Oggi 23 maggio è la Giornata nazionale della legalità in occasione dell’anniversario della strage di Capaci: un’occasione per ricordare le donne e gli uomini uccisi dalla mafia, ma anche per riflettere e discutere su come oggi opera la criminalità organizzata nel nostro paese e non solo.
Un tema questo ancor più rilevante e preoccupante oggi vista la fase di emergenza sanitaria, economica e sociale che stiamo vivendo. La stessa Banca d’Italia in una nota di qualche giorno fa evidenziava in maniera chiara come: ” L’attuale situazione di emergenza sanitaria espone il sistema economico-finanziario a rilevanti rischi di comportamenti illeciti: sussiste il pericolo di truffe, di fenomeni corruttivi e di possibili manovre speculative anche a carattere internazionale; l’indebolimento economico di famiglie e imprese accresce i rischi di usura e può facilitare l’acquisizione diretta o indiretta delle aziende da parte delle organizzazioni criminali; gli interventi pubblici a sostegno della liquidità possono determinare tentativi di sviamento e appropriazione, anche mediante condotte collusive; il mutamento improvviso delle coordinate di relazione sociale aumenta l’esposizione di larghe fasce della popolazione al rischio di azioni illegali realizzate anche on line”.
Preoccupazioni confermate negli scorsi giorni dallo stesso Prefetto di Pisa, che ha ribadito come questa situazione sia un terreno fertile per l’intervento invasivo delle mafie, sempre più presenti in Toscana e in paricolare nei nostri territori, come dimostra la recente inchiesta “Vello d’Oro bis” su alcune aziende controllate dalla camorra nel comprensorio del Cuoio.
Il Prefetto ha posto l’accento più volte sul tema del controllo degli appalti e della necessità di un innalzamento del livello di guardia da parte delle istituzioni. Appello che non possiamo che raccogliere e condividere e infatti negli scorsi giorni abbiamo lanciato un allarme proprio su questo tema in relazione alle proposte avanzate dall’Anci Toscana, che chiede una serie di deroghe al Codice dei Contratti, estremizzando ulteriormente le previsioni del Decreto Sblocca-cantieri, che non sono altro che una forma di deregolementazione che impedisce la trasparenza, un sistema di verifiche adeguato sulle imprese e il controllo dei cittadini e delle cittadine sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
In altre parole, si chiede più arbitrarietà, più discrezionalità e meno controlli. Ma senza trasparenza e un adeguato sistema di verifiche si aprono varchi strutturali alla corruzione e a possibili infiltrazioni delle organizzazioni criminali, che trovano così terreno fertile per insinuarsi nelle situazioni di emergenza. Non possiamo non mettere in evidenza come già il Comune di Pisa nei mesi scorsi ha apportato delle importanti modifiche al Regolamento per l’affidamento di lavori, servizi e forniture che vanno esattamente in questa direzione.
In merito al tema degli appalti, un’attenzione particolare è stata posta dallo stesso Prefetto sulla gara del nuovo ospedale di Cisanello: un affare da 500 milioni di euro, a cui vanno aggiunti gli oltre 120 milioni di euro di valorizzazioni immobiliari legati alla valorizzazione immobiliare del Santa Chiara.
Riteniamo positiva la notizia di “protocollo di legalità per la messa in sicurezza di questo appalto”, ma anche in questo caso non possiamo non ribadire tutte le nostre critiche e preoccupazioni rispetto alla scelta del soggetto che realizzerà l’intervento: la Inso, una controllata di Condotte, la cui condizione economica e finanziaria è nei fatti fallimentare. Non solo. A far parte del raggruppamento temporaneo d’impresa troviamo la Gemmo spa che vanta nel suo curriculum numerose inchieste aperte, tra cui quella recentissima per la metropolitana di Latina.
A ciò si aggiungono i meccanismi previsti per la valorizzazione del Santa Chiara, in cui assistiamo ad un pesante arretramento del ruolo di direzione e controllo del pubblico in favore del privato, con fortissimi rischi speculativi.
Per contrastare la mafia non bastano dichiarazioni o qualche atto formale nelle sedi istituzionali, ma occorre in primo luogo prevenirla e contrastarla nel proprio territorio, agire l’antimafia nella quotidianità, non creando prima di tutto terreni potenzialmente fertili. In questo senso per noi la lotta alla mafia è strettamente connessa ad una battaglia contro questo sistema economico che la alimenta perchè come scrive Umberto Santino, presidente del centro Impastato: “Non vi è mafia se non vi è processo di accumulazione, di valorizzazione dei capitali”.
In questo quadro pensiamo quindi che sia sempre più importante e urgente che l’Osservatorio comunale contro le infiltrazioni criminali, i cui membri sono stati nominati nei mesi scorsi, inizi a riunirsi e sia messo nelle condizioni di funzionare, fornendo quei supporti di personale e logistici fino ad oggi negati dalla Giunta. Non si tratta anche in questo caso di distogliere risorse e personale ma di una questione di priorità: per noi proprio in una fase di emergenza è indispensabile che uno strumento come l’Osservatorio sia pienamente attivo.
Noi riteniamo che la lotta alle mafie non possa essere delegata all’ottimo lavoro della Magistratura e delle forze di polizia, ma serve una presenza costante e forte “dell’antimafia sociale”, cioè un’antimafia fatta da gruppi, associazioni, forze sociali e politiche duratura, costante nel tempo non solo per la denuncia ma con azioni, progetti e idee che vadano verso proposte di “cambiamento” vero delle nostre città, della nostra economia, della nostra società.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile