Il 7 maggio di 48 anni fa Franco Serantini moriva al pronto soccorso del carcere Don Bosco, un corpo massacrato dentro le mura di una istituzione dello Stato dove era entrato, sano, due giorni prima. L’attenzione del tessuto sociale cittadino e la sensibilità dell’amministrazione comunale dell’epoca seppero strappare questa storia dall’oblio e restituirla per ciò che rappresentava: la morte di un ragazzo di 20 anni, ucciso in prigione dalle forze dell’ordine.
Dopo quasi mezzo secolo, nonostante tutto ciò che la storia di Franco Serantini ha significato per la nostra città, gli amministratori pisani non hanno mai trovato il coraggio di dedicargli una strada o una piazza. Siamo costretti a chiamare solo informalmente piazza San Silvestro con il nome di piazza Serantini.
Il lungo silenzio delle istituzioni si è trasformato negli ultimi anni in un sistematico tentativo di rimozione: con le giunte Filippeschi la Biblioteca Franco Serantini è stata privata dello spazio della Provincia che ospitava il suo patrimonio documentario, con la giunta Conti è stata approvata la delibera che concede a una rotatoria il nome di Giuseppe Niccolai, il fascista che voleva ripristinare la pena di morte contro cui venne convocato il corteo di inizio maggio del 1972. Oltre duemila firme hanno chiesto al Prefetto di bloccare questa scelta; la Biblioteca Serantini ha trovato una sede per la biblioteca e l’archivio grazie alle sottoscrizioni dei sostenitori che le hanno permesso di pagare l’affitto a un privato.
La memoria di Franco Serantini non è scomparsa, rappresenta ancora un punto di riferimento per la città di Pisa.
Una città in comune