Una crosta di cemento e di acciaio e un’alluvione di traffico
pesante nel cuore della Tenuta regionale di San Rossore, al posto della foresta
Stop al massacro ambientale nella più antica area naturale protetta Toscana
Una robusta opposizione locale e nazionale era riuscita lo scorso anno a sventare la costruzione di una mega-base militare di 75 ettari e 440.000 metri cubi nella zona di Coltano, all’interno del Parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. Ma le amministrazioni di centrodestra e centrosinistra dei Comuni e delle Province interessate, la Regione e persino l’Ente Parco – che dovrebbe vigilare sull’integrità ambientale dell’area – hanno deciso che la mega-base si farà anche se non nell’area individuata inizialmente e soprattutto – dicono – si farà “diffusa”: un po’ nell’area dell’ex-Cisam vicino San Piero a Grado, un po’ a Pontedera ma un pochino anche a Coltano
Ma come la precedente anche questa operazione è un misto di prevaricazione e di mistificazione, preludio di un disastro ambientale senza ritorno per il nostro territorio.
Al tavolo interistituzionale tenuto il 6 settembre, infatti, tutti gli Enti locali e l’Ente Parco hanno approvato al buio, senza avere per le mani neanche uno straccio di piano di fattibilità, le linee guida dell’operazione presentate dal Commissario straordinario nominato dal Governo Meloni che comunque dicono già l’essenziale.
Intanto l’intervento previsto è tutt’altro che diffuso. A Pontedera si farà un autodromo per le esercitazioni cementificando qui una importante fetta di territorio; a Coltano i Carabinieri si prenderebbero gli edifici pubblici vicini alla Villa Medicea sottraendoli di fatto all’uso pubblico che la popolazione chiedeva; tutto il resto dell’intervento – quello previsto in origine – verrebbe piazzato in blocco all’interno dell’area ex-Cisam, nei pressi di San Piero a Grado, area “offerta” prontamente e spontaneamente dal Presidente dell’Ente Parco, Lorenzo Bani, come se fosse sua proprietà, pienamente disponibile.
Se da un punto di vista ambientale la scelta di Coltano era improponibile, quella dell’ex Cisam va contro ogni buon senso.
L’area ex-Cisam, infatti:
a) è in un’area interna del Parco e non in un’area contigua, quindi con un grado di importanza ambientale e un livello di tutela decisamente alto;
b) è in un’area quasi totalmente boscata (circa di 15 ettari utilizzati su quasi 500) e con una copertura boschiva relativamente integra perché non frequentata da anni;
c) è un’area inserita in un contesto di grande pregio ambientale come la tenuta di Tombolo;
d) ricade all’interno di una “zona cuscinetto” della riserva della biosfera MAB “Selve Costiere di Toscana”, cioè una zona la cui finalità – riconosciuta all’interno di un programma globale dell’UNESCO – è rafforzare “l’azione protettiva delle vicine zone centrali. Vi si sperimentano metodi di gestione delle risorse rispettosi dei processi naturali, si promuove la ricerca scientifica e sperimentale, l’educazione ambientale ed il turismo sostenibile” (si veda al riguardo la chiara scheda contenuta in https://avanzi.unipi.it/il-ciraa-e-lunesco/, corredata di cartografia);
e) ricade infine totalmente all’interno del Sito di importanza comunitaria-Zona speciale di conservazione (SIC-ZSC) “Selva Pisana” della rete europea Natura 2000.
L’area ex-Cisam, insomma, è nel cuore di una più vasta area che nel corso dei decenni la Regione Toscana, l’UNESCO e l’Unione Europea hanno – indipendentemente tra loro – ritenuto meritevole di speciali misure di tutela (area interna del parco regionale, riserva della biosfera UNESCO e SIC-ZSC di Natura 2000).
È in un’area di questa importanza ambientale che Governo, Arma dei Carabinieri, Enti Locali ed Ente Parco hanno concordato di spalmare una crosta di cemento e di acciaio di decine (50? 60? 70? 75? chi li controlla più, ormai) di ettari che diventerà il polo di attrazione di un diluvio di traffico pesante e leggero, con centinaia di persone che vi lavoreranno e vivranno con tutto l’impatto ambientale che ciò comporta.
Ma anche un attacco alla strategia europea della biodiversità, al futuro di tutti e tutte
L’Unione Europea ha stabilito da anni di affrontare una delle tre minacce capitali al futuro del Pianeta – cioè la perdita di biodiversità – grazie a un’ambiziosa e difficilissima ma indispensabile strategia istituzionale che prevede di portare la superficie protetta al 30% di tutto il territorio dell’unione e di rinaturalizzarne almeno il 20%.
Per realizzare tale strategia, l’obiettivo di chi gestisce un’area protetta – di una qualsiasi area protetta, ma in particolare di un parco storico come quello di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, uno dei primi parchi regionali istituiti in Italia quasi cinquant’anni fa – dovrebbe essere quello di rinaturalizzare quante più aree possibili:
L’area ex-Cisam – lo ripetiamo – è sì un’area militare in disuso da decenni, ma è situata nel cuore del Parco, della rete Natura 2000 e di una riserva MAB dell’Unesco: la vecchia area militare deve essere bonificata? Certamente si’, ma per essere oggetto di un piano di rinaturalizzazione, smantellando gli edifici esistenti e favorendo la ripresa del bosco, anche per dare continuità alle aree boschive circostanti.
In modo paradossale l’organismo demandato alla tutela ambientale – cioè l’Ente Parco – fa la cosa esattamente opposta: invece di rinaturalizzare l’area – come potrebbe e dovrebbe – la “svende” a chi vuole cementificarla a tappeto e farne un formidabile attrattore di traffico e di inquinamento.
Tutto questo va impedito
Ci sono insomma molte buone ragioni per chiedere al Ministero, agli Enti locali e all’Ente Parco – e ottenere – un passo indietro.
Non si può cementificare il cuore di un’area protetta, in spregio a tutta la normativa ambientale.
Non si può continuare a militarizzare una zona come quella pisana che è già uno degli snodi militari più grandi dell’intero Mediterraneo.
Non si può continuare a buttare soldi – che sono invece sempre più necessari per il risanamento ambientale e per la lotta alle diseguaglianze – in spese militari che per forza di cose si autoalimentano e alimentano la pericolosa spirale bellica globale.
Come è stato nel caso di Coltano anche per questa nuova versione dell’attacco all’ambiente del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli è indispensabile che prendano parola e si mobilitino – a livello locale come a livello nazionale e internazionale – l’opinione pubblica, i residenti, la stampa, l’associazionismo, i movimenti e le forze politiche che hanno a cuore un futuro di pace tra gli esseri umani e con la natura.
Una città in comune