E’ il quarto anno di fila ormai che mi accingo a scrivere una lettera molto simile a questa. La prima volta ero ancora in mezzo alla mia seconda gravidanza . La bimba ora sta per compiere tre anni, e l’anno prossimo è possibile che cercheranno di portare alla “Giornata della Solidarietà” anche lei.
La “Giornata della Solidarietà”, organizzata da Ciardelli Onlus e dal Comune di Pisa, si rivolge infatti a bambine e bambini, ragazze e ragazzi delle scuole pisane, dall’infanzia alle medie superiori. Si svolge in orario scolastico, e bambine e bambini ci vanno in uscita di classe. Nel 2010 e nel 2011, primi anni in cui la cosa fu organizzata, le classi erano portate direttamente in caserma, al CAPAR, e passavano la giornata lì, fra attività didattiche e giochi sui carrellini nella piazza d’armi.
Ci siamo opposti. Abbiamo scritto lettere (tante). Abbiamo raccolto 2000 firme su un appello che diceva i bambini in caserma per favore no. Abbiamo chiamato pedagogisti famosi. Abbiamo parlato fra genitori, con gli insegnanti, con l’amministrazione, come associazioni e come cittadini.
Nel 2012, alla fine di questa lunga e faticosa campagna, qualcosa è cambiato: la “Giornata” non si sarebbe più svolta in caserma, o almeno non del tutto. Gran parte delle classi avrebbe partecipato a “percorsi sulla Costituzione”, ambientati in vari luoghi simbolo della città. Avevamo ottenuto ciò che chiedevamo, in apparenza: i bambini fuori dalla caserma.
Tutto bene, quindi?
Purtroppo no, altrimenti non sarei qui a scrivere questa lettera. E’ vero, i bambini non vanno più in caserma, ma la caserma adesso viene portata dai bambini. Il centro città è praticamente militarizzato. L’evento culmine della mattinata è rappresentato dal lancio acrobatico dei paracadutisti sul Ponte di Mezzo. E soprattutto, dai principi fondamentali della Costituzione è scomparso l’articolo 11.
Non sto scherzando, davvero. Chiunque cerchi nel programma della giornata, fastosamente propagandato, le parole “Articolo 11: l’Italia ripudia la guerra”, rimarrà deluso. Troverà invece una cosa che si chiama “principio internazionalista”. Per illustrare a ragazze e ragazzi questo (sconosciuto) principio fondamentale della Costituzione i percorsi didattici vengono gestiti dal CAPAR e dalla Quarantaseiesima Brigata. Il ripudio della guerra ripudiato, e gestito interamente dalle Forze Armate.
No, non va tutto bene.
Non va bene, perché l’essenza della “Giornata” rimane quella di sempre. L’ambiguità su cosa sia la pace, cosa sia la guerra, cosa sia la solidarietà. E quest’anno si aggiunge anche l’ambiguità su cosa dice davvero la Costituzione. Troppe ambiguità tutte insieme rischiano di fare una bugia. E ai bambini non si dicono le bugie, soprattutto a scuola.
Una riflessione è ancora necessaria. Continuo a pensare che la “Giornata della Solidarietà” debba essere svolta fuori dall’orario scolastico. Perché nelle scuole l’educazione alla pace non può essere fatta con gite festose che finiscono con esibizioni di stampo militaresco. Perché è giusto ricordare i caduti in guerra, ma il modo migliore di farlo forse è ricordarli tutti e lavorare perché la guerra non uccida più nessuno. Perché l’educazione alla pace dei ragazzi più grandi deve iniziare dalla Costituzione e dalla storia. Quest’anno cade il decimo anniversario dell’inizio del conflitto in Iraq, che ha provocato centinaia di migliaia di morti e che è iniziato anch’esso partendo da una bugia ( vi ricordate le “armi di distruzione di massa”?) Nessuno a scuola ne sta parlando alle nostre figlie e ai nostri figli.
Avevo detto all’inizio che questa lettera sarebbe stata forse noiosa, perché diciamo le stesse cose da molti anni. Ma non è colpa nostra se non veniamo ascoltati, e la questione è troppo importante per lasciarla cadere. Le bambine e i bambini delle scuole pisane hanno diritto a un altro modo di imparare cosa sono la Costituzione e la solidarietà. I genitori hanno diritto di scegliere liberamente se mandare i propri figli a un’iniziativa così controversa, senza doversi preoccupare di tenerli a casa in un giorno lavorativo. E Pisa ha diritto a un’altra politica, che faccia vere scelte di pace.
Maria Francesca Zini, candidata nella lista ‘una città in comune’, per Ciccio Auletta sindaco