Con il verbale di gara 196 del 2 febbraio 2023 l’Agenzia del Demanio informa che il Teatro Rossi è stato assegnato. Ad aggiudicarsi il bando con cui il Teatro è stato ripetutamente messo all’asta è la GDS Art Management di Guglielmo De Stasio, una società in accomandita semplice nata nel 2019 con sede a Sassari, dove il titolare insegna presso il conservatorio.
Con una differenza di 39 punti sull’altra offerta pervenuta da parte della Compagnia dei Cenci, la società sarda, che ha un unico dipendente, ha ottenuto il punteggio di 86,67, di cui ben 70 punti sono quelli relativi alla proposta progettuale (10 sono quelli per il canone, 24mila euro l’anno, e 6,67 quelli per la durata, 30 anni).
Sarà dunque la società del violinista Guglielmo De Stasio a gestire il Teatro Rossi di Pisa per i prossimi 30 anni pagando allo Stato duemila euro il mese, a dimostrazione che siamo davanti ad una grandissima occasione persa in cui le istituzioni pubbliche, Comune in primis, si sono sottratte alle proprie responsabilità confermando come i beni culturali e la cultura non siano in alcun modo una priorità su cui investire e progettare.
Ricordiamo, infatti, che nel settembre 2021, ovvero 4 mesi prima della decisione di pubblicare il bando per la gestione del Teatro Rossi, un bene culturale di inestimabile valore, il Demanio si era rivolto alle istituzioni locali per sondarne disponibilità e interesse. Comune e Provincia avevano risposto entrambi la stessa cosa: no. Da qui la decisione di procedere alla gara, andata prima deserta e poi assegnata nei giorni scorsi.
Anche in questo caso, centrodestra e centrosinistra, dal Comune alla Provincia di Pisa fino alla Regione, hanno chiuso le porte alle istanze che provenivano dalla città: garantire una gestione pubblica e aperta di questo spazio, individuando risorse necessarie e percorsi partecipati, a partire dalla valorizzazione di quello che durante 8 anni l’associazione Teatro Rossi Aperto ha ideato e realizzato.
Alla luce di tutto questo chiediamo di conoscere nel dettaglio il progetto di quello che il Teatro ospiterà nel prossimo trentennio e che sia presentato e discusso pubblicamente. Non è pensabile , infatti, cancellare tutto quello che ha significato il Teatro Rossi Aperto in questi ultimi anni di apertura in termini di progettazione e proposta per la nostra città.
Una città in comune
Rifondazione Comunista