1. Intende avviare un dialogo con le associazioni LGBTIQA+ del territorio, volto a possibili collaborazioni? Se sì, in che forma? Se no, perché?
La partecipazione della società civile nelle scelte politiche rappresenta un aspetto caratterizzante del nostro progetto politico.
In quest’ottica, per sviluppare politiche di superamento delle discriminazioni e di tutela dei diritti che siano efficaci ed effettivamente rispondenti ai bisogni, è fondamentale collaborare con le realtà che sul territorio sono già attive – per quanto riguarda la comunità LGBTQIA+, ad esempio, nella lotta transfemminista e nel contrasto all’omolesbobitransfobia.
Riteniamo che un dialogo strutturale con le associazioni LGBTQIA+ del territorio non debba limitarsi all’attivazione sul tema specifico, ma anche permeare il nostro lavoro quotidiano in modalità trasversale rispetto alle varie azioni e strategie previste nel programma.
Tale dialogo permetterà infatti di valorizzare e sostenere le esperienze e i percorsi già svolti o in svolgimento, ma anche e soprattutto di avere un’interlocuzione con soggetti quotidianamente attivi sui temi del contrasto alle discriminazioni, che animano spazi e iniziative e che possono rappresentare un fondamentale interlocutore per, innanzitutto, analizzare problemi e dei bisogni concreti della comunità LGBTQIA+ a Pisa e le risorse e strategie per offrire risposte adeguate.
Tale dialogo potrà tradursi anche nel coinvolgimento nell’implementazione e nella valutazione delle politiche e delle strategie adottate, attraverso gli opportuni strumenti amministrativi e di partecipazione.
Il Comune, tuttavia, deve rappresentare anche un soggetto in grado di creare un contesto adeguato affinché le associazioni attive sui temi del contrasto alle discriminazioni possano sviluppare le proprie progettualità in autonomia. Ci impegniamo a fare questo non solo creando un contesto favorevole attraverso politiche che producano un cambiamento culturale, ma anche con un supporto concreto con gli strumenti di cui il Comune dispone.
2. Intende sostenere progetti di educazione alle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di prevenire fenomeni di bullismo e, in particolare, di bullismo omo-lesbo-bi-transfobico? Se sì, come? Se no, perché?
Nel nostro progetto politico, immaginiamo una scuola che, in sinergia con il territorio, rappresenti il primo, fondamentale contesto in cui eradicare discriminazioni e violenze verso soggetti vulnerabili quali sono i minori, ma anche in cui piantare il seme del cambiamento, promuovendo una cultura del rispetto delle varie soggettività, incluse quelle LGBTQIA+.
Le scuole devono inoltre rappresentare uno spazio educativo sicuro per tutt3, in cui ciascun3 possa crescere e veder riconosciuto il proprio diritto all’istruzione in un contesto sereno e accogliente.
Constatiamo come da tempo i percorsi di educazione al rispetto ed alle differenze siano stati attaccati da comitati ed organizzazioni, capaci di condizionare fortemente i percorsi educativi nelle scuole, usando peraltro spesso in modo assolutamente strumentale la necessità di tutelare i minori.
Non si possono inoltre nascondere le gravi responsabilità dell’Amministrazione Conti, a partire dal rifiuto, nella primavera del 2022, di sottoscrivere un accordo di programma per la promozione della parità di genere con la provincia, che ha impedito l’accesso ai finanziamenti (80.000 euro, legge regionale 16/2009) per i progetti di educazione contro gli stereotipi all’interno delle scuole. In quella occasione, abbiamo promosso e sostenuto azioni di protesta di genitori, docenti e ragazz3 e delle associazioni della Rete di educare alle Differenze e promosso una partecipatìssima assemblea con la comunità e le realtà sociali cittadine. Oltre a questo, abbiamo portato il dissenso e la protesta sia in Consiglio Comunale che nella Commissione consiliare.
