Capolinea annunciato: a gennaio a rischio la nuova fase (T2) del trasporto pubblico per mancanza di mezzi

Nelle scorse settimane il Consiglio comunale di Pisa, con il nostro voto contrario, ha approvato la delibera sul trasporto pubblico locale con cui dal primo gennaio inizierà anche nel nostro territorio la cosiddetta fase T2, ovvero la nuova definizione delle tratte in base a quello che doveva essere la gara regionale vinta da Autolinee Toscane. In realtà come abbiamo denunciato si tratta di un intesa capestro che penalizzerà fortemente il nostro territorio.

Nella sostanza, infatti, l’accordo trovato tra il centrodestra che governa il Comune di Pisa e il centrosinistra che governa Regione e Provincia di Pisa, porterà a far sì che il Comune di Pisa pagherà per i servizi “una somma superiore a quella che era prevista nel contratto” della gara regionale. Ma non solo: a fronte di questo aumento verranno perse decine di migliaia di chilometri di servizio, esattamente 110.041,44 km, che verranno ceduti al Bacino di Pisa.

Questo è uno degli effetti devastanti della privatizzazione del servizio voluta dalla Regione Toscana: la nuova gestione del trasporto pubblico in Toscana è uno degli esempi piu chiari di come l’estrazione di valore sia sempre più la costante anche nei settori della nostra vita che non dovrebbero avere a che fare col profitto: il diritto alla salute, all’istruzione e appunto, alla mobilità.

Ma che cosa accadrà nei fatti da gennaio non è in alcun modo chiaro visto che in questi due anni in cui è entrata nella gestione del servizio Autolinee Toscane sono mancati gli investimenti necessari e oggi i nodi vengono al pettine e non ci sono certezze che la fase T2 venga avviata per mancanza di mezzi e anche di personale.

Infatti a gennaio del 2024, secondo quanto già deciso da tempo dal Ministero delle Infrastrutture, comincerà il divieto di circolazione dei mezzi con classe di inquinamento euro 2, mezzi che hanno continuato a circolare per tutto il 2023 grazie ad una proroga votata all’ultimo minuto nel milleproroghe del dicembre 2022.

Questo metterà in ginocchio l’intero sistema di trasporto, visto che in Toscana il parco mezzi è composto per il quasi 40 % da autobus euro 2 e euro3 (anche per questi ultimi la vita sarà breve per via del forte impatto inquinante). Di certo dal primo gennaio mancheranno all’appello 200 mezzi in tutta la Toscana e anche a Pisa dove gli euro 2 rappresentano i 10% circa dei mezzi totali. A fronte di questa situazione Autolinee Toscane ha più volte dichiarato che se non verrà nuovamente prorogato il divieto di circolazione per gli euro2 non riusciranno a garantire la nuiva fase T2 e stanno così chiedendo, nel caso di mancata proroga da parte del Governo, una deroga alla Regione Toscana per l’entrata in attuazione della Fase 2: una cosa inaccettabile visto che da tempo si sapeva che gli euro 2 nel 2024 non avrebbero potuto più circolare.

Noi siamo assolutamente contrari ad ulteriori deroghe da parte del Governo per mezzi sempre più inquinanti e vetusti che dovrebbero continuare a circolare peggiorando ancora la qualità dell’aria che respiriamo, perché Autolinee Toscane non ha fatto e non sta facendo gli investimenti nei tempi dovuti per rinnovare il parco mezzo. Questa logica è inaccettabile e Regione e Comuni non posso sottostare a questo ricatto, tanto più che i disservizi da parte di Autolinee con ritardi nelle corse, corse sospese e criticità sono quotidiani, come denunciato ripetutamente sia dagli utenti sia dalle organizzazioni sindacali.

Si imponga al privato quello che è necessario affinché svolga, visti i milioni e milioni di euro che incassa, un servizio di qualità, efficiente e sempre meno inquinante. A pagare i mancati investimenti non possono essere ancora una volta i cittadini – che oltretutto hanno visto in questi mesi aumentare le tariffe – e i lavoratori, e non chi ha vinto la gara e pensa in primo luogo al proprio profitto.

Per noi il trasporto pubblico locale è un diritto e in quanto tale è responsabilità dei soggetti pubblici garantirne l’efficienza mentre la logica delle privatizzazioni lede questo diritto scaricando sulla cittadinanza e sul personale i costi della remunerazione dei capitali privati, costi ulteriormente accresciuti dalle esigenze di competitività imposte dal regime di libero mercato.

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