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Nel maggio 2015 il tribunale di Pisa dichiara il fallimento di un’impresa di trasformazione urbana, per l’incapacità di pagare i creditori. Sembra una storia come tante in tempo di crisi, ma non lo è: la società si chiama Sviluppo Navicelli SpA ed era stata fino a quel momento una delle realtà imprenditoriali più dinamiche della città.
Gestita da un ex vicesindaco e da un ex assessore al bilancio, entrambi ex presidenti di Confcommercio – uno regionale l’altro provinciale – la Sviluppo Navicelli aveva venduto un paio di anni prima un terreno alla multinazionale del mobile Ikea, alla fantastica cifra di 22 milioni di euro. Poi, il fallimento e debiti milionari. Tra questi, 3 milioni di euro di opere pubbliche non realizzate, per cui il Comune di Pisa si rivolge al tribunale. Ma una società privata che ottiene dei permessi per costruire non dovrebbe rilasciare delle fideiussioni a garanzia di casi simili?
Partendo da questo caso, Una Città in Comune e PRC hanno scoperchiato il vaso di Pandora delle fideiussioni tossiche di Pisa, garanzie fasulle che alcuni soggetti imprenditoriali hanno rilasciato per anni all’Amministrazione. Gli stessi soggetti che hanno trasformato il volto urbanistico della città e che vantano arretrati di milioni di euro per non aver pagato imposte o l’utilizzo di suoli pubblici.
Abbiamo raccolto in un dossier tutte le informazioni che il nostro lavoro di denuncia ha contribuito a far finalmente emergere. Quello che viene fuori è che la “Pisa dei Miracoli” è una città per cui i miracoli valevano solo per un pugno di imprese: il Gruppo Bulgarella, la Boccadarno Porto di Marina SpA, la Sviluppo Navicelli SpA.