Come spesso accade nel periodo estivo, dietro al silenzio si celano ferventi attività volte a cambiare le cose approfittando della distrazione della popolazione.
Un esempio è il nuovo Piano Integrato del Parco (PIP), lo strumento che determinerà il futuro del preziosissimo territorio del Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli: dopo settimane infuocate a colpi di articoli sui giornali in merito ai futuri confini del Parco, di cui si è addirittura paventata una riduzione (sarebbe un caso unico al mondo!), alla gestione della fauna selvatica e dell’apertura alla caccia, da qualche tempo non si sente più nulla. Questo silenzio non ci tranquillizza perché nelle sue ultime dichiarazioni il Presidente del Parco Bani aveva aperto alla possibilità di riconsegnare vaste aree alla pianificazione comunale (su tutte la Tenuta di Coltano), sottraendole di fatto alle tutele del parco.
Sappiamo anche che la proposta di parco deve essere avallata dal Consiglio Direttivo con tanto di parere della Comunità di Parco prima di essere mandata in Regione prima che inizi l’iter del Consiglio Regionale: ma di tutto questo non si parla. A che punto siamo? È stato espresso un parere? Il Consiglio Direttivo ha votato? Qual è la posizione del sindaco di Pisa e degli altri sindaci? Perché anche loro tacciono e non aprono una discussione nei rispettivi consigli comunali?
Serve trasparenza e chiarezza e un confronto che fino ad oggi è stato completamente assente anche all’interno dei luoghi istituzionali. Per questo nelle scorse abbiamo chiesto l’audizione urgente del Presidente Bani in Prima Commissione Consiliare Permanente, la commissione che si occupa sull’uso e l’assetto del territorio. Ma non basta, vogliamo sapere cosa succede e come procede il PIP, e soprattutto i suoi contenuti. E per questo negli scorsi giorni abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti all’Ente Parco per poter avere tale piano e tutti i documenti connessi.
Riteniamo infatti che sia un dovere dell’Ente Parco quello di informare tutta la comunità su quale sia il suo orientamento dopo le diatribe dei mesi scorsi. La domanda è se si sia scelto di continuare a perseguire lo scopo statutario di tutela del territorio, in ossequio a tutte le normative europee di tutela degli habitat, della promozione di un nuovo modo di integrazione tra attività antropiche e ambiente naturale, di estensione delle superfici protette, o se invece si è sciaguratamente ceduto a piccoli interessi di bottega, alle visioni miopi di difesa dell’esistente incapaci di guardare al futuro e al bene comune?
La comunità territoriale esige delle risposte e vuole partecipare alla discussione, non è pensabile cercare di evitare il dibattito mantenendo tutto nelle segrete stanze.