Le riforme dell’Università che si sono susseguite negli ultimi anni stanno togliendo linfa vitale al ruolo centrale che la ricerca di base e la formazione universitaria hanno nel processo di sviluppo sociale ed economico. Ci siamo sempre opposti con forza a questa degenerazione, a scelte politiche punitive e senza futuro, che hanno reso sempre più difficile la libertà di ricerca, il lavoro a tutti i livelli all’interno di questa istituzione. In più la diffusione di forme di precariato insostenibili ha rovinato una generazione che ha lottato con forza per veder riconosciuto un futuro ai propri sogni e alle proprie speranze.
In questo quadro crediamo che la difesa dell’Università pubblica passi anche dal suo rapporto con il territorio e la diffusione della cultura.
La cultura è un bene comune che non può restare nelle stanze dei centri di ricerca e delle università, ma deve invece costituire un’occasione di crescita per tutta la città. Questo è particolarmente vero per una città come Pisa, prestigiosa e antica sede universitaria, che, con le sue tre università e con l’area di ricerca del CNR, è un importante polo di attrazione per studenti, ricercatori e docenti provenienti da tutta l’Italia.
Questa realtà è stata purtroppo poco valorizzata nel passato. Sia per colpa delle strutture universitarie che dell’amministrazione locale si è lasciato un vuoto culturale che tutte le persone che hanno vissuto in questa città negli ultimi vent’anni hanno ben presente. Lo specchio di questo vuoto è un centro quasi disabitato dai pisani, dove i negozi al dettaglio chiudono, dove le iniziative culturali sono state sostituite dai bar e dai pub. Una vita serale e notturna che non corrisponde alle possibilità della città e offre poche alternative agli studenti.
Pensiamo sia necessario partire dall’idea che produrre cultura sia produrre lavoro, ed sia anche contribuire a fare crescere una cittadinanza attiva, partecipe e critica. E questo è particolarmente rilevante in considerazione dei tanti giovani che vengono a studiare a Pisa, dove passano alcuni degli anni più importanti e certamente più formativi della loro vita.
Innanzitutto, un proficuo rapporto di collaborazione fra amministrazione locale e università, può avere ricadute rilevanti sullo sviluppo di ricerche che rispondano ai bisogni del territorio, può favorire l’individuazione di nuovi modelli di produzione e di gestione del territorio e delle risorse, e, attraverso il trasferimento tecnologico, può essere il volano di un rilancio economico della città.
Tale rapporto poi, attraverso la promozione di processi culturali e formativi che abbiano l’obiettivo di una maggiore diffusione della conoscenza e siano orientati a stimolare lo sviluppo della capacità critica individuale, della capacità di mettersi in discussione e di confrontarsi con gli altri, può contribuire alla costruzione di nuovi modelli di socialità e di cooperazione, basati su una cultura dell’accoglienza che veda nella pluralità delle componenti sociali un patrimonio da valorizzare. Da questo punto di vista importante è il contributo che gli studenti universitari già danno allo sviluppo e alla vita del ricco tessuto di associazioni di volontariato che caratterizza la nostra città, contributo che può essere accresciuto e valorizzato anche nella sua valenza formativa. Non va infine dimenticato il ruolo che l’interazione città-università potrebbe avere nello sviluppo di quel particolare turismo culturale e scientifico che tanta parte ha nella vita di molte città universitarie europee.
Un rapporto più ricco e articolato fra amministrazione e università richiede un ripensamento in senso partecipato del ruolo della Conferenza Università Territorio (CUT), dandole competenze di indirizzo strategico per ciò che riguarda le politiche culturali a Pisa che metta insieme bisogni e risorse presenti sul territorio. Una prima occasione di rinnovato rapporto tra enti locali e Università è offerta dall’urgenza di riaprire la Sapienza e di tornare a rendere fruibile il patrimonio della Biblioteca universitaria che essa ospita. Si potrebbe pensare a un intervento del Comune per il restauro di un edificio storico di grande valore non solo per l’Università, ma per tutta la città, a partire da un progetto innovativo che riqualifichi l’edificio, aprendolo alla città.
Accanto a una Biblioteca Universitaria, rinnovata, con spazi più ampi e accessibili, si potrebbero avere: (a) ampi spazi di studio e lettura aperti a tutti, ogni giorno, con orari, almeno nei giorni feriali, fino a tarda sera; (b) una mediateca con possibilità di prestito, e attrezzature per laboratori; (c) spazi per attività culturali anche serali; (d) spazi per attività didattiche, sia nell’ottica di una formazione continua che in quella di una maggiore diffusione della cultura; (e) spazi gestiti in autonomia dagli studenti per le loro attività.
Anna Maria Rossi
Giorgio Gallo
Simone D’Alessandro