Per contrastare l’emergenza sociale servono politiche pubbliche, universali ed eque: il Comune istituisca subito un fondo straordinario di solidarietà

“Sono state 1.222 le persone seguite dai servizi della Caritas diocesana di Pisa nelle due settimane comprese fra il 10 e il 26 marzo, il periodo successivo al decreto “Resto a Casa” e l’11,1% di esse, pari a 136 persone, sono cosiddetti “nuovi poveri””. Queste sono le prime righe del preoccupato ed accorato appello della Caritas Diocesana di Pisa, l’unica realtà oggi in città, vista la carenza delle attività di monitoraggio da parte delle istituzioni, in grado di abbozzare un primo profilo sociale delle drammatiche ricadute economiche e sociali determinate dal dilagare del Covid-19.

Anche solo leggendo questi pochi dati emerge che, come è pervasiva l’epidemia così è anche esponenzialmente contagioso il peggioramento delle condizioni materiali di milioni di persone, e in primo luogo di quella parte delle cittadine e cittadini che vivono di economia informale.

Così come è necessario approntare misure efficaci e tempestive in sanità, altrettanto importante è intervenire urgentemente per contrastare il dilagare delle nuove povertà. Nel nostro paese dal 2006 al 2015 l’indice di povertà assoluta è passato dal 3 al 7,6 % ed è in costante aumento anche quella relativa, proprio a causa delle politiche di austerity e privatizzazione portate avanti da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni-

Nel contrasto alla povertà il soggetto centrale, titolare per legge e per mandato è il Comune. E il Comune deve cogliere questa occasione per cambiare completamente l’impostazione fino ad oggi propagandistica della gestione della assistenza sociale: mettendo in campo interventi strutturali sul reddito e per il potenziamento dei servizi per tutti e tutte. Si lascino, infine, perdere le litanie ideologiche che discriminano tra italiani e stranieri.

La sperimentazione della distribuzione in buoni spesa del 25.000 euro (poi aumentati di 4.000 mila euro) erogati dal Comune attraverso la Società della Salute è stata pesantemente e gravemente deficitaria: è stato diffuso un recapito telefonico sbagliato, è stato previsto un accesso ai servizi di sole due mattine a settimana e per di più la spendibilità dei buoni è stata riservata a solo due esercizi della grande distribuzione.

Con l’arrivo del fondo straordinario del Governo, il Sindaco Conti ha promesso sulla stampa di fare meglio, e sembra aver estromesso la Società della Salute dall’organizzazione del servizio. Questo la dice lunga dello stato dei servizi territoriali, che nella parte assistenziale sono completamente esternalizzati.

Come verranno gestiti i fondi per il bonus spesa pari a 471.000 euro che arriveranno al Comune di Pisa? Come saranno assegnati se il Comune non ha ad oggi alcuna contezza della rilevazione del bisogno e delle condizioni di vita della popolazione, visto che gli unici dati sulla povertà sono sempre stati quelli della Caritas?

E ancora: Quali saranno i criteri di valutazione e selezione di chi ne ha diritto? Quali operatori se ne occuperanno (se non i servizi sociali, gli unici con il mandato e le competenze per valutare i bisogni)?Come sarà organizzato l’accesso al servizio, come verranno evitate le umilianti file da questuanti a cui abbiamo assistito in questi giorni? Come si intercetteranno le povertà nuove, i bisogni sommersi, prima che i fenomeni di depauperamento siano irreversibili e gravi?

Noi chiediamo che venga messo in atto un intervento straordinario di protezione, che sia pubblico, universale, equo. Si definisca con urgenza un Piano Straordinario di Intervento sulle Povertà, dove si prevedano misure di sistema che intervengano in maniera mirata sulle povertà “conclamate” e su quelle in incubazione.

E’ necessario inoltre coordinare gli sforzi, la generosità e le energie della solidarietà cittadina. Il Comune deve svolgere questa funzione di coordinamento delle risorse e degli interventi di solidarietà e, riprendendo la funzione di punto di riferimento per la cittadinanza attiva e delle forze sociali deve istituire una unità di crisi che dichiari guerra alla povertà con le serie intenzioni di vincerla. Per questo rilanciamo la proposta di costituire un fondo straordinario di solidarietà comunale che venga urgentemente finanziato a livello centrale con risorse più consistenti di quelle, assolutamente insufficienti, stanziate attualmente dal Governo e anche a livello locale. Garantire reddito e servizi a tutte e tutti è un dovere: non c’è tempo da perdere.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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