Presentata mozione sul diritto alla residenza anagrafica

I consiglieri di “Una città in comune – PRC” hanno presentato in consiglio comunale la seguente mozione per il diritto ad ottenere la residenza anagrafica per quelle figure che possono essere definite “temporaneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, le vittime di tratta, le vittime di violenza

Con il riconoscimento della residenza queste persone vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stesso (senza residenza non viene rilasciata la carta di identità, necessaria per stipulare il contratto di lavoro, l’attribuzione del medico di base, l’accesso ai servizi sociali) e potrebbero avere maggiore possibilità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA MOZIONE

Considerato che la residenza anagrafica costituisce un diritto per il cittadino e un dovere per l’Ufficiale di Anagrafe, come chiarito da una costante giurisprudenza e – da ultimo – dall’autorevole pronuncia del Consiglio di Stato (parere n. 4849/2012), nonché da una circolare interpretativa del Ministero dell’Interno (circolare n. 1, 14 Gennaio 2013).

Considerato inoltre che, ai sensi della vigente normativa anagrafica (art. 1, terzo comma, legge 1228/1954), «nell’anagrafe della popolazione residente sono registrate le posizioni relative alle singole persone, alle famiglie ed alle convivenze, che hanno fissato nel Comune la residenza, nonché le posizioni relative alle persone senza fissa dimora che hanno stabilito nel Comune il proprio domicilio».

Visto il DPR n. 223 del 30 maggio 1989, art 3, in cui si afferma che “fanno parte della popolazione residente di un comune le persone italiane, straniere o senza fissa dimora aventi la propria dimora sul territorio del comune”.

Vista la legge n.94 del 15 maggio del 2009 e relativa circolare sull’idoneità alloggiativa, che inasprisce l’accesso alla residenza per quei soggetti più fragili.

Rilevato inoltre che, per garantire il diritto-dovere alla residenza, i Comuni sono tenuti a iscrivere al relativo Registro Anagrafico i cittadini che ne facciano richiesta, anche qualora abitino in dimore improprie, inidonee, non autorizzate o non conformi alle disposizioni urbanistiche. Ciò è confermato, oltre che da una costante e pressoché unanime giurisprudenza, da una “storica” circolare del Ministero dell’Interno (la n. 8 del 29 maggio 1995), dal più recente parere del Consiglio di Stato (il già citato 4849/2012), e dalla citata circolare n. 1/2013 del Ministero dell’Interno.

Considerato che il gruppo Abele con il sostegno di Libera e di altre realtà sociali e del volontariato ha lanciato negli scorsi mesi una campagna dal titolo “Miseria Ladra” in cui al punto 3 si chiede di estendere la pratica che si attua in molte città rispetto al fenomeno dei senza dimora, concedendo la residenza presso il Municipio o in un’altra sede comunale a tutte quelle figure che possono essere definite “temporaneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, le vittime di tratta, le vittime di violenza che, in virtù di tale dispositivo, vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stesso (senza residenza non viene rilasciata la carta di identità, necessaria per stipulare il contratto di lavoro, l’attribuzione del medico di base, l’accesso ai servizi sociali) e potrebbero avere maggiore possibilità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”

Tenuto conto che diversi comuni italiani stanno facendo propria questa campagna, a partire da quello di Roma con la mozione n.66 approvata dal consiglio comunale.

Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta

a riattivare e a rendere pubblica la possibilità di usufruire della residenza fittizia in via degli Uffizi o in altra sede comunale per quelle figure descritte, temporaneamente in difficoltà e presenti sul territorio pisano;

ad attribuire la residenza a tutti i cittadini, italiani e stranieri, che abbiano dimora abituale nel territorio del Comune, indipendentemente dalla natura della loro dimora (e quindi anche a coloro che abitino in alloggi inidonei o occupati, in luoghi impropri o sprovvisti dei requisiti igienico-sanitari, in campi, roulotte o baracche e simili). La tutela d’interessi certamente meritevoli di considerazione, quali ad esempio l’incolumità e la salute di chi abita in alloggi impropri o non idonei, dovrà essere perseguita con strumenti di politica sociale e abitativa, e non mediante il rifiuto dell’iscrizione al Registro Anagrafico”;

a convocare un tavolo di confronto con le associazioni, cooperative e uffici del comune interessati dall’argomento, per valutare insieme le modalità di attribuzione della residenza e le relative verifiche.

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