Leopolda più che un’idea da salvare, secondo noi è un bene comune concreto reale della città da difendere. Patrimonio Comune di tutta Pisa, di tutti e di tutte.

Sin dal 2013 abbiamo sempre criticato il modello di gestione imposto dal Comune, con allora la giunta Filippeschi, che, in particolare, prevedeva che alle associazioni venisse imposto canone a prezzo di mercato, inaccessibile per i loro bilanci, al cui pagamento contribuiva la stessa amministrazione con i fondi che dovevano servire a supportare le attività delle culturali e sociali delle associazioni. Un meccanismo contorto che noi 10 anni fa denunciammo.

Uno dei motivi per cui abbiamo criticato il modello era la dinamica di dipendenza che si creava con l’amministrazione, minando l’autonomia delle associazioni e proprio il rischio che un eventuale cambio di amministrazione avrebbe messo in pericolo la struttura. E questo è successo con la Giunta Conti come dimostrano i fatti in questi 6 anni (proposta mercato, canone, mancanza di confronto). Prima è stato tolto il sostegno economico, oggi si vuol togliere la gestione, domani si toglierà lo spazio.

Uno dei motivi per cui ci teniamo a ragionare di spazi sociali e non solo del caso specifico.

Troppe sono le esperienze sociali, culturali, giovanili che sono state cancellate o osteggiate negli anni, prima dal centrosinistra e oggi dal centrodestra, proprio perché questa città non vuole offrire spazi sociali, spazi di aggregazione, di confronto, di nascita e sperimentazione di nuove idee. Da Rebeldia al Colorificio, dal Teatro Rossi alla Limonaia, paradigmi di una gestione virtuosa e condivisa dei beni comuni, esempi notabili di auto-organizzazione e partecipazione dal basso che non hanno resistito agli attacchi ripetuti delle amministrazioni che si sono susseguite.

Ora la nostra posizione è chiara oggi come ieri, salvare in ogni modo possibile il bene comune costituito dal patrimonio immobiliare del comune di Pisa e aprire un ragionamento ampio e largo sulla sua funzione sociale come abbiamo ribadito in Consiglio comunale opponendoci in tutti i modi alla delibera sulla Patrimonio Pisa e proponendo negli anni scorsi atti di indirizzo sugli spazi sociali che andavano nella direzione opposta a quella su cui Conti, in continuità con il passato, sta procedendo: emblematico è il caso come dell’SMS ( spesi 80.000 euro per armadietti).

La condizione per un dialogo con l’amministrazione è che questa ritiri la lettera in cui comunica l’avvio del processo per la restituzione dei locali della Leopolda.

Una battaglia che possiamo fare insieme chiedendo chiaramente:

1) Che la Stazione Leopolda rimanga nel patrimonio indisponibile del Comune di Pisa, no a qualsiasi tipo di alienazione (o valorizzazione come a tanti piace dire) ma soprattutto NO al trasferimento alla Patrimonio SRL: in nessun modo ci si può aspettare che qualsiasi tipo di garanzia possa reggere nel tempo con un soggetto il cui unico fine è il lucro visto che nello Statuto si indica chiaramente che la società opera con criteri di mercato.

2) Come la Leopolda anche tutti i beni importanti come gli Arsenali Repubblicani, il Parco della Cittadella e i Vecchi Macelli devono rimanere nella gestione e fruizione pubblica e non devono essere trasferiti alla Patrimonio Pisa Srl, né devono essere alienate le ex-Stallette come sembra ci sia l’intenzione. Rivediamone piuttosto i regolamenti d’uso per renderli accessibili e non riservati solo ai grandi eventi privati.

3) Revisione immediata del Regolamento vigente per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Pisa prevedendo percentuali di riduzione del canone agevolato dal 90% al 100% in maniera da liberare spazi e opportunità per tutti e tutte. Una proposta che avanziamo dal 2013, che è stata sempre respinta e su cui invece occorre una battaglia collettiva di tutte le associazioni. Le trattative singole che sono state tentate non funzionano.

4) Attuazione immediata del “Regolamento sulla collaborazione tra le cittadine e i cittadini attivi e l’amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani di Pisa”. Anch’esso aspramente criticato, approvato alla fine dell’amministrazione Filippeschi e rimasto lettera morta. Diamo attuazione all’articolo che dice che l’amministrazione pubblica periodicamente i beni che possono essere messi a disposizione per i patti di collaborazione. Anche qui occorre inserire e tutelare le esperienze di occupazione e autogestione che esistono in città e che invece sono state volutamente escluse. E avviamo subito, a partire da oggi, una discussione partecipata sulla gestione pubblica e condivisa dei beni comuni di questa città a partire proprio dagli spazi della stazione Leopolda.

Facciamo anche un appello a tutte le associazioni che in questi anni hanno animato e reso vivo questo spazio:

Non cedete alle tentazioni di chi vorrà offrirvi soluzioni dedicate, particolari. E’ un meccanismo che conosciamo bene, volto a dividere la potenza di un’ aggregazione così variegata di realtà come lo stesso sindaco Conti ha chiaramente esplicitato. A prescindere dalla strada che sceglierete, portatela avanti insieme.

Nessuno si salva da solo. La Leopolda e tutti i beni comuni della città si salvano solo collettivamente con una battaglia pubblica e trasparente.

Condividi questo articolo

Lascia un commento