La Biblioteca Serantini cerca, ancora, casa

27 marzo 2014, Pagina Q

La Biblioteca Serantini cerca, ancora, casa

Un epistolario originale risalente ai tempi della Prima Internazionale (1849-90), che va ad arricchire la documentazione sulle origini del socialismo in Italia. È solo uno dei “sintomi” della vitalità della Biblioteca Franco Serantini che nonostante l’assenza di una sede continua la sua attività culturale.
Il 5 aprile si terrà l’assemblea dei soci dell’associazione Amici della Biblioteca, oltre 200 persone che contribuiscono concretamente alla vita della Serantini con sovvenzioni, che vanno a sommarsi alle donazioni provenienti dal 5×1000 (la Serantini è fra le prime istituzioni laiche non caritatevoli per numero di destinazioni a Pisa) e al contributo annuale di 5 mila euro del Comune di Pisa.
Ma la vera urgenza, che dura ormai da 20 anni, è una sede. Dopo le promesse dell’ultima campagna elettorale del Sindaco Marco Filippeschi, dopo l’ipotesi di una collocazione alle Officine di Porta Garibaldi avanzata dall’assessore Dario Danti, respinta però dalla Provincia, la situazione resta in stallo.
Di questo limbo abbiamo parlato con Franco Bertolucci, presidente della Biblioteca Franco Serantini, che osserva come questo si inserisca in “una situazione di difficoltà più generale in cui versa l’associazionismo a Pisa, quello culturale in particolare che soffre della disattenzione della pubblica amministrazione intesa a livello generale”. La necessità impellente è quella di avere una risposta e di capire che futuro ha il patrimonio della biblioteca. “Non penso solo ai nostri volumi ospitati nell’archivio dell’Università a Montacchiello, ma anche alla situazione della Bibliotreca Univeristaria e della Biblioteca Babil”, aggiunge Bertolucci.
La Serantini nel 2012 ha infatti trasferito il suo patrimonio storico, fatto di circa 40 mila volumi e di quasi 5 mila periodici, presso l’Archivio generale dell’Università di Pisa a Montacchiello, lasciando la sede al Complesso Concetto Marchesi. Una sede, spiega Bertolucci, “assegnataci in via straordinaria nel 1992, sottolineando che la concessione avveniva in via straordinaria e sulla base de fatto che in poco tempo sarebbe stata individuata una soluzione”.
Intanto sono passati vent’anni e ancora una sede stabile per la Serantini sembra lontana a venire.
Certo “sistemare” 40 mila volumi e quasi 5 mila periodici non è impresa da poco. Per riunire tutto il patrimonio, che nel magazzino dell’Università occupa 3 km lineari di scaffalature, servirebbe uno spazio di circa 700 metri quadri. Una soluzione che lo stesso Bertolucci ritiene impossibile da individuare. “L’obbiettivo è semmai trovare un fondo di 40, 50 metri quadri dove fare front office e allestire una sala di consultazione”, sottolinea Bertolucci.
Oggi l’ufficio della Serantini, 12 metri quadrati, è in via Bargagna, qui si cerca di mantenere in vita i servizi per gli utenti che vogliono consultare il materiale della biblioteca, anche attraverso la scannerizzazione e l’invio via mail. Ma via Bargagna è percepita da molti come “fuori mano”, in particolare dagli studenti. “Il numero di accessi – dice Franco Bertolucci – è diminuito del 60, 70%”. Segno che la vicinanza al centro della città è un fattore non secondario per la fruibilità.
Nonostante le difficoltà, dopo il trasloco la Serantini non è rimasta immobile: ha rinnovato il proprio software di gestione adottandone uno open source, ha attvato un servizio d consegna a domicilio per residenti a Pisa, studenti e docenti. E, insieme all’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e agli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, è fra i soggetti promotori del portale ToscanaNovecento dedicato alla storia contemporanea.
“Pisa – sottolinea Bertolucci – ha nella cultura un segno distintivo e caratterizzante. Spingere all’esterno quelle istituzioni e quei patrimoni che ne hanno disegnato la fisionomia rischia di essere una politica miope”.
“Certo le biblioteche sono strutture ‘pesanti’ – continua il presidente della Serantini – e ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà. Ma crediamo che l’individuazione di una sede con le caratteristiche minime sia possibile in presenza di una volontà politica”. Da questa volontà dipende molto della prospettiva di sviluppo futuro della biblioteca: “La biblioteca Franco Serantini – conclude Bertolucci – è nata a Pisa e fa parte della rete del patrimonio culturale della città. Qui vogliamo che resti e che abbia la possibilità di svilupparsi”.

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