Crediamo fermamente nell’importanza di promuovere progetti educativi nelle scuole di ogni ordine e grado mirati al superamento di stereotipi e violenza di genere e alla promozione del rispetto delle persone LGBTQI+ e alla prevenzione di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, modulati secondo le esigenze delle varie fasce d’età.
Riteniamo inoltre importante coinvolgere anche i genitori in percorsi a loro dedicati, non solo in un’ottica di comunità educante e di corresponsabilità dell’educazione tra scuola e famiglia, ma anche per fornire loro strumenti e consapevolezza che rendano la famiglia un contesto accogliente e sicuro per le giovani persone appartenenti alla comunità LGBTQI+.
Riteniamo inoltre necessario che tali progetti educativi vadano di pari passo con percorsi di formazione rivolti alle varie figure educative presenti nelle scuole. Tali percorsi dovranno rendere in grado non solo di prevenire e contrastare le discriminazioni in ambito scolastico (non solo da parte dei pari, ma anche di figure adulte), ma anche di contribuire a formare educatori e educatrici in grado di creare un contesto accogliente e sicuro anche per le giovani persone LGBTQIA+, in cui possano essere supportate nel loro percorso di crescita senza essere discriminate né invisibilizzate.
Riteniamo fondamentale per sviluppare progettualità significative che queste si inseriscano nell’ambito di percorsi strutturati e nel lungo termine. Non devono dunque essere progetti o iniziative “spot”, ma parte di strategie.
In quest’ottica, i Piani di Zona, previsti per legge al fine di organizzare i diversi soggetti che in un ambito territoriale intervengono sui bisogni e sulla domanda sociale, dovranno avere tra le priorità la lotta alle discriminazioni ed alla violenza tramite interventi diversificati ma coordinati tra loro.
Perché si possano sviluppare politiche significative, riteniamo inoltre importante sostenere le scuole e la comunità educante con risorse adeguate, a partire da un fondo comunale dedicato a progetti di contrasto agli stereotipi di genere e alle discriminazioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Un ulteriore elemento di forza, in questo senso, potrebbe essere rappresentato dalla sottoscrizione dell’Accordo Territoriale di Genere della Provincia di Pisa e dal conseguente accesso ai finanziamenti della Regione Toscana, con cui sostenere e rafforzare azioni di promozione della parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica.
Infine, riteniamo essenziale puntare anche sulla costruzione di reti cittadine e extracittadine che fortifichino l’intera comunità educante e sviluppino prassi trasversali di sensibilizzazione.
In quest’ottica,è essenziale innanzitutto avviare nelle commissioni consiliari un percorso di audizioni e confronto con le associazioni e i soggetti del Terzo settore che agiscono in questo campo, anche al fine di sviluppare progettualità comuni.
In un’ottica di reti, coonsideriamo poi di particolare importanza la progettazione e realizzazione di ricerche in sinergia con l’Università sull’educazione alle differenze e le tematiche di genere, con una particolare attenzione alla fascia 0-6 anni.
Infine, riteniamo importante mettersi in rete con altre amministrazioni, realizzando periodicamente, anche in sinergia con altri Comuni e nell’ambito della rete Ready, giornate di studi e seminari, che aiutino a diffondere buone pratiche educative.
Vogliamo infine sottolineare come ragionare in termini di “comunità educante” richieda di tenere conto anche dell’importanza di lavorare anche sul contesto extrascolastico per contrastare gli stereotipi e alla violenza di genere, ma anche all’omolesbobitransfobia. In particolare, riteniamo fondamentale la promozione di percorsi di formazione rivolte a Enti del Terzo settore (si pensi, ad esempio, alle realtà associative che si occupano di educazione) e società sportive. Tali realtà svolgono infatti in città un fondamentale ruolo di animazione sociale, e possono rappresentare dunque attori-chiave nel superamento delle discriminazioni.
3. Intende tutelare le figlie e i figli delle coppie omogenitoriali? Se sì, in che modo e con quali strumenti? Se no, perché?
Il primo, fondamentale atto di garanzia della piena tutela d3 figl3 delle coppie omogenitoriali, passa dalla trascrizione degli atti di nascita, che ci impegniamo a garantire innanzitutto come fondamentale strumento di tutela dei diritti dell’infanzia.
