Concetto Marchesi. Progettato dall’architetto Pellegrin doveva durare trentacinque anni

TIRRENO PISA Pagina: III

Concetto Marchesi. Progettato dall’architetto Pellegrin doveva durare trentacinque anni

La costruzione del complesso “Concetto Marchesi” fu affidata nel 1971 all’architetto Luigi Pellegrin, vincitore di un concorso internazionale indetto dalla Provincia. Sui testi di settore è considerato come «il massimo esempio italiano di architettura sociale, cioè pensata per coniugare il rapporto comunicativo tra professori e studenti con la funzionalità stessa».
Ma nacque con un peccato originale: per abbattere i costi e i tempi di realizzazione furono adoperati materiali prefabbricati di tipo autostradale; questo provocò infiltrazioni d’acqua piovana che non sono mai state completamente risolte. Infatti i viadotti devono far filtrare l’acqua e quella scelta provocò piogge al coperto. Inoltre non fu capito lo spirito di “scuola aperta”: Pellegrin fece un gioiello, con open space all’americana, dove non ci sono porte né muri, ma tutto è a misura d’uomo per favorire la socialità e la crescita. Anche troppo: con il crescere del numero di classi fu necessario ridurre la dimensione delle maxi aule, dividendole con pareti in cartongesso. Così le lezioni della scuola erano in stereo, perché quel materiale lasciava passare tutti i suoni. E, dopo le prime siringhe trovate nel cortile, si decise di sigillare la struttura di sera, con dei cancelli.
Nel 2009, 35 anni dopo l’inaugurazione, si pose il problema di cosa farne: il progetto prevedeva una vita dell’edificio pari proprio a sette lustri. Da un lato le amministrazioni locali pensavano alla demolizione, perché guardavano ai conti: buttarlo giù e rifarlo a norma costerebbe 17 milioni massimo. Mentre se si continua con la manutenzione straordinaria si spende molto di più: solo per l’ultimo intervento di impermeabilizzazione delle coperture (6.824 metri quadri) sono stati spesi 2,2 milioni qualche anno fa e 2 unilioni per ristrutturare le pareti; ma ce ne vorrebbero 3 per gli infissi e questi lavori sono già stati ripetuti più volte.
Dall’altra parte ci sono l’Ordine degli architetti di Roma, gli studiosi e ammiratori dell’arte in genere che considerano il Marchesi un’opera di valore inestimabile da tutelare. Così, prima dell’approvazione della variante urbanistica da parte del Comune (la scheda 5.6 prevede la demolizione), ci furono roventi polemiche, appelli internazionali e minacce di ricorso al Tar.
Sono passati sei anni e il mondo è cambiato: le Province sono state riformate dalla legge Delrio e hanno meno fondi per le stesse funzioni. Per esempio: nel 2009 la Provincia spendeva 2 milioni all’anno sull’edilizia scolastica e nel 2015 ha appena 400.000 euro per tutto il territorio. Il complesso Marchesi da solo vale dai 30 ai 60.000 euro in manutenzione ordinaria. Poi ha costi altissimi di gestione: sono saltate le coibentazioni, antiche e risalenti a un periodo in cui la questione energetica non era prioritaria. Pertanto ha costi molto più alti per riscaldamento e altre utenze.
Ancora, non è a norma antincendio per la sua stessa natura: la prevenzione contro il fuoco impone locali piccoli e compartimentati, non sale immense e aperte. Mettere l’edificio a norma oltre al costo proibitivo sarebbe una negazione di ciò che lo rende patrimonio dell’architettura. (g.c.)

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