Abbiamo chiesto che ARPAT, uffici comunali e assessore competente vengano in commissione consiliare a riferire cosa accade a Calambrone: siamo infatti all’ennesima denuncia di cittadini e cittadine che da anni vivono una situazione critica dovuta all’inquinamento causato dagli stabilimenti chimici attivi nell’area industriale di Stagno. Le maleodoranze che si sentono lì e a Calambrone distruggono la qualità della vita di chi vive in quelle zone, ma non solo: ci potrebbero forse essere anche impatti sulla salute.
Già nel passato le cittadine e i cittadini fecero le stesse denunce, già nel passato chiedemmo e ottenemmo di discutere in commissione quanto stava avvenendo. Nel marzo 2019 presentammo un’interpellanza in cui chiedevamo delucidazioni sul monitoraggio degli inquinanti e se e come il Comune stesse vigliando sul completamento dei lavori alla raffineria Eni, che avrebbero dovuto eliminare il problema delle maleodoranze. Più di un anno dopo, nel settembre 2020, in occasione di una prima audizione di Arpat chiesta da noi, venimmo a sapere che non c’erano dati certi tranne uno: le maleodoranze erano effettivamente causate dell’area industriale di Stagno e dalle attività condotte dalle navi nel porto di Livorno. I dati allora disponibili non erano sufficienti per fare una seria valutazione dell’impatto non solo sulla qualità della vita ma anche, eventualmente, sulla salute di chi vive a Stagno e Calambrone.Ci venne comunque rappresentata una situazione di progressiva uscita dalle criticità.
Sottolineammo allora la necessità di avere un quadro conoscitivo completo e gli stessi rappresentanti di ARPAT affermarono la necessità che le amministrazioni si facessero parte attiva per riuscire ad ottenere una conoscenza approfondita e una valutazione chiara di quanto avviene. Il Comune doveva quindi agire in sinergia con quelli di Livorno e Collesalvetti nei confronti di Regione, Ministero della Transizione Ecologica e capitaneria del porto di Livorno, ma anche nei confronti delle imprese che operano a Stagno e che, come evidenziò ARPAT, in certi casi non erano collaborative. Non solo, si dovevano anche stanziare risorse di bilancio per condurre delle adeguate campagne di monitoraggio.
Dalla giunta arrivarono risposte vaghe. Sono passati quasi altri due anni e non abbiamo visto succedere nulla. Non ci stupisce purtroppo quindi che il problema per la cittadinanza sia immutato. E’ possibile che per avere attenzione la cittadinanza debba arrivare a depositare esposti alle procure? Che debba scrivere al Presidente della Repubblica? Che i dati disponibili debbano continuare ad essere scarsi e che le industrie non rispondano?
Noi chiediamo una nuova commissione con la partecipazione di ARPAT e degli uffici comunali per verificare cosa avviene e per chiamare al suo ruolo l’Amministrazione della città. Ricordiamo che il Sindaco è l’autorità sanitaria locale e deve agire per garantire la salute pubblica. Ricordiamo che sulle maleodoranze a san Piero a Grado intervenì immediatamente, anche recandosi nel quartiere e parlando con la cittadinanza. Ci auguriamo quindi che la nostra richiesta venga subito accolta e che finalmente quest’amministrazione si attivi nel senso indicato da ARPAT ormai due anni fa.
Una città in comune
Rifondazione Comunista