venerdì 21 marzo 2014 TIRRENO PISA Pagina:IX
LETTERE
Il ruolo e i limiti dell’occupazione
C’è qualcosa di incompiuto,nelle azioni di occupazione del Municipio dei Beni Comuni, erede di un metodo di lotta importantissimo ma sciupato nel modo di concludere ogni azione. Importantissimo è il ruolo giocato nel portare alla luce situazioni di abbandono e di degrado attraverso lo strumento di lotta dell’occupazione, fondamentale per chiarire la necessità di un’altra legalità quando le proprietà, private o pubbliche, siano abbandonate o consegnate alla speculazione, comunque mai utilizzate peri fini di utilità sociale scritti nella Costituzione. Sciupato è il significato politico-civile di ogni occupazione,quandoessasi risolve nella richiesta di poter restar lì “vita natural durante”, e non nell’imporre ai salotti comunali l’obbligo di bandire gare pubbliche in cui si confrontino progetti, realtà associative diverse, ma dirette al recupero delle funzioni ambientali, sociali,civili, dell’area occupata. Legittimissima la richiesta di restare, a riprova della nuova legalità costituzionale che si vuole affermare, quandofamigliedi sfrattati occupino case sfitte e abbandonate ai sordidi progetti di palazzinari e di piccoli proprietari, ma la medesima richiesta appare infondata e strumentale quando diventa richiesta di privata sistemazione delle realtà occupanti, più o meno esageratamente auto-assurte a uniche capaci di svolgere in quei luoghi attività socialmente utili. Sensato e utile sarebbe invece se le situazioni portate alla luce con la lotta fossero affidate ai vari Palazzi “responsabili” perché siano recuperate con trasparenza e sotto controllo “popolare” (cioè con gare non affidate ai soliti bonzi tecnici, e ovviamente senza le assurde norme comunali che proibiscono la possibilità di partecipare a chi ha occupato o occu pa tuttora “proprietà altrui”). Il Comitato del quartiere di San Martino esprime quindi la sua piena sol idarietà con l’occupazione del l’area delle caserme dismesse in via G. Bruno e con il coraggioso sciopero della fame che cerca di sostenerla e di impedire che diventi la solita questione di “ordine pubblico”, e cioè di legalità illegale fatta a colpi di manganello, ma chiede che si rinunci alla”privatizzazione” della lotta per riprendersi la città nel senso sopraindicato.
Paolo Arduini Associazione per la salvaguardia e lavalorizzazione della città di Pisa