Riconosciamo però che questo gesto da solo non è sufficiente.
è necessario infatti, come amministrazione a livello locale, contribuire a portare avanti riflessioni e battaglie politiche anche a livello nazionale sul tema del rafforzamento e del pieno riconoscimento dei diritti dei minori nelle famiglie omogenitoriali, nel più ampio quadro delle riflessioni relative al riconoscimento di modelli di famiglia non corrispondenti a quelli “tradizionali”.
4. Intende prevedere per le/i dipendenti comunali momenti di formazione e informazione sui temi che riguardano l’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere, al fine di favorire il benessere e l’accoglienza delle persone LGBTIQA+ che accedono ai servizi comunali (es. ufficio anagrafe, polizia municipale, ecc.)? Se sì, come? Se no, perché?
Ci impegniamo a promuovere percorsi di formazione relativi alle tematiche della discriminazione e del superamento di stereotipi legati alle diverse soggettività LGBTQIA+ rivolti a varie figure professionali, a partire da quelle impiegate nei servizi comunali.
Lo scopo di tali attività sarà quello di sradicare pregiudizi e discriminazioni nei settori chiave individuati, rendendo al tempo stesso operator3 e contesti coinvolti nei percorsi in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze delle diverse soggettività LGBTQIA+ che accedono ai servizi.
Tali percorsi di formazione saranno progettati con realtà anche del territorio già attive sul tema, innanzitutto allo scopo di individuare le figure professionali destinatarie della formazione, le tematiche e le modalità.
5. Intende ripristinare l’adesione del Comune di Pisa alla rete Re.A.DY (https://www.reteready.org/), dalla quale è uscito nel 2018? Se sì, come propone di utilizzare i fondi stanziati dalla regione Toscana? Se no, perché?
Ci impegniamo a reinserire l’amministrazione comunale nella Rete Re.A.DY. Questo rappresenta per noi un primo passo per costruire una città plurale e paritaria, che promuova il rispetto dei diritti delle persone LGBTQIA+, che spesso vivono situazioni di discriminazione sia nella vita personale e sociale che nell’ambiente scolastico o lavorativo, o nell’accesso ai servizi.
La rete rappresenta infatti uno spazio di confronto tra Amministrazioni e con le associazioni, per l’individuazione di buone pratiche e di tematiche da affrontare, ma anche per lo sviluppo di strategie comuni e per valorizzare sinergie trai Comuni.
L’adesione alla Rete Re.A.DY. consentirà inoltre di accedere a fondi che potrebbero rappresentare un primo nucleo di risorse da destinare a progetti e iniziative di sensibilizzazione e educazione, in particolare a partire dalle scuole.
Rispetto all’utilizzo dei fondi, appaiono però necessarie alcune premesse metodologiche.
Innanzitutto, le progettualità legate all’utilizzo dei fondi dovranno essere costruite in sinergia con i soggetti (istituzionali e non) già attivi a livello locale.
In secondo luogo, l’utilizzo di tali risorse dovrà essere pianificato dentro il quadro più strategia integrata, che non si basi solo sulle risorse economiche provenienti dalla rete Re.A.DY, ma in cui il Comune si assuma il ruolo di soggetto attivo nel reperire le ulteriori risorse necessarie per sviluppare politiche efficaci che non si limitino a eventi di sensibilizzazione o a percorsi educativi, ma che guardino anche alla formazione e ai servizi.
6. Intende promuovere e celebrare le ricorrenze più importanti per la comunità LGBTIQA+ come la Giornata Internazionale contro l’Omo-lesbo-bi-transfobia (17 Maggio), la Giornata Internazionale dell’Orgoglio LGBTIQA+ (28 Giugno), il Transgender Day of Remembrance (20 Novembre), ecc.? Se sì, quali sono le modalità con cui prevede di farlo (es. organizzazione di iniziative, eventi, comunicati, ecc.)? Se no, perché?
