Nonostante la crisi economica e sociale determinata dalla pandemia e dalla guerra, a Pisa il costo medio di un posto letto aumenta rispetto all’anno precedente del 10%, superando i 350 euro. Sono questi gli effetti della speculazione che i grandi proprietari a Pisa come in altre città stanno mettendo in atto impunemente e liberamente con effetti negativi sia per gli studenti e le studentesse che vengono da fuori a studiare nella nostra città, sia per tutta la comunità.
Infatti le contraddizioni che da sempre denunciamo della situazione immobiliare nella nostra città producono effetti tangibili sulla vita dei singoli: mentre si aumentano i prezzi e si impongono affitti con pagamenti al nero con la rassicurante certezza da parte dei privati della presenza di studenti costretti a cercare un alloggio a qualsiasi costo, persino in appartamenti sotto il livello normativo di sicurezza, continuano ad essere centinaia gli appartamenti sfitti e inutilizzati in città. Il contesto è ulteriormente aggravato dal persistente definanziamento del diritto allo studio universitario che obbliga sempre più studenti idonei non beneficiari di posto alloggio a riversarsi nel mercato immobiliare privato pur di trovare una stanza in cui vivere durante la frequentazione dell’università. Quindi se da una parte la popolazione studentesca viene bollata come disturbatrice della quiete cittadina, cui l’amministrazione comunale risponde con continue ordinanze di limitazione della vita sociale serale senza oltretutto prevedere controproposte culturali, dall’altra viene vista come una componente da sfruttare economicamente senza freni.
Siamo di fronte ad una economia della rendita e di sfruttamento della presenza degli studenti e delle studentesse, di cui la pandemia con i lockdown ha già rivelato tutta la fragilità.
Il primo passo per cui da anni ci battiamo è quello di una diversa politica abitativa da parte del Comune di Pisa. Rilanciamo la nostra proposta di un nuovo accordo tra Comune, università, sindacati degli inquilini, associazioni studentesche e associazioni di proprietari per calmierare i prezzi degli affitti, favorendo contratti concordati a prezzi minori, contrastando così gli affitti turistici brevi soiprattutto nel centro storico. Avere questo strumento è sempre più urgente e necessario, ma a tutto questo, nonostante la nostra ripetuta richiesta in Cut di avviare un percorso al riguardo, la destra rappresentata dalla assessora Munno si è sempre opposta.
Al contempo rilanciamo la proposta di riutilizzo della Paradisa che potrebbe garantire un maggiore rispetto del diritto allo studio: sono 500 i posti letto lasciati a marcire che si pensa di dare a qualche fondo d’investimento immobiliare per fare hotel studenteschi a prezzi di mercato o strutture sanitarie private. Anche in questo caso è mancata un’azione istituzionale dal livello comunale a quello regionale per sbloccare una situazione scandalosa.
È necessario superare quindi un approccio puramente parassitario e predatorio: lo studente non è solo un inquilino o un cliente obbligato dall’iscrizione all’Università a erogare denaro per i servizi di base offerti dalla città. Lo studente è una ricchezza per Pisa perché possiede capacità sociali, relazionali, culturali: sono queste che la città deve imparare a cogliere, apprezzare e potenziare offrendo possibilità di sviluppo di questa immensa risorsa di creatività ed energia. Spazi associativi, possibilità organizzative, messa a disposizione di risorse per realizzare progetti: solo così lo studente potrà instaurare un rapporto profondo e virtuoso con la città che lo porterà a rimanere, a mettere radici per portare a frutto ciò che ha imparato, promuovendo lo sviluppo sociale ed economico del territorio. Questa a nostro parere è la sfida che la pandemia ha lanciato.
Una città in comune
Rifondazione Comunista