Hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato Pisa. Lo viviamo quotidianamente, quando sentiamo la mancanza di una casa, di quartiere in cui incontrarsi, di un presidio sanitario vicino casa, di uno spazio dove organizzare un evento o una mostra gratuitamente, di un posto dove socializzare senza per forza dover acquistare qualcosa, di un’offerta artistica e culturale all’altezza di una città ricca di interessi, passioni e bellezze.
Come scriveva Italo Calvino nelle sue Città Invisibili “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. Per questo Una Città in Comune rilancia una serie di iniziative contro la desertificazione prodotta dalle varie amministrazioni che si sono succedute, per raccogliere le voci e le istanze di una Pisa che racchiude bisogni e rivendicazioni molteplici, che è doveroso far incontrare per progettare insieme un domani diverso.
Mettiamo al centro del programma con cui ci presentiamo alle prossime elezioni amministrative il Diritto alla città per tutte e tutti. I primi 3 giovedì di aprile tra microfoni aperti e tavole rotonde saremo nelle piazze e nelle strade per raccogliere le voci della cittadinanza e presentare le proposte programmatiche su spazi, socialità e economia della notte: il 6 alla Tazza d’Oro, il 13 in Piazza delle Vettovaglie, il 20 al Circolo ARCI Alberone di San Giusto.
Fin dalla sua nascita, Una Città in Comune denuncia l’abbandono in cui riversano decine e decine di immobili e spazi cittadini, in stretta solidarietà con chi, dal basso, si organizza per dare nuova vita a luoghi lasciati all’incuria tanto delle amministrazioni pubbliche, quanto dei soggetti privati. E non si limita a smascherare speculazioni edilizie, varianti urbanistiche che penalizzano gli spazi pubblici a favore di nuove colate di cemento o nuove opere inutili, anzi: il suo fiore all’occhiello è la capacità di immaginare un futuro concreto, una vera rigenerazione partecipata per migliaia di metri cubi al momento senza destinazione, se non quella del degrado ambientale.
In questi giorni abbiamo nuovamente attraversato un deserto che conosciamo fin troppo bene: quello lasciato da un modello di abbandono e svendita dei beni pubblici e di via libera ai progetti dei grandi soggetti privati dell’economia e dell’edilizia, che nella transizione tra centrosinistra e centrodestra non ha conosciuto discontinuità.
Quelli fotografati sono solo alcuni dei luoghi-simbolo di un modello di governo trasversale che va avanti da anni e che si scrolla di dosso la sua funzione di tutela dei beni pubblici e riesce solo a rispondere in maniera repressiva ai tentativi mossi dal basso di riprendersi quegli spazi per restituirli alla cittadinanza: dal Teatro Rossi, alla Limonaia fino all’ex-asilo Coccapani.
La cittadinanza è stata testimone anche di progetti di riqualificazione di facciata, da quello che insiste sul Parco della Cittadella e sugli Arsenali Repubblicani, tutt’ora sottoutilizzati se non per iniziative sporadiche, anche a causa del complicato e costoso regolamento per accedervi, fino al Centro SMS sul Viale delle Piagge, che non ha mai assolto al ruolo di spazio espositivo e culturale per il quale era stato roboantemente inaugurato.
Le amministrazioni che si sono susseguite hanno dimostrato un atteggiamento di sostanziale condiscendenza nei confronti dei grandi proprietari.
Questo atteggiamento, che si può riassumere nella semplice espressione “deboli coi forti e forti con i deboli”, ha dato il via a vere e proprie operazioni speculative come nel caso dell’Ex-Asnu o delle ex caserme Distretto 42 ed Artale. Il fallimento della gestione del patrimonio pubblico è sotto gli occhi di tutti con la Mattonaia, proprio dietro la chiesa di San Michele in Borgo: il celebre complesso di edilizia popolare progettato dall’architetto Carmassi, costruito con soldi pubblici destinati a mitigare l’emergenza abitativa, da oltre vent’anni giace nel degrado più totale, senza futuro. Allo stesso modo la Paradisa con i suoi 500 posti alloggi, costruiti nel quartiere di Cisanello, a garanzia del diritto allo studio per la popolazione studentesca, interamente murati e lasciati all’incuria dal 2009.
Alla politica del deserto e dell’oblio, Una Città in Comune risponde con progetti concreti, figli di dieci anni di lotta alla speculazione edilizia e di ascolto attivo dei bisogno della cittadinanza, che reclama un aumento dei servizi di prossimità e del numero di spazi dove aggregarsi e dove produrre cultura e intrattenimento. Socialità di qualità e patrimonio come bene comune, con svendite bloccate e riutilizzo e rigenerazione degli edifici inutilizzati: questi sono tra i pilastri principali del programma verso Pisa2023 con Ciccio Auletta sindaco. Al termine del giro di consultazioni popolari, sveleremo le nostre proposte progettuali che risulteranno arricchite dalle idee di chi la città la vive in tutte le sue complessità.