Nel nostro programma, abbiamo assunto l’impegno anche di promuovere campagne e iniziative pubbliche contro le discriminazioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale e per il superamento di stereotipi.
Riteniamo che tali progettualità non possano essere completamente svincolate dai percorsi già iniziati della comunità LGBTQIA+, a partire da quelli legati a date simboliche che la comunità stessa ha individuato (anche a livello internazionale) come momenti per dare visibilità a istanze e lotte.
L’amministrazione comunale dovrà dunque prendere in considerazione i percorsi che la comunità ha già sviluppato, anche dialogando con le associazioni e le realtà anche locali che, ad esempio, hanno costruito e stanno costruendo iniziative, riflessioni e istanze.
In quest’ottica di dialogo e sinergia, si potranno anche sviluppare, nelle forme che si riterranno più adeguate, iniziative comuni di promozione e celebrazione delle date più significative per la comunità, in quanto momenti significativi per dare visibilità a istanze e lotte e animare una riflessione collettiva su di esse, che coinvolga e sensibilizzi anche cittadin3 che non appartengono alla comunità. Questo avverrà nel pieno rispetto dell’autonomia delle comunità che da decenni si auto-organizzano.
7. Intende patrocinare manifestazioni politiche a livello cittadino e/o regionale che promuovono l’uguaglianza sostanziale dei diritti, la pari dignità e la visibilità delle persone LGBTIQA+ (es. Toscana Pride)? Se no, perché?
8. Intende organizzare e/o patrocinare eventi culturali e di sensibilizzazione che promuovono l’uguaglianza sostanziale dei diritti, la pari dignità e la visibilità delle persone LGBTIQA+? Se no, perché?
Sì, questi punti rappresentano per noi aspetti importanti del nostro impegno.
Rispetto a questo, peraltro, riteniamo importante ribadire alcune questioni.
Innanzitutto, riteniamo importante sottolineare che per noi il patrocinio a manifestazioni politiche, eventi culturali o di sensibilizzazione e la partecipazione di rappresentat3 dell’amministrazione a tali momenti non rappresenta un semplice atto simbolico fine a se stesso. Si tratta infatti di uno dei segni tangibili e pubblicamente visibili con cui l’Amministrazione comunale ribadisce solidarietà alle lotte della comunità LGBTIQA+ e il suo impegno politico nel promuovere diritti e pari dignità. Rappresenta infatti un gesto che contribuisce, insieme ad altri, a diffondere una cultura dei diritti nella città e far sentire le persone LGBTIQA+ non invisibilizzate, ma parte integrante di una comunità in cui hanno piena cittadinanza.
Tali scelte di patrocinio e partecipazione devono inoltre essere parte di percorsi più ampi di dialogo e confronto con le realtà che animano eventi e manifestazioni politiche, oltre che di politiche e percorsi strutturali e integrate, mirate a creare le condizioni che garantiscano concretamente l’uguaglianza sostanziale dei diritti, la pari dignità, visibilità e piena cittadinanza delle persone LGBTIQA+.
9. Intende attuare azioni di informazione e sensibilizzazione relative al tema della salute sessuale, con particolare attenzione alle Infezioni Sessualmente Trasmissibili? Se sì, in che modo? Se no, perché?
La salute sessuale rappresenta un’importante declinazione del diritto alla salute, che riguarda tutt3, e caratterizzata da molteplici dimensioni: dalla prevenzione e cura delle IST alla dimensione del benessere psicologico, passando per la contraccezione e la possibilità di autodeterminarsi rispetto alle proprie scelte riproduttive e la diffusione di una cultura del consenso.
Per garantire anche questa dimensione del diritto alla salute, è necessario innanzitutto garantire servizi socio-sanitari solidi, che funzionino adeguatamente, che siano accessibili a tutta la comunità cittadina.
Nel nostro programma, ad esempio, abbiamo posto una particolare attenzione alla necessità di potenziare i servizi che garantiscono il diritto alla salute, a partire dal potenziamento dei consultori. Nella Zona Pisana abbiamo infatti un consultorio ogni 40.000 abitanti: praticamente la metà rispetto al parametro dei livelli essenziali (uno ogni 20.000 abitanti), con gravissime carenze rispetto alla presenza di ostetric3, psicolog3, assistenti sociali. Secondo il nostro programma, oltre al potenziamento di carattere quantitativo è necessario un cambiamento radicale nella qualità degli interventi: è necessario che i consultori diventino meno poliambulatori e più servizi di comunità, centrati sulla promozione del benessere e dell’autodeterminazione. In particolare si ritiene assolutamente necessario ampliare l’accesso diretto all3 giovani e la proattività degli interventi nelle scuole e negli spazi sociali. Nel nostro programma, abbiamo inoltre posto l’accento sulla necessità di sviluppare progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole, come fondamentale strumento di promozione anche del benessere sessuale.
Nel programma inoltre proponiamo la realizzazione delle Case di comunità presso i presidi di Via Garibaldi, al Cep, San giusto e nella zona nord della città: è fondamentale garantire ambulatori di prossimità facilmente accessibili. Riteniamo inoltre che in ogni casa di comunità debba essere presente lo psicologo di base ( istituito dalla regione Toscana nel 2022, ma ancora non inserito nella rete dei servizi) , per garantire il sostegno e le terapie a chiunque presenti un bisogno di sostegno.
Oltre a porre le basi per avere servizi di garanzia del diritto alla salute solidi per tutt3, riteniamo però necessario che nell’ambito di queste strutture e percorsi siano creati e garantiti (innanzitutto attraverso la formazione del personale) contesti in cui non si riproduca un approccio unicamente cis-eteronormato (anche) al tema della salute sessuale e in cui non si riproducano e rafforzino stereotipi dannosi e stigmatizzazioni.
10. Intende attuare politiche specifiche di tutela per i soggetti che subiscono discriminazioni multiple (es. persone LGBTIQA+ migranti, allontanate da casa/senza fissa dimora, sex worker/che esercitano prostituzione, ecc.). Se sì, quali e in che modo? Se no, perché?
Per affrontare tali questioni, riteniamo innanzitutto necessario partire da un generale rafforzamento di vari servizi sociali, di accoglienza e/o di contrasto alla marginalità, come i servizi socio-sanitari, i servizi per i minori, per la garanzia del diritto alla casa, per le persone migranti, unità di strada come servizi rivolti alle sex worker, perché possano offrire risposte efficaci ed adeguate ai bisogni, chiunque sia a rivolgersi ad essi.
Non basta tuttavia rafforzare i servizi attraverso maggiori finanziamenti e interventi per migliorarne la qualità, ma devono anche essere superati approcci discriminatori nei provvedimenti in materia di welfare, che purtroppo nel corso di questa amministrazione non sono mancati. Si pensi, a titolo esemplificativo, alla questione della storicità della residenza.
Su quest’ultimo aspetto, in particolare, abbiamo lavorato in stretto collegamento con lo sportello antidiscriminazione dell’associazione Altrodiritto e abbiamo presentato ricorsi all’Unar in ordine ai provvedimenti sull’emergenza abitativa e ai bonus economici. In generale riteniamo razzista ogni provvedimento basato sulla storicità della residenza che esclude le persone straniere: per questo, ad esempio, tra le proposte rivolte al contrasto all’esclusione, abbiamo dato rilevanza alla necessità di garantire il riconoscimento della residenza a chiunque abitualmente viva sul territorio ( così come dispone la nostra legislazione, che viene violata dalle amministrazioni che usano la residenza come elargizione premiale).
Riteniamo inoltre che i servizi debbano essere resi contesti idonei a dare risposte adeguate a soggetti che subiscono discriminazioni multiple (che includono anche quelle legate a orientamento sessuale e/o identità di genere), ma che potrebbero essere arrivati al servizio in via prioritaria per altre ragioni (es. in quanto migranti, in quanto in condizioni di disagio abitativo o comunque di povertà, in quanto minori ecc.).
Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso vari strumenti, a partire da una specifica formazione di chi opera nei servizi e (dove necessario e opportuno) una riorganizzazione del servizio stesso, con la creazione di percorsi dedicati, al suo interno, a persone LGBTQIA+ (si pensi, a titolo esemplificativo, alle varie progettualità in Italia dedicate a creare spazi di accoglienza, supporto e ascolto per persone migranti LGBTQIA+).
Tale obiettivo può essere adeguatamente raggiunto anche attraverso il confronto e lo scambio di buone pratiche con altre Amministrazioni già attive, e in questo senso, ad esempio, la rete Ready potrà rappresentare uno spazio significativo. Il confronto dovrà inoltre includere anche soggetti (es. associazioni LGBTQIA+) che a livello territoriale e non sono già attivi sul tema, anche in questo caso in una logica di valorizzazione e messa a sistema di esperienze e buone pratiche già adottate in base a bisogni identificati nel contesto locale.
A questi interventi, che riguardano servizi a cui le persone LGBTQIA+ si rivolgono in via prioritaria per ragioni non necessariamente direttamente collegate a discriminazioni dovute alla loro identità di genere o al loro orientamento, deve però aggiungersi anche la creazione di un servizio che sia invece specificamente rivolto a chi cerca un supporto specifico e in via prioritaria perché subisce quelle discriminazioni o comunque vive difficoltà legate alla propria identità di persona LGBTQIA+.
Vorremmo dunque dotare anche Pisa, come altre città, di un servizio di accoglienza, ascolto e supporto (anche psicologico e legale) dedicato alle persone LGBTQIA+. In tale ambito, dovrà essere inoltre prevista anche la possibilità di accedere ad un supporto nell’orientamento e nell’accesso ad altri servizi (socio-sanitari, orientamento alla casa e al lavoro).
Il servizio sarà sviluppato in collegamento con i centri antiviolenza del territorio, individuando anche soluzioni adeguate per la realizzazione di case-rifugio.
Il servizio dovrà essere articolato con presidi diffusi sul territorio cittadino e progettato secondo criteri di massima accessibilità possibile (es. gratuità dell’accesso; servizio accessibile anche per persone disabili; possibilità di accesso al servizio anche online; materiali e pubblicizzazione del servizio in più lingue e attraverso più canali; approccio interculturale es. presenza di mediatori culturali; adeguate garanzie di privacy e sicurezza per chi accede al servizio).
Il servizio sarà progettato in sinergia con le associazioni, le realtà pisane e non (es. Università di Pisa con la sua rete di sportelli antiviolenza; Casa della Donna; Casa Marcella- il primo progetto di casa rifugio per persone trans* e non binarie in Toscana) e le reti già attive sul tema sia sul territorio pisano, sia in altri Comuni toscani o a livello regionale (a partire dalla Rete Ready), per individuare le migliori modalità di implementazione, gestione e monitoraggio del servizio.
Ci sono altri aspetti, proposte o riflessioni desidera condividere con le elettrici, gli elettori e la comunità LGBTQIA+?
Una proposta: Autodeterminazione delle persone trans e carriere alias
Attualmente in Italia il procedimento per ottenere la rettifica dei documenti è regolato dalla legge 164 del 1982, e può essere estremamente lungo e complesso. Dal 2015, a seguito di due sentenze della Consulta e della Cassazione, non è più obbligatorio sottoporsi ad un intervento chirurgico per veder riconosciuto il diritto alla rettifica dei documenti; tuttavia, le persone trans devono comunque rivolgersi a un tribunale e documentare il loro percorso di transizione. Nell’attesa della pronuncia del giudice, quindi, le persone trans si trovano in una sorta di limbo, che rende estremamente complesso svolgere azioni comuni come la ricerca di un lavoro, di una casa o l’apertura di un conto in banca, ma anche la frequenza delle lezioni all’università o a scuola.
Posta la necessità di portare avanti una battaglia politica anche a livello nazionale relativa al legge 164 del 1982, alla complessità e ai lunghi tempi attesa, riconosciamo il ruolo che lo strumento della “carriera alias” potrebbe avere nel contribuire alla garanzia dell’autodeterminazione delle persone trans e di una qualità della vita degna.
Lavorando insieme alle istituzioni già attive sul tema (es. Università di Pisa) e alle associazioni, ci impegniamo a:
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sostenere l’adozione e l’introduzione di buone pratiche legate alle carriere alias nelle scuole e nei luoghi di lavoro, attraverso l’elaborazione di apposite linee guida, nel rispetto dell’ autonomia di ciascun ente, e nella tutela della privacy
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introdurre le carriere alias nell’ambito dei servizi pubblici gestiti dal Comune
Una riflessione: Quale visione delle lotte e delle istanze LGBTQIA+ nel nostro progetto politico?
La nostra coalizione, costituita prima da Una Città in Comune e Rifondazione Comunista, ora da Una Città in Comune e Unione Popolare, da sempre consideriamo le istanze della comunità LGBTQIA+ non solo nel loro specifico, ma anche come un punto di sguardo indispensabile che permea il nostro lavoro quotidiano in modalità trasversale. In questo senso, riteniamo che esista una connessione diretta fra le battaglie che portiamo avanti su temi come i servizi socio-sanitari, la scuola e l’educazione, il lavoro dignitoso, il diritto all’abitare.
Riteniamo infatti che sia necessario un approccio intersezionale, che tenga conto di come, nell’ambito di temi di interesse collettivo come la salute, la casa, il lavoro, la scuola, si articolano specifiche istanze.
Quando parliamo di lavoro povero e precario, o di vulnerabilità socio-economica, riteniamo che sia necessario, ad esempio, considerare e denunciare apertamente come queste rendano ancora più espostə a violenza e discriminazioni le persone LGBTQIA+, rendano più difficile uscire da contesti di abuso, denunciare discriminazioni sul lavoro.
Al tempo stesso, riteniamo necessario evidenziare anche come le discriminazioni legate a orientamento sessuale o all’identità di genere rappresentino una causa di impoverimento, di difficoltà all’accesso al lavoro, all’istruzione, alla casa, ai servizi.
Riteniamo necessario evidenziare, ad esempio, come non basti potenziare i servizi socio-sanitari o educativi, ma che questo debba essere fatto con un approccio che non riproduca logiche di invisibilizzazione o discriminatorie. Al tempo stesso, pensiamo però che sia molto difficile garantire servizi socio-sanitari o educativi adeguati (anche) alle esigenze delle persone LGBTQIA+ senza politiche di ampio respiro che riconoscano, in primo luogo, la necessità di investire in modo significativo e prioritario su quei servizi.
Riteniamo difficile immaginare riflessioni sul problema dell’accesso alla casa per le persone LGBTQIA+ che non siano dentro una più ampia riflessione su come, nel nostro territorio, il diritto all’abitare non sia garantito.
Questo senza negare le specifiche discriminazioni sistemiche e strutturali che la comunità subisce, o dilurile dentro riflessioni di ampio respiro, ma facendone elementi strutturali di percorsi e lotte politiche intersezionali, in cui si mira a sviluppare un percorso comune in cui ciascun3 possa trovare risposte adeguate ai proprio bisogni e vedere garantiti i propri diritti.
Riteniamo inoltre che non ci si possa limitare a interventi su scala locale o che colmano lacune, ma che si debba agire, dove necessario, per ottenere cambiamenti nelle politiche e nelle norme a livello anche nazionale. Il caso delle carriere alias e della trascrizione degli atti di nascita sono esempi emblematici di questo.
Come realtà politica di attivist3 , infine, ci prendiamo un impegno: continuare a formarci, metterci in discussione e in ascolto, per essere ogni giorno di più alleat3 credibili e solid3 delle istanze e delle lotte della comunità, ma anche uno spazio politico sicuro e accogliente per tutt3, capace di dare voce e spazio nelle sue lotte e riflessioni anche alle molte soggettività LGBTQIA+.