenti con le future amministrazioni si chiede che venga ufficializzata per scritto l’adozione del parco da parte della scuola e la sua intitolazione originale: “Dedicato a Mattia”.
Pur valutando la possibilità che le scelte di demolizione siano state dettate da motivi di sicurezza, si ritiene di dover criticare fortemente le modalità operative che non hanno tenuto conto di persone, affetti, valori, storie, calpestando il vissuto di una fetta di comunità. Si è convinti che di fronte a qualunque tipo di impedimento, il confronto e l’informazione delle parti coinvolte sia fondamentale per la crescita del dialogo
democratico.

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