Il Comune di Pisa non è garante del diritto di accesso all’acqua potabile

Stamani, 18 Dicembre, il Consiglio Comunale di Pisa ha bocciato l’ordine del giorno presentato dai consiglieri di “una città in comune – prc” sulla gestione del servizio idrico.

Il referendum del giugno 2011, con il quale la grande maggioranza degli italiani si è espressa per la gestione pubblica dell’acqua, non ha mai avuto effettiva applicazione, nonostante le sentenze di conferma da parte della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.
Le richieste presentate con il nostro ordine del giorno proponevano l’assunzione da parte dell’Amministrazione di alcuni impegni che avrebbero reso possibile una maggior trasparenza e partecipazione popolare alle politiche delle aziende che gestiscono una risorsa pubblica e comune.

Si proponeva inoltre che venissero garantiti i cittadini che si sono singolarmente esposti, tramite la campagna di “obbedienza civile” di autoriduzione delle bollette, per ottenere l’attuazione degli esiti referendari. E soprattutto si chiedeva che il Comune si facesse garante  di una moratoria dei distacchi per le famiglie in grave difficoltà economica, obbligando il Gestore Acque spa al rispetto del diritto al minimo vitale anche nei casi di morosità. Questo anche sulla base delle richieste provenienti dalle Nazioni Unite che hanno dichiarato il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale, legato alla dignità della persona.

L’ordine del giorno è stato respinto con sette voti favorevoli (il nostro gruppo consiliare, Movimento 5 Stelle, Sel e il consigliere PD Landucci), quattro astenuti e undici contrari.
Possiamo solo rilevare con indignazione e tristezza che di fronte a proposte tese a garantire trasparenza di gestione, minimo vitale garantito, rispetto della volontà popolare espressa in una consultazione referendaria, il Comune di Pisa abbia deciso invece di non essere garante del diritto di accesso all’acqua potabile.

Questo il link all’ordine del giorno:

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