La Giunta Conti vuole far approvare in fretta e furia una modifica sostanziale del Regolamento per l’affidamento di lavori, servizi e forniture.
Si tratta di una delibera molto complessa e delicata in quanto si definiscono le modalità con cui il Comune assegna centinaia e centinaia di migliaia di euro, e quindi richiederebbe invece un esame attento e molto accurato.
La linea della destra è quella di utilizzare tutti gli spazi consentiti da un provvedimento iperliberlista come il Decreto “Sblocca Cantieri”, duramente contestato da sindacati ed associazioni tra le quali in prima fila Libera.
Con queste modifiche al Regolamento si vogliono eliminare “lacci e lacciuoli” aumentando la discrezionalità nelle scelte degli affidamenti degli appalti. Questo risulta palese da un esame delle modifiche proposte.
In primo luogo per gli affidamenti inferiori a 40.000 € viene cancellato l’obbligo di acquisire almeno due preventivi prima di procedere all’affidamento diretto.
In linea con questo criterio di interpellare il numero minimo di aziende, aumentando al contempo l’arbitrarietà nelle scelta, si prevede che per gli affidamenti dai 40 ai 150.000 €, nel caso dei lavori pubblici, il Comune passerà a negoziare solo con 3 ditte, scelte dai Responsabili dei procedimenti, non facendo quindi ricorso agli elenchi redatti dalla stessa amministrazione.
Per quanto riguarda i servizi di architettura e ingegneria, inoltre, sparisce il divieto di cumulo di incarichi al di sopra di 100.000€ nell’ultimo triennio.
In generale poi, per lavori e servizi che superano il tetto dei 150.000 €, si dovrebbero individuare dei “criteri oggettivi” per la selezione delle imprese, ma nella nuova proposta di regolamento e nei suoi allegati non si trova mai traccia di questi.
Nei fatti anche gli elenchi da cui attingere per l’assegnazione dei lavori e dei servizi possono essere bypassati in quanto si prevede la possibilità per il Responsabile del procedimento, e più in generale per il Comune, di crearne altri elenchi appositi, inserire autonomamente altri soggetti o derogare tout court da essi.
Infine la chicca la troviamo nell’allegato che istituisce i criteri per la formazione degli elenchi per l’assegnazione dei lavori pubblici. Infatti si stabilisce che per lavori oltre i 150.000 € le imprese dovranno impegnarsi ad aprire una sede entro 50 chilometri da Pisa, se non ce l’hanno già. In altre parole un’impresa che non ha la sede entro questo ristrettissimo raggio (e non è chiaro come è stata definita questa soglia) e che non voglia o non possa permettersi di aprire una sede per un appalto di € 150.000 non potrà essere ammesso all’elenco. Si cerca così di far entrare in maniera surrettizia un cavallo di battaglia della campagna elettorale della Lega: ovvero la priorità delle ditte locali nelle scelte da parte del Comune, con buona pace di quella concorrenza tanto decantata dalla destra.
Emerge quindi un impianto che aumenta l’arbitrarietà e la discrezionalità e di conseguenza rende sempre più difficile il controllo.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile