Lettera per le elezioni della Casa della donna: la risposta di Diritti in comune

Abbiamo visto la Lettera aperta alle candidate e ai candidati per le elezioni amministrative 2018”. L’abbiamo letta e – possiamo dirlo? – ci è piaciuta. A partire dalle sue parole chiave e dal modo in cui sono declinate: partecipazione, laicità, solidarietà e diritti di cittadinanza, inclusione e empowerment, pace, cura.

Un vero e proprio programma, crediamo. Una proposta politica femminista di ampio respiro, che parte dalle donne per proporre un territorio che guardi a sé stesso guardano anche al mondo, perché la società che delinea è una società multiculturale in una Pisa vivibile, sostenibile e partecipata, di cui l’amministrazione si “prenda cura”.

Diritti in comune ha lavorato per oltre un anno, pensiamo, proprio in questa direzione: con un percorso ampio e pubblico di costruzione delle idee programmatiche, mettendo i diritti al centro (anzi… in comune) per far sì che tutte le cittadinanze possano esprimersi e attraversare la città. Abbiamo voluto adottare infatti, fin da subito, un metodo conforme a quanto diciamo di voler fare.

Ed effettivamente crediamo che la trama proposta dalla lettera aperta della Casa della Donna attraversi tutte le nostre 105 fitte pagine. Proviamo a darne qualche piccolo esempio, per ognuna delle parole chiave.

Partecipazione: crediamo che debba servire a “co-creare” la città. Dal bilancio partecipativo ai laboratori di progettazione partecipata (su servizi, qualità della vita, mobilità, attrezzature collettive, uso del suolo, ecc.), dal referendum a quorum zero agli accordi di quartiere, la cittadinanza deve decidere e l’istituzione deve farsi garante dell’espressione di tutte le cittadinanze e delle loro diversità.

Laicità: serve una vera e propria agenda laica con un comune che, ad esempio, attivamente promuova l’uguaglianza tra le coppie eterosessuali e omosessuali, favorisca l’addio laico ai propri cari, garantisca un pari diritto allo studio per chi non si avvale dell’ora di religione.

Solidarietà e diritti di cittadinanza: qui c’è lo snodo attraverso cui si sceglie se le diversità possono essere una ricchezza per tutte e per tutti. Noi crediamo che debbano esserlo, e pensiamo che per questo servano tante cose: dalla lotta alla povertà alla garanzia del diritto all’abitare, all’introduzione della mediazione di quartiere, ma anche alla promozione di progetti sulle tematiche di genere e sul peso che esercitano i modelli culturali, le campagne o i prodotti commerciali proposti dai media. Pensiamo anche che il comune debba aprire un ufficio legale contro le discriminazioni collegato ad un analogo sportello di ascolto su tutti i fattori di discriminazione in ogni quartiere; gli sportelli saranno gestiti in sinergia con le associazioni nella prospettiva di una ricomposizione del tessuto sociale affinché nessuno rimanga solo di fronte alle discriminazioni, di qualunque natura esse siano.

Inclusione e Empowerment: le donne sono particolarmente sensibili all’arretramento materiale e culturale determinato dalla crisi perché sono investite direttamente dai processi in atto. Anche per questo è fondamentale sostenere il tessuto associativo esistente delle esperienze femministe, dalla Casa della Donna ad altre esperienze nate in questi anni, a partire dalla garanzia degli spazi in cui vivono. Crediamo poi che occorra impegnarsi per il potenziamento del centro antiviolenza con la creazione di sportelli di ascolto nei quartieri, per supportare i percorsi di accesso al lavoro inserimento lavorativo destinati alle donne, per l’adozione di un bilancio di genere sia preventivo che consuntivo.

Pace: le proposte che abbiamo per la partecipazione e co-creazione della città, quelle sulla solidarietà e i diritti di cittadinanza, o ancora quelle per la laicità, l’inclusione e l’empowerment, ci sembrano rispondere all’idea di una costruzione pacifica che assume il conflitto cercando le soluzioni comuni attraverso il riconoscimento della dignità di tutt*. Ma c’è anche altro: dal supporto a scuole che vogliano costruire un programma di “alfabetizzazione” alla gestione nonviolenta dei conflitti per alunne e alunni, studenti e studentesse,al rifiuto di sostenere iniziative educative in cui passano messaggi ambigui e fuorvianti come La giornata della solidarietà,al lavoro per la chiusura di Camp Darby.

Cura: è effettivamente questo che deve fare l’amministrazione comunale. Dare spazio, fisico ma anche di elaborazione e discussione, mettersi a servizio della cittadinanza. Il contrario del chiudersi in un palazzo.

Con questa pagina abbiamo cercato di delineare brevemente i principi cui ci ispiriamo e fornire alcuni piccoli esempi di come intendiamo lavorare e di quello che vogliamo fare. Ci fa piacere quindi, per dare maggiori elementi di valutazione, riprendere qui di seguito un capitolo del nostro programma.

Una città in comune,

Rifondazione Comunista,

Possibile

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