A Pisa solo le “pisane DOC” possono avere le mestruazioni?

Ci risiamo.
Ancora una volta questa amministrazione prova a raccattare facili consensi accordando privilegi ai “pisani veri”, o meglio alle “pisane vere”, quelle che possano fregiarsi di ben 24 mesi di residenza nel Comune: così elargisce un bonus una tantum per l’acquisto di prodotti di igiene femminile presso le Farmacie Comunali, con la specifica che solo queste donne possano accedervi.

Il primo impulso sarebbe quello di farsi una risata: solo le “pisane DOC” possono avere le mestruazioni? Le mestruazioni alle pisane! E via dicendo…

Il fatto è però che ancora una volta questa amministrazione abdica al suo compito di costruire politiche sociali serie e dare una risposta ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione, in questo caso le donne con un reddito basso, e preferisce percorrere la strada della demagogia.

Ancora una volta siamo quindi costretti a porre l’accento sulla natura discriminatoria dei requisiti posti dall’assessora Gambaccini e dall’Amministrazione. Il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine davanti alla legge viene nuovamente calpestato e il diritto ad uno stato sociale efficiente ed inclusivo viene sostituito con modeste elargizioni che hanno il sapore dell’elemosina quando non del privilegio.

Com’era intollerabile che la giunta Conti ponesse la storicità della residenza come criterio di accesso alle graduatorie per gli alloggi popolari, alla fruizione dei bonus e all’accesso ai nidi d’infanzia è ora odioso quest’ultimo caso per le agevolazioni per l’acquisto di beni primari quali gli assorbenti femminili. Abbiamo denunciato la violazione della legalità costituzionale allora e la denunciamo oggi. Si infierisce infatti sulle donne che appartengono alle fasce sociali più deboli in un momento storico in cui la condizione femminile ha già subìto un deterioramento di portata non ancora del tutto chiara poiché nessuna indagine puntuale è stata avviata nonostante sia stata recentemente approvata in Consiglio Comunale una nostra mozione in questo senso (leggi qui il nostro comunicato).

Davvero la giunta Conti ritiene che la fisiologia femminile abbia un funzionamento diverso e comporti un impegno economico diverso per le donne non residenti o che abbiano acquisito in tempi recenti la residenza nel comune di Pisa?

Non comprendiamo né condividiamo la logica della legislazione nazionale che pone l’IVA sugli assorbenti femminili al 22% classificandoli quindi come beni di lusso. L’11 marzo scorso il Consiglio comunale ha approvato una mozione che invita il Sindaco e la Giunta a farsi promotori, presso il governo centrale, di una riduzione o dell’annullamento dell’aliquota. In quasi la metà dei paesi europei l’aliquota è sotto il 10 per cento, in Irlanda è azzerata.

Di certo la soluzione al problema del costo dei prodotti per l’igiene femminile non consiste nell’attuare provvedimenti discriminatori che hanno come unico effetto quello di esacerbare la marginalità e la discriminazione sociale di alcuni gruppi particolarmente vulnerabili. La soluzione consiste nel rimuovere ogni ostacolo per una piena realizzazione della dignità delle donne, di tutte le donne a prescindere dalla rispettiva nazionalità o residenza, affinché nessuna debba considerare un lusso l’acquisto di beni indispensabili quali gli assorbenti femminili.

Una città in comune

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