Federighi: un Marchionne in salsa pisana? No Grazie

Sabato 8 giugno è stata pubblicata sul Tirreno un’intervista a Federigo Federighi, presidente dell’Unione Industriali Pisana. La riportiamo per comodità a questo link. Più sotto è possibile leggere il nostro commento.

http://comune.pisa.waypress.eu/RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIG6199.TIF&subcod=20130608&numPag=2&tipo=GIF

E’ un vizio sempre più diffuso quello di parlare di lavoro senza parlare dei lavoratori e delle lavoratrici, o riferendosi ad essi come consumatori indegni ed egoisti di una merce ormai troppo preziosa per essere “concessa” a tutte e tutti.

Non esente a questo vizio è la Confindustria di Pisa che per bocca del suo presidente Federigo Federighi, nel corso dell’ultima assemblea delll’Unione Industriali pisana, ha affermato che “il sindacato deve decidere se vuole salvare il lavoro o provare ad accontentare le persone che oggi lavorano”. Accontentarle significa, per il presidente, operare per la difesa dei diritti di chi lavora, diritti definiti sprezzantemente come “consuetudini e abitudini”: in altre parole ostacoli alla mitica ripresa.

Federighi probabilmente immagina di essere un Marchionne in salsa pisana: chiede ancora più flessibilità, riduzione del costo del lavoro, piena libertà di licenziamento a seconda delle esigenze dell’azienda. Ricette iperliberiste che non mettono al centro il lavoro, ma il profitto, e che hanno ampiamente dimostrato il loro esito fallimentare.

E’ ormai del tutto evidente che la terribile crisi di questi anni è stata affrontata esclusivamente con “riforme” e ristrutturazioni che hanno devastato i diritti sociali e sindacali e hanno riportato indietro di decenni livelli occupazionali e consumi senza ovviamente innescare alcun tipo di crescita ma soprattutto senza nulla toccare sul versante della speculazione finanziaria, dell’evasione fiscale e dei grandi patrimoni.

In questi anni Federighi e gli imprenditori come lui hanno regolarmente ottenuto dalla politica e dalle istituzioni tutto ciò che hanno chiesto e nonostante ciò – o forse proprio per ciò – hanno responsabilità cruciali nella crisi italiana.
Il presidente di Confindustria, Squinzi, sembra avere avuto negli
ultimi giorni un – pur limitatissimo – soprassalto di consapevolezza e dichiara di temere gravi conseguenze sociali da una continuazione di queste politiche.
Sarebbe utile che Federighi, invece di lanciare minacce per nulla velate di delocalizzazione, andasse a fare un corso di aggiornamento a Viale dell’Astronomia.

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