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L’ira di Filippeschi: «Danti inaffidabile e spregiudicato»
LA QUESTIONE aeroporto? Solo una scusa. Perché Dario Danti, il dimissionario assessore alla Cultura, è già in pista per un nuovo decollo: verso un seggio in Regione. E’ quanto emerge dai mormorii del Palazzo e si può leggere nella mossa a sorpresa (ma anche maldestra, visto che la maggioranza in un documento ieri ne ha sconfessato la sincerità) del vendoliano ex assessore. Lo strappo fra Sel e Pd, a livello regionale, si sta consumando e i fatti di Pisa sono una delle rumorose conseguenze. Sel divorzia dal Pd e Danti si porta avanti, lasciando il posto in giunta per andare a purificarsi in acque ancora più a sinistra di quelle in cui lo aveva traghettato la barca della faticosa alleanza costruita nel 2013 col Pd.
I FATTI parlano chiaro e sono quelli raccontati nel documento che, redatto dalla nuova maggioranza orfana di Sel, ieri il sindaco Filippeschi ha voluto leggere: «L’ex assessore Danti e Sel hanno approvato con il voto in Consiglio comunale, l’l1 dicembre scorso, il percorso di verifiche e garanzie sul progetto di fusione Sat-Adf (…) fino all’ultima seduta del Consiglio del 5 febbraio. Nei due mesi intercorsi, Sel non ha mai distinto la sua posizione e tantomeno Dario Danti ha riportato in nessuna sede proposte diverse da quelle avanzate dal sindaco». Un atto d’accusa verso l’assessore che solo poche ore prima delle dimissioni sedeva in Giunta senza lasciar trapelare le sue intenzioni, come racconta lo stesso Filippeschi, che bolla le motivazioni di Danti come «quanto di più contraddittorio si possa leggere». Il sindaco si dichiara «amareggiato perché il lavoro fatto con Danti e la Ghezzani è patrimonio di tutti», ma non perdona: «Non c’è nessuna coerenza e nessun eroismo in questa decisione. Lucrare su scelte importanti per la città come quella sull’aeroporto è grave», e non fa sconti: «C’è modo e modo per iniziare la campagna elettorale. Esiste un galateo da rispettare anche nelle rotture».
Danti in preparazione delle Regionali: «Una scelta fatta a freddo, con motivazioni contraddittorie, con uno stile irriguardoso verso le altre forze che hanno condiviso un serio impegno di fronte alla città, appare come una sconfessione del patto saldato con gli elettori, una regressione di una componente della maggioranza e un disimpegno dalle responsabilità». Per la maggioranza, si tratta di una «forzatura che indebolisce Pisa in un frangente delicato. Un partito e il suo assessore hanno deciso senza confrontarsi e di rifluire su posizioni radicali e disinteressate al governo della città». L’obiettivo è infatti la Regione.