In questi giorni si sono moltiplicati gli appelli e le prese di parola contro la decisione della Giunta Conti di intitolare una rotatoria a Giuseppe Niccolai. Il comunicato della Biblioteca Serantini, la lettera dell’Anpi, le parole dei familiari di Giuseppe De Felice, la posizione dell’Istituto storico della Resistenza di Lucca, le iniziative della Cgil, solo per fare alcuni esempi, sono tutti segnali di un tessuto sociale attento e sensibile, convinto che la città di Pisa non meriti una rotatoria con il nome di Giuseppe Niccolai. Anche molte forze politiche, tra cui il PD hanno preso una netta posizione contraria: PD che in occasione della presentazione di quella scellerata mozione consiliare del 2013 (approvata con 12 voti favorevoli, 13 tra astenuti e contrari e 16 assenti tra cui il sindaco Filippeschi) avrebbe dovuto manifestare ben altra attenzione.
Per quali ragioni non vogliamo una rotatoria intitolata a Niccolai? Non certo perché, come scrive il Secolo d’Italia, siamo dei «nostalgici della guerra civile». Niccolai è stato raffigurato dallo stesso giornale come un uomo politico «interessato al dialogo tra destra e sinistra e fautore del superamento degli opposti estremismi»: «Niccolai non era un nostalgico della guerra civile come gli antifascisti odierni. Credeva nel dialogo e nel confronto», così si legge su Il Secolo del 21 ottobre. Se davvero le cose stanno così, perché prendersela con questa decisione della Giunta?
Perché le cose non stanno così e a spiegarcelo è lo stesso Niccolai. In tanti hanno voluto dare giudizi sul politico missino, adesso lasciamo parlare il diretto interessato.
– Era «interessato al dialogo tra destra e sinistra e fautore del superamento degli opposti estremismi»?
Ecco cosa scriveva Niccolai su «il Machiavelli»: «Ricordiamo che nascemmo unicamente per combattere il comunismo come malattia sociale, che la lotta contro il comunismo livellatore delle anime e dei cervelli fu la ragione di ogni nostro atto, di ogni nostro pensiero. Questa e non altra se mai è la ragione che ereditammo dal passato e che lo stato presente delle cose ci ha confermata come suprema ed unica verità che non teme smentite. Roma e Mosca anche oggi sono di fronte e la lotta è lotta al coltello. Ecco perché noi manteniamo certe posizioni».
– «Non era un nostalgico della guerra civile»?
Ecco il suo parere: «siamo nostalgici, staremo con i Nostri Morti. Essi ci diano ancora la forza di combattere e di sputare, finché saremo vivi, sugli invertiti di tutte le razze e su tutti i venduti allo straniero»; «Amici di allora, senza timori come allora, fate il vostro dovere, siate fedeli agli ideali comuni, fedeli soprattutto alla memoria dei nostri Morti. Non vi preoccupate di apparir nostalgici, fascisti».
– «Credeva nel dialogo e nel confronto»?
La parola a Niccolai: «Non è disarmando del “manganello” la polizia che si risolve il problema italiano […]. Il problema è assai vasto e […] va posto in termini essenzialmente rivoluzionari […]. E la soluzione di tale problema è legata all’avvento, al timone dello Stato, di un Governo realmente forte. […] L’avvento di questo Governo forte e illuminato è il traguardo a cui miriamo. Un traguardo semplice ma definitivo […]. Toccato il quale nel Paese tornerà la calma, com’era in quel lontano 1930».
Potremmo andare avanti con le citazioni, ma basta così. Proprio perché non siamo nostalgici della guerra civile non vogliamo che una rotatoria di Pisa sia intitolata a un personaggio come Niccolai, che nella sua vita si è distinto per la violenta propaganda e l’incitamento alla costruzione di una nuova dittatura fascista.
Associazione amici della Biblioteca F. Serantini
Circolo culturale Biblioteca F. Serantini
Coalizione Diritti in Comune: Una Città in Comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile
PS. Per gli amanti dell’erudizione storica, le citazioni sono tratte dai seguenti numeri de «Il Machiavelli»: a. 1. n. 1, 15 luglio 1954; a. 1. n. 2, 31 luglio 1954; a. 3. n. 5, 20 maggio 